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Digitando, digitando... n. 56/2023 del 10.05.2023

Apertura

Aquarius, madò che schifezz!!!

Lo so, non è bello-bello dire queste cose, ma se già mi stava poco simpatico all’epoca,
dopo 40 anni e più non ho cambiato idea. Bah!!!.

di Andrea de Prisco

L’ho ignorato talmente tanto all’epoca (col mio amatissimo Vic-20 potevo finanche guardarlo dall’alto in basso) che non mi accorsi nemmeno di quanto velocemente sparì dal mercato. Sempre ammesso che ci sia concretamente arrivato, in particolare qui da noi: ho scoperto da poco che perfino in USA, patria della Mattel che lo aveva proposto, durò pochi mesi. Si parlò anche di un successivo Aquarius 2, ma credo che in molti mercati sia rimasto nello stato di non pervenuto. Aveva, o avrebbe avuto, una tastiera più decente e alcune espansioni già incluse: un po’ di memoria in più e il linguaggio Basic esteso che sopperiva alla mancanza di alcuni comandi.

Scavando in profondità e a fatica nei ricordi, forse l’unica cosa che potesse interessarmi (marginalmente) all’epoca era il produttore in questione. A me noto, diversi anni prima, per i suoi giocattoli… alcuni anche interessanti per un dopobambino-preadolescente interessato, come tutti, alle novità tecnologiche. Ricordo ancora - evidentemente è una ferita aperta - la Miura radiocomandata della Mattel che NON ricevetti 😢 a Natale, dovendomi accontentare della versione filocomandata dal costo più accessibile: per giocarci - per fortuna andava piano - dovevi camminargli dietro!

Son traumi, non scherziamo… 😁

Di fatto l’Aquarius era proprio un giocattolo, pure venuto male. Non tanto per le (segrete) caratteristiche interne, come vedremo per certi versi paragonabili a quelle della concorrenza, quanto per alcune scelte non proprio azzeccate. Per usare ad esempio i gamepad bisognava passare per il modulo mini expander che si agganciava nell’alloggiamento dalla cartuccia, diventando una scomoda protuberanza posteriore. La tastiera, poi, non brillava per ergonomia: tasti scomodi (plasticosi e duri) e dal layout solo vagamente standard. La barra spaziatrice, per dirne una, non era che uno dei tanti tasti, in posizione relegata in basso a sinistra. Viceversa poco più in alto, ben visibile in bianco, era a portata di dita un tasto di reset, il che faceva presagire un suo utilizzo tutt’altro che eccezionale.

Seppur dotato di un Basic di provenienza standard (Microsoft) sembrava, come sistema, nemico dei programmatori. Erano scarsissime le informazioni disponibili sulla mappa di memoria, sui registri di I/O, sull’hardware, sulle routine e sulle variabili di sistema, capitoli in cui diventa particolarmente complicato se non impossibile procedere alla cieca e/o per tentativi.

Quando fu recensito su MC n. 23 si disse: «… sui manuali, manualetti e pubblicità dell'Aquarius da noi esaminati non compare mai la quantità di ROM di cui è fornita la macchina. Si tratta di un dato richiestissimo da chi vuol farsi una prima idea delle dimensioni del computer per poterlo confrontare con altri in questa sua caratteristica. Su tutto il resto dell'argomento stagna la nebbia più densa. Non una mappa di memoria, non una descrizione del sistema operativo (“ma allora, non c'è?" si chiederà qualcuno), non una descrizione delle variabili di sistema e nemmeno un discorso chiaro sulla qualità di RAM gestibile dal microprocessore, ah! a proposito, quale? Su tutto ciò veglia un alone di mistero di cui sinceramente non capiamo il motivo».

Col senno di poi, gentilmente offerto da Zia Wiki, sappiamo che il processore era il consueto Zilog Z80A clockato a 3,5 MHz; la memoria consisteva in 4 KB di RAM (espandibile a 36 KB) e 8 KB di ROM; visualizzava testo in 40 colonne per 24 righe, più una non troppo chiara venticinquesima riga "zero" in alto. La grafica raggiungeva (a fatica) 80x72 pixel, non direttamente indirizzabili ma combinando tra loro caratteri speciali in 16 colori: che fatica!

Come memoria di massa era proposto un registratore a cassette ed esisteva una stampantina “sua”, in entrambi i casi collegati tramite interfacce proprietarie. La seconda, tanto per sottolineare le stranezze, come connettore di collegamento utilizzava un “normale” (non per le stampanti) minijack audio stereo. Quelli delle cuffie, per intendersi.

“Per me… l’Aquarius… è una cagata pazzesca!!!” (semi-cit. & 92 minuti di applausi) 🤣

 

 


 

Le porte disponibili sul retro. Con la stampante (vedi testo) si "parlavano" (?) tramite un minijack stereo, identico a quello per le cuffie audio!

 


 

Mini expander e gamepad d'ordinanza!

 


 

Costruttivamente, lato elettronica, non sembrava male. Parliamo però d'apparenza!

 


 

Per la serie "chi l'ha visto?" ecco a voi l'Aquarius II che bissò il mancato successo del modello originario.

 



 

:-)

 


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