Digitando, digitando... (clicca per tornare alla pagina precedente...)

Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni clicca qui


Digitando, digitando... n. 20/2023 del 15.02.2023

Apertura

Il computer… ‘ommamma’!

L’Amstrad PPC512 è stato probabilmente il computer (sedicente) portatile più strano tra quelli passati per le mie mani, a MC, sul finire degli anni 80.

di Andrea de Prisco

Erano quelli i tempi in cui i portatili iniziavano ad andare di moda. Le performance erano paragonabili a quelle dei computer fissi “medi”; l’ergonomia di utilizzo, seppur con qualche limitazione, cominciava a non creare troppi problemi all’utente (soprattutto di salute), e quindi se il maggior costo non rappresentava un problema… molti si orientavano sulla scelta di questi. Che soprattutto ci facevano sentire “fighi”.

Chi, invece, non poteva permetterseli? Beh o si “accontentava” di un computer fisso… oppure sceglieva l’Amstrad PPC512 in questione, che costava come minimo la metà (ma in molti casi un quinto se non un decimo) degli altri portatili disponibili a quei tempi. Il tutto, chiaramente, rinunciando a un po’ di cose, ma procediamo con ordine.

Aveva, per cominciare, una forma stranissima, mai vista prima. Ricordo che a suo tempo lo etichettai come “computer pieghevole”: praticamente era una tastiera estesa con sopra, incernierato, il computer vero e proprio che integrava un display a sua volta orientabile, ma solo in direzione dell’utente.

Complicata come descrizione? Beh, non saprei di fare di meglio.

Il display, poi, aveva una visibilità ben al di sotto al minimo sindacale, tant’è che l’utilizzo del monitor esterno era consigliabile, per usare un eufemismo. L’unico lato positivo dell’LCD - ovviamente monocromatico - era il rapporto standard base/altezza, il che equivaleva a dire che un cerchio veniva visualizzato effettivamente come tale e non come un’ellisse. Ebbene sì, a quei tempi “avevamo anche questi problemi”.

Caratteristiche e performance erano quelle tipiche della maggior parte dei PC fissi dell’epoca: sistema operativo MS-DOS; processore 8086; RAM da 512 a 640 KB; una o due meccaniche floppy disk 3,5’’; eventuale modem integrato (nonostante il ben poco che era possibile farci in quegli anni, pre-tutto); nessun hard disk incorporato né altre capacità di espansione interna. Ma stiamo parlando, ripetiamolo, di un sedicente-portatile venduto a partire da meno di un milione di lire, quindi storcere troppo il naso o era snobismo o si aveva semplicemente le idee poco chiare.

In quanto portatile (e non semplice trasportabile) godeva, si fa per dire, di alimentazione propria. Peccato che questa era fornita da 10 (diconsi ‘DIECI’) pile mezza-torcia, meglio se di marca & alcaline, NON ricaricabili - erano esplicitamente sconsigliate queste ultime per via della minore tensione - che quindi bisognava buttare e ricomprare ogni otto ore di funzionamento “autonomo”.

Tradotto: l’utilizzo come portatile vero e proprio era da considerarsi un evento “ogni tanto”, altrimenti nel giro di pochi mesi ci bruciavamo il risparmio rispetto a un laptop “normale”, dotato di batterie ricaricabili.

Che tempi! 🙀

 


 

Vista laterale dello strano Amstrad PPC512 con due meccaniche floppy disk 3,5'' e il display LCD ancora in posizione 'chiusa'.

 


 

Saltuariamente, più che altro per ragioni di costi, poteva essere utilizzato a pile-pile: nella fattispecie BEN dieci mezze torce, meglio se alcaline e di marca!

 


 

La visibilità del display era "discutibile": qui una foto scattata dal fotografo professionista di MCmicrocomputer con illuminazione da studio.

 



 

:-)

 


Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it e su Facebook. Per ulteriori informazioni clicca qui