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Digitando, digitando... n. 55/2023 del 08.05.2023

Apertura

HP 75C, «sistema di calcolo»

Quando arrivò sul mercato venne definito su MC come ‘‘l’ultimo rampollo di un illustre casato di calcolatori e calcolatrici per ogni applicazione’’.

di Andrea de Prisco

Concordo appieno. Completo dei suoi accessori costava alcuni milioncini - da solo già ne “impegnava” un paio! - ma, diciamolo, si è sempre detto che i prezzi Hewlett Packard non fossero esattamente popolari. Tant’è che si ipotizzava scherzosamente (?) che HP stesse in realtà per High Price! 😁

Come prodotto era anche un po’ complicato da posizionare in quanto non poteva essere banalmente liquidato come un’evoluta calcolatrice programmabile. Anche l’accostamento ad alcuni pocket BASIC diffusi a quei tempi, come gli altrettanto indimenticabili Sharp o Casio, poteva risultare un po’ azzardato. Viceversa, come anticipato aveva dei personal computer il prezzo di vendita, ma anche l’espandibilità e la modularità, arrivando all’output su monitor o TV esterno… con un adattatore opzionale anche questo costosetto.

Più in dettaglio: l’unità base era venduta, parliamo chiaramente di lire, a 1.816.000; l’espansione RAM da “ben” 8 KB ne costava 356.000; l’interfaccia TV/monitor 451.000; l’adattatore HP-IL/GPIO (in pratica una porta parallela) 592.000; la stampantina termica e l’unità a microcassette 903.000 l’uno…  ovviamente tutti prezzi IVA esclusa, che a quei tempi se non ricordo male era del 18-19%. Uhm!

Continuando a sbirciare su MC n. 16 del febbraio 1983: «Sul concetto di "sistema di calcolo" alimentato a batterie, e quindi realmente portatile, insiste in particolar modo la Hewlett Packard, che proprio sui "sistemi" ha acquisito grandissima esperienza nel corso ultimi dieci anni. Il 75C viene difatti presentato non come una ulteriore calcolatrice pocket dotata di linguaggio BASIC, ma come la macchina che, con le necessarie periferiche, può aiutare a risolvere un vasto spettro di problemi: sia, come si dice in gergo, "sul campo" magari con un cliente, sia in ufficio, in laboratorio e, perché no, in casa».

A colpire maggiormente, dicevamo, erano le particolari capacità di espansione. Oltre a quattro alloggiamenti per moduli RAM/ROM funzionalmente simili a quelli già visti per la 41C (sempre sia lodata!) era di serie l’interfaccia HP-IL per il collegamento ad anello di periferiche esterne, alcune di queste ereditate dalla nobile progenitrice. Con la quale, però, non aveva molto altro da spartire.

L’HP 75, tralasciando gli accessori da parte (o, semplicemente, a casa) poteva essere utilizzata appieno anche da sola. Il display, monoriga, era alfanumerico - cosa ormai più che scontata nel 1982 - e visualizzava 32 caratteri dei 96 disponibili: al solito era una finestrella mobile su un’area di input/output tre volte più ampia. Incorporava anche di un’unità di memorizzazione a schede magnetiche che, diversamente da quelle viste finora (inclusa quella opzionale per la 41C) non era motorizzata: le schede andavano letteralmente “strisciate” a mano. Con movimento né troppo veloce, né troppo lento… in caso contrario eravamo avvisati con un messaggio sul display di ripetere l’operazione più o meno speditamente. Cosa che in realtà non succedeva così tanto spesso: l’accrocco manuale di salvataggio, nonostante i dubbi che potesse instillare inizialmente, funzionava di solito al primo colpo senza mai far perdere troppo tempo (o sudar freddo) l’utente. Del resto, da HP, non ci si poteva aspettare di meno.

Come già detto includeva un interprete BASIC, ovvero non era la “solita” RPN. Era caratterizzato da una precisione di calcolo degna dell’HP 85 - di cui questo mostriciattolo si poteva considerare un discendente - con 12 cifre significative ed esponente da E-499 a E499. Non trovavamo un sistema operativo a sé stante, anche questo normale per la tipologia di prodotto, nel senso che il nutrito set di comandi operativi disponibili erano “mischiati” con gli statements dell’interprete. Tradotto: gestiti dallo stesso, come succedeva con quasi tutti i personal e gli home di quel periodo.

Bella macchina!

 

 


 

L'interfaccia HP-IL (Interface Loop) era integrata. Tramite questa era possibile collegare ad anello fino a 31 dispositivi.

 


 

La 75C collegata tramite HP-IL all'unità a microcassette e alla stampantina termica. Entrambe nate per l'HP 41C.

 


 

L'HP 75C integrava anche un'unità a schede magnetiche che, diversamente da quelle viste finora, motorizzate, andava usata "strisciando" a mano i supporti magnetici.

 



 

:-)

 


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