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Digitando, digitando... n. 22/2023 del 20.02.2023

Apertura

IBM ThinkPad 701C: Messèr Butterfly

Se voleva, Big Blue, stupire con effetti speciali, con questo notebook ‘magico’ ci riuscì appieno.
In un battito d’ali!

di Andrea de Prisco

Butterfly, farfalla, era il nome in codice di questa meraviglia durante il suo sviluppo: una denominazione così azzeccata che rimase come soprannome, anche a commercializzazione avvenuta. Ed è infatti così che molti di noi lo ricordano/identificano.

A guardarlo chiuso, ora come allora, poteva passare per un quasi-inutile subnotebook. Venivano etichettati con questo nomignolo poco elegante i portatili sottosviluppati, riferito evidentemente alle dimensioni esterne (e/o alle caratteristiche tecniche). Belli, o quanto meno “simpatici”, ma difficilmente utilizzabili se non in caso di emergenza. E non tanto per il display minimale, per ragioni di ingombri, di cui potevano disporre (tenendo conto però che all’epoca anche un 10 pollici passava per schermo “grande”) quanto per il fatto che la tastiera altrettanto minuta diventava manovrabile il più delle volte a fatica. Anche perché allo schermo piccolo si poteva rimediare avvicinandolo maggiormente agli occhi, o inforcando ulteriori occhiali da vista, ma per le dita “normali” non c’era proprio soluzione.

Se invece capitava di vedere un ThinkPad 701C già aperto saltava subito all’occhio la tastiera debordante ai lati, con annessa domanda: ma da dove salta fuori???

Tutto ruota - termine non casuale - sul geniale meccanismo della tastiera, per così dire, “compattabile”. A computer aperto è di dimensioni assolutamente standard e di qualità IBM indiscutibile (nonché completa di tutti i tasti accessori previsti) mentre richiudendo il coperchio display si ridispone automaticamente riducendo in modo significativo l’occupazione di spazio.

Nessun attuatore servoassistito particolare, stile Transformers, ma un “puro e semplice” meccanismo basato su leve e ingranaggi, collegato all’apertura o chiusura del display, che muoveva le due sezioni della tastiera lungo una traiettoria diagonale a zig-zag tra i tasti. Vi rimando alle foto e alla gif animata per godervi - o rigodervi - lo spettacolo: non riesco a chiamarlo diversamente. Una soluzione talmente ingegnosa e apprezzata da meritare l'esposizione, tanto di cappello, al MOMA di New York e in altri musei di arte moderna sparsi nel mondo.

Le caratteristiche tecniche, peraltro, non erano da computer di emergenza. A dirla tutta anche il prezzo di vendita non scherzava, a seconda della versione da 7-8 ai 10-11 milioni di compiante lire, ma li valeva davvero tutti. A partire dal processore, l’Intel 486 DX2 o DX4 (quindi a 50 o 75 MHz di clock interno); la RAM disponibile, da 4 o 8 MB e poteva essere ulteriormente espansa di ulteriori 16 MB; l’hard disk interno, da 360 o 720 MB; l’ampio display a colori, da 10,4’’ che poteva essere a matrice passiva o attiva (ovviamente con ripercussioni sul costo finale, ma valeva la pena investire anche su questo). Non mancava, inoltre, un modem integrato e i consueti alloggiamenti per schede e interfacce in standard PCMCIA, un must all’epoca!

Per via, e concludo, delle ridotte dimensioni non c’era una meccanica Floppy Disk integrata (era esterna e fornita a corredo) così come erano assenti i connettori per le periferiche (monitor, seriale, parallela, mouse, tastiera) disponibili però su un minuscolo replicator, anche questo incluso nella dotazione base.

Dimenticavo: fu talmente oggetto di culto che per il suo 10° anniversario un’azienda giapponese propose un kit in scala 2:3 (circa il 65% dell’originale), l’Akimitsu "Mosquito". Si trattava ovviamente solo di un mockup in miniatura, ma con la sua tastierina altrettanto finta perfettamente retrattile come nell’originale!

 


 

La tastiera del Batterfly era separata in due parti che al momento dell'apertura del coperchio-display si ricomponevano in un pezzo unico.

 


 

Nell'animazione le parti della tastiera in movimento.

 


 

A corredo era fornito un port-replicator che disponeva anche di piedini per far assumere al portatilino un assetto maggiormente ergonomico.

 


 

Il Batterfly era così tanto oggetto di culto che per il suo decennale fu prodotto anche un mockup in scala 2:3 dotato anch'esso di tastiera retrattile.

 



 

:-)

 


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