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dT n. 52/2025 del 05.08.2025
Cornice stile Ritorno al futuro
   
SEP 10 1983
   

Immagine di apertura

MC n. 22, del settembre 1983

Eravamo felici con poco, riguardo la potenza di calcolo, non sempre si poteva dire altrettanto per i prezzi di alcuni computer e accessori.

Immagine_modalPartiamo dall'editoriale pubblicato su MC n. 22, dove si affronta il tema dei sistemi operativi dell'epoca e in particolare della guerra in atto per la conquista del mercato. Erano quelli i tempi in cui l'MS-DOS cominciava solo a emettere i primi vagiti - si chiamava ancora PC-DOS - mentre nei computer di un certo livello era assai diffuso il CP/M della Digital Research che da lì a poco sarebbe diventato - addirittura! - multitasking, con la sua imminente versione parallela.

«Il "Concurrent" CP/M - scriveva Paolo Nuti a quei tempi - rappresenta una rivoluzione nel settore dei personal che per la prima volta potranno ospitare più programmi contemporaneamente fino ad un massimo di quattro. Qualcosa del genere si è già visto con il LISA o con programmi come l'1-2-3 (un misto di foglio elettronico, grafica e ricerca informazioni), ma grande è la differenza tra un package o una macchina multi-applicazione (definite una volta per tutte in sede di progetto) e la possibilità di caricare contemporaneamente 4 programmi applicativi a scelta (dell'utente), di farli girare simultaneamente, di passare dati da uno all'altro mentre girano. richiamare istantaneamente sul monitor questo o quello senza dover ricaricare da disco etc.».

Arriva il... Topo!!!

La sezione News di MC n. 22 si apre con l'annuncio dell'imminente distribuzione in Italia di una famiglia di "personal robot" che - copio & incollo - «sembrano destinati a suscitare un notevole interesse».

Immagine_inlineLa famiglia di Androbot, termine nato dalla banale fusione di androide e robot, era formata da quattro simpatici individui: Topo, Bob, Fred e AndroMan.

Il primo, Topo, l'ho conosciuto di persona nei sotterranei di MCmicrocomputer, quando la redazione era sottoscalata in quel di Via Valsolda, naturalmente a Roma.

Era di fatto una periferica per l'Apple II, al quale si collegava tramite un'interfaccia a raggi infrarossi (il wireless di oggi ancora non c'era!) e da questo poteva essere comandato manualmente tramite joystick o pilotato da un apposito programma che provvedeva a impartire istruzioni e a prendere decisioni, che non sempre realizzavano i desiderata dell'utente. In compenso faceva spesso sorridere o per meglio dire ridere!

«La sua andatura è dondolante - come si leggeva su MC e come si vede qui - perché in questo modo, secondo gli studiosi che hanno contribuito al progetto, è più simpatico ai bambini e non li spaventa, perché si muove in modo più vicino a quello di un uomo che a quello di una macchina. La velocità è di circa 70 cm/sec, più o meno quella di un passo normale, non particolarmente spedito né lento. È munito di sensori ultrasonici per evitare gli ostacoli e non cadere nel caso in cui... gli manchi la terra sotto i piedi (scale ecc.), e di sensori infrarossi per poter individuare la posizione delle persone riferendosi al calore del corpo umano. Può essere provvisto di un sintetizzatore vocale che consente di variare il timbro, il volume e la velocità della voce. È munito di un rudimentale braccio, con una specie di paletta al posto della mano, tramite il quale può trasportare degli oggetti: ad esempio prelevandoli dall' Androfreeze, un frigorifero attrezzato per essere utilizzato dall'Androbot. C'è poi un Androwagon, una specie di rimorchio che può contenere oggetti vari per un peso fino a circa 10 chili. A proposito, Topo è alto circa 90 centimetri, occhio e croce come un bambino di quattro-cinque anni. Per la programmazione di Topo viene rilasciato il dischetto TopoForth, ovviamente da inserire nell'Appie II. Topo dovrebbe, abbiamo detto, arrivare in ottobre-novembre; le... dolenti note sembrano non essere particolarmente dolenti: il prezzo è stato stabilito in 1.900.000 lire».

(contenti loro!)

Immagine_inlineToshiba T-100, il quasi portatile

Non la sto inventando io questa definizione, riporta così MC: «Il Toshiba T-100 è il cuore di un sistema che, a seconda delle periferiche cui lo si collega, spazia dal "quasi portatile" all'office automation ed al gestionale su scala ridotta. Si tratta di una unità centrale dalle dimensioni piuttosto compatte, circa 40x30 centimetri di base, alta al massimo una decina di centimetri, comprendente tastiera, tasti di funzione e tastierino numerico».

Immagine_inlineDi solito erano di questo tipo gli home computer, che certo questo non era trattandosi di una macchina progettata per l'uso professionale. Il computer vero e proprio era tutto dentro la tastiera, tant'è che sul retro erano disponibili le numerose interfacce per il mondo esterno, anche questa terminologia dell'epoca.

