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Digitando, digitando... n. 13/2023 del 30.01.2023

Apertura

Un computer “a fette” (belle spesse!)

di Andrea de Prisco

Chi mi segue in questa pagina - ma soprattutto chi CI seguiva su MC - sa bene quanti oggetti “strani” abbiamo visto, o intravisto, in quegli anni a cavallo tra gli ottanta e i novanta.

Uno di questi era il “simpatico” Sharp PC-7000, in arrivo dalla Terra del Sol Levante. Era l’ampia evoluzione, non proprio diretta, di un altro loro gioiellino (il “5000”) che sfoggiava sembianze più normali ed ebbe molto da dire riguardo al nascente - non si chiamava ancora così… - “mobile computing”.

Ci torneremo, forse!

Questo nuovo Sharp, come altri computer "trasportabili" di quel periodo (erano detti così quelli NON autoalimentati da batterie ricaricabili), sfoggiava un design particolare che, per nostra fortuna, è stato abbandonato negli anni a venire. E non credo dispiaccia a molti...

Una delle particolarità di questo "bestio" era la possibilità di agganciare, durante il trasporto, una innovativa stampante specifica, come visibile nella foto in apertura. Un computer “a fette”, in cui quella più inattesa era appunto la stampante… disponibile all'occorrenza. Il tutto, ovviamente, faceva lievitare ancora di più il peso del “barbicozzo complessivo” che, borsa imbottita inclusa, poteva raggiungere così i 14-15 kg.

Marò!!!

Tra le caratteristiche particolari della stampante, da segnalare il fatto che poteva sia utilizzare carta termica (come quella degli scontrini, per intenderci) ma anche carta normale e nastro “a trasferimento termico”, una tecnologia che fortunatamente (anche questa) abbiamo perso strada facendo.

Peraltro da chiuso, o per meglio dire ricomposto, non sembrava nemmeno un computer e poteva addirittura passare per un tostapane, una macchina per cucire, un proiettore, una vecchia radio a valvole, o un qualsiasi aggeggio tecnologico di ignota destinazione. L’unico dettaglio che un po' tradiva l’origine (per chi, all'epoca, poteva essere sensibile a ciò) erano i due drive per floppy disk, da 5.25’’, che si affacciavano su uno dei due lati, oltre alle porte di interfacciamento “tradizionali” presenti sul retro.

Internamente trovavamo un 8086 a 7,37 MHz, frenabile a 4,77 nel caso vi fossero problemi di compatibilità, 384 KB di RAM espandibili a 704, nessun hard disk incorporato (almeno nel primo modello) che però poteva trovare posto nel box di espansione esterno opzionale.

La tastiera si sganciava all'occorrenza (ma questa a differenza della stampante serviva… sempre) e bisognava collegarla a mano tramite un cavo che spuntava fuori da uno specifico alloggiamento. Naturalmente anche la stampante, una volta staccata, era da collegare via cavo… mica penserete (o fate finta di pensare) che all’epoca girassero già periferiche Bluetooth… o di altro “colore”.

Comunque, sganciata e collegata la tastiera, inserito il cavo di alimentazione (come dicevo, necessario in quanto non c’erano batterie di alimentazione lì dentro) e dato un colpetto sul pulsante di accensione, la seconda/terza (ho perso il conto…) sorpresa era il display. Era finalmente retroilluminato, cosa che ne aumentava significativamente la visibilità: udite udite, finanche in condizioni di illuminazione ambiente insufficienti. La risoluzione era di appena/ben 640x200 pixel, su una diagonale di 10,5’’, e poteva pure essere inclinato di 5 o 10 gradi, a piacere dell’utente.

Se non è alta tecnologia questa!

Per acquistare il kit completo (computer più stampante dedicata) erano sufficienti cinque milioncini delle vecchie lire.

Nemmeno tanti a ben guardare!

 


 

Lo Sharp PC-7000 aveva, tra gli accessori, una stampante "agganciabile" per il trasporto.

 


 

:-)

 


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