Torna alla pagina precedente...
dT n. 53/2025 del 16.08.2025
Cornice stile Ritorno al futuro
   
AUG 16 2025
   

Immagine di apertura

Nativi IntelliArtificiali

Il neologismo, lo ammetto, non è un granché. Ma i bimbi e le bimbe, oggi di due o tre anni, avranno un futuro ben diverso dal nostro.

Per dirla come sempre, viviamo in un'epoca di trasformazioni senza precedenti: quante volte abbiamo pronunciato, sentito o anche solo pensato questa frase?

Immagine_inline I due-treenni di oggi, possiamo darlo per acquisito, cresceranno e vivranno accompagnati dall'intelligenza artificiale generativa, che segnerà loro la vita. Parliamo dei nativi AI, o nativi intelliartificiali come azzardato nel titolo, una generazione sempre più plasmata dalle tecnologie, che incideranno significativamente nella loro crescita, sin dall’infanzia.

Quest'ultimi, a differenza dei nativi digitali che hanno imparato a navigare nel web e spesso a scrivere codice sul loro primo computer, impareranno altrettanto spontaneamente a interagire con sistemi complessi, considerando come naturale la possibilità di co-creare utilizzando entità non umane.

Tra una decina d'anni o poco più, i ragazzi che saranno, avranno davanti a loro un mondo in cui la capacità di interagire efficacemente con le intelligenze artificiali sarà considerata una competenza di base, al pari del saper leggere e scrivere. Impareranno, da soli o guidati, a porre alle AI le domande giuste? A risolvere problemi in modo collaborativo, ma anche a distinguere tra ciò che è generato da una macchina e ciò che è di natura esclusivamente umana?

Speriamo…

Viceversa, gli adolescenti di oggi - evito volutamente le troppo vaghe definizioni generazione qualcosa - sono cresciuti a pane e smartphone, quelli delle due generazioni precedenti hanno mosso i loro primi passi accanto all’elettronica - prima analogica, poi digitale.

I nativi analogici

Nati - come il sottoscritto - in un'epoca di grandi cambiamenti sociali e tecnologici, non hanno conosciuto da piccoli il mondo dei computer personali. La loro vita era basata su un approccio tangibile e un concetto di tempo spesso legato all'attesa, particolare in molti casi tutt'altro che negativo.

Immagine_inlineLa musica era un'esperienza fisica prima ancora che acustica. Per ascoltare un disco, bisognava maneggiarlo con cura, posizionare la puntina sul vinile e regolare il volume manualmente, ruotando una rassicurante manopola. Senza lamentarsi più di tanto per qualche (onnipresente) fruscio di troppo o per qualche saltello/loop a sorpresa, durante l'ascolto.

Per registrare la propria musica si usavano dispositivi a nastro magnetico, cassette o bobine, anche qui agendo su tasti meccanici per avviare la registrazione, la riproduzione o il riavvolgimento.

L'intrattenimento tecnologico che trovavano nelle sale giochi - spesso nel retro dei bar - era rappresentato dagli indimenticabili flipper e altri giochi elettromeccanici, dove ogni azione aveva una risposta fisica e sonora immediata. Spesso generata meccanicamente dal movimento di martelletti.

Per non parlare della fotografia, anche questa tutt’altro che digitale, un'arte e per molti una passione (presente!) che richiedeva molta pazienza, cosa incomprensibile ai più dei giorni d’oggi. Immagine_inlineDopo aver scattato le foto con una macchina fotografica analogica, in grado di riprendere un numero limitato di scatti su un rullino a pellicola, per vedere il risultato bisognava portarlo in un negozio per lo sviluppo e la stampa, attendendo giorni interi. Magari a qualche migliaio di chilometri dal luogo degli scatti, di ritorno da un viaggio indimenticabile oltreoceano.

I più appassionati, e per certi versi fortunati, allestivano un piccolo laboratorio nella propria cameretta, per sviluppare e stampare le proprie foto in completa autonomia, nella stragrande maggioranza dei casi solo in bianco e nero, manipolando la chimica e la luce per ottenere il risultato desiderato nel giro di qualche decina di minuti, anziché giorni.

I nativi digitali

Nati negli anni ’80 - e ben attivi nel successivo decennio - hanno vissuto appieno il diffondersi dei personal computer e di internet, segnando una cesura netta rispetto alla generazione precedente, dei nativi analogici. Immagine_inlineIl mondo digitale, per loro, si è presto trasformato in un luogo di informazione e di interazione virtuale, accessibile a molti.

Questo grazie anche al diffondersi dei videogiochi, sebbene i primi fossero piuttosto rudimentali, con grafiche a pochi pixel e suoni sintetici di dubbio effetto, se rapportati a quanto visto (e sentito) negli anni successivi. Nonostante questo, titoli iconici come Pac-Man o Super Mario Bros hanno tenuto gli utenti incollati allo schermo per ore, offrendo un'esperienza di gioco completamente nuova e immersiva… nonostante i limiti fisiologici dei dispositivi di quel periodo.

I più volenterosi non tralasciavano la programmazione e, più in generale, la creatività: molti computer dell'epoca, come il Commodore 64 o l'Amiga, erano piattaforme aperte. Immagine_inlineNon esistevano app store e per far fare qualcosa al computer bisognava istruirlo con i linguaggi di programmazione disponibili. Molti ragazzi curiosi si sono avvicinati al BASIC e ad altri linguaggi, scrivendo righe di codice per creare semplici giochi, animazioni o programmi, gettando le basi per una cultura del fai da te digitale.

La connessione telematica all'inizio non era costantemente o facilmente disponibile - spesso era tariffata a minuti... preziosi - ma avveniva attraverso un modem rumoroso che si collegava tramite le linee telefoniche analogiche disponibili all'epoca. Al più per accedere alle BBS (Bulletin Board System), per certi versi una sorta di antesignano dei social network. Era un modo per connettersi con altri appassionati, scambiare messaggi e file, e sentirsi parte di una comunità virtuale.

Detto questo...

Ogni generazione per alcuni versi - naturalmente non tutti! - è stata definita dal suo rapporto con la tecnologia. Se i nativi analogici hanno imparato la pazienza, e i nativi digitali la velocità, i nativi intelliartificiali impareranno probabilmente a coesistere e a creare insieme all'intelligenza artificiale. Nel loro futuro non si tratterà di sostituire l'uomo con la macchina, ma di unire le forze per esplorare nuove frontiere della creatività e della conoscenza.

E, in fondo, non è questa l'evoluzione che ci siamo sempre aspettati?

AdP

NB: nessun bimbo o ragazzo è stato maltrattato per le foto... (tutte AI :-)))


Invia per email
#Anni60#Anni70#Anni80#Anni90#digiTANTO#AI

Progetto a cura di  Andrea de Prisco - AdP

Per ulteriori informazioni,
utilizza il modulo Contattami

RSS

Privacy policy Informativa estesa RST