Parliamo in genere di una porta parallela per la stampante, una porta seriale per modem e poco altro, un'uscita monitor, al più un'interfaccia per il registratore a cassette e una porta External Bus per il collegamento di altre periferiche esterne & quasi sempre proprietarie.

Immagine_inlineNel caso del T-100 si trattava dell'unità a doppio floppy disk drive e sebbene non c'era traccia per questa macchina di disco rigido (all'epoca ancora rari) il gioiello tecnologico in questione poteva contare su una cartuccia opzionale RAM-DISK (da appena 32 KB, ma erano altri tempi!) che lo proiettava di diritto nell'olimpo dei computer, all'epoca, futuribili.

Nell'articolo si cita anche un opzionale display LCD (per una configurazione trasportabile del sistema) ma non ho trovato alcuna foto sul Web che ne testimoni l'effettiva commercializzazione, posso immaginare la ragione. Infatti era da urlo, ma nel senso negativo del termine, il listino. Si parla di un milione e quattro (+IVA) per l'unità centrale, ma strappano lacrime di dolore il prezzo del monitor a colori, dell'unità FDD, delle stampanti e dei sistemi operativi. Basic o CP/M con il solo imbarazzo della scelta, e del portafoglio.

(che tempi!!!)

Immagine_inlineCasio PB-100 (è stata mia!!!)

Commovente (copio & incollo): «L'oggetto più comune che per primo ci è venuto in mente per dare l'idea delle dimensioni della PB-100, è stata una tavoletta di cioccolato; fra l'altro anche il peso non si discosta molto da quello del dolce prodotto».

Quello delle calcolatrici programmabili (di cui la Casio in questione, se non ricordo male, è stata una delle ultime espressioni) era un mondo antecedente a quello dei personal computer, nati più o meno nello stesso periodo, ma esplosi come vendite e diffusione solo alcuni anni più tardi.

A metà degli anni '70, chi voleva programmare qualcosa e non era uno specialista in camice bianco di un centro di calcolo, molto probabilmente se la faceva con una calcolatrice programmabile. Le prime - soprattutto Texas Instruments (ho avuto una TI-58 e una TI-57) e Hewlett-Packard (le ho solo sognate...) - si programmavano con sequenze di comandi specifici, una sorta di linguaggio macchina o poco più.

Immagine_inlineSolo nei primi anni 80 - con la Sharp PC-1211, anche questa posseduta - sono arrivate le prime calcolatrici programmabili in BASIC, cosa che le avvicinava e di parecchio al magico mondo dei personal computer... ancora irraggiungibile per molti.

«La PB-100 - scriveva Fabio Marzocca - rappresenta un sistema pocket veramente portatile e a basso costo che, grazie alle interessanti prestazioni, può essere impiegato in una gamma molto vasta di applicazioni. Entra facilmente in tasca e può essere portato ovunque, con 360 ore di funzionamento ininterrotto garantite; ha un Basic completo, una capacità di memoria più che adeguata, maiuscole, minuscole e simboli grafici, ed infine dispone di tutte le più comuni funzioni matematiche: e tutto ciò non è poco, considerando che la PB-100 viene venduta oggi praticamente al prezzo di una buona calcolatrice scientifica di pochi anni fa».

BASAL 2.1

Concludiamo con questo pseudo linguaggio di programmazione, come rivela il nome a metà strada tra il BASIC e il Pascal. Da quest'ultimo ereditava, q.b., gli aspetti principali della programmazione strutturata, quindi blocchi begin-end, liberando l'utente dall'utilizzo di numeri di linea e le altre caratteristiche/limitazioni tipiche del BASIC. Il listato fornito (scritto ovviamente in quest'ultimo linguaggio) traduceva i programmi BASAL nel BASIC del Vic-20 (già, parliamo di quello!) dove venivano eseguiti come se nulla fosse. Immagine_inlineE fin qui è il passato.

Per curiosità o poco più, di recente ho chiesto a NotebookLM (dopo avergli passato il PDF della RaccoltinaMC dedicata alle macchine Commodore a 8 bit, quindi Vic-20, C64 e C128) se sapesse cosa fosse il BASAL, ricevendo una risposta soddisfacente. Mi ha fornito anche un esempio di programmazione in questo linguaggio (nel caso fosse poco chiaro, inventato totalmente da me a suo tempo) per il calcolo del fattoriale. Assomigliava a quello riportato nell'articolo, ma non era uguale-uguale. Al che mi sono insospettito e per metterlo alla prova (avrei scommesso qualsiasi cifra di riuscire metterlo in difficoltà) gli ho chiesto se fosse in grado di scrivere in BASAL il codice per il calcolo della sequenza di Fibonacci, la prima cosa che mi è venuta in mente.

L'ha fatto! Sono corso a cercare nel testo se avessi riportato anche io questo esempio e non c'era traccia di Fibonacci!

Ormai incredulo (e tremante…) gli ho chiesto se fosse in grado di tradurre in Basic il suo codice, come l'avrebbe fatto il precompilatore descritto nell'articolo e... ha fatto anche questo!!!

AdP

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Progetto a cura di  Andrea de Prisco - AdP

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