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Digitando, digitando... n. 11/2023 del 27.01.2023

Apertura

HP 9845: personal computer, scànsate!!!

Orientato alle applicazioni più impegnative in area scienza e ingegneria, può essere considerato la prima vera workstation al mondo

di Andrea de Prisco

L’anno è lo stesso, il 1977. Quello del Commodore Pet, dell’Apple 2 (anzi… ][ ) e del TRS-80. A ben scavare anche l’anno del primo Guerre Stellari e, volendo, della Febbre del sabato sera.

Mentre i primi tre erano dichiaratamente Personal Computer, l’HP 9845 era (senzadubbiamente!) un “Professional Computer”. A cominciare dal prezzo, dieci e più volte maggiore dei suoi tre più noti coetanei (al lancio 11.500 dollari, di allora, tutti stra-meritati!), e conseguentemente per il “pubblico” cui era destinato: laboratori, aziende tecnologiche, studi grafici, tecnici, ecc. Non certo angoli qualsiasi di casa, dove invece erano fortemente attesi i “sistemini” prima citati.

Tradotto: “Il sistema HP 9845 era un dispositivo hardware straordinario, costruito su una tecnologia all'avanguardia, in grado di combinare l'usabilità di una calcolatrice da tavolo con le prestazioni e la flessibilità di un minicomputer a 16 bit. Il 9845, altamente espandibile, è stato uno dei primi sistemi a utilizzare un display CRT con funzionalità grafiche. L'ammiraglio della serie, il 9845C, è stato in assoluto una delle prime workstation grafiche a colori. Una meraviglia della microelettronica, con 36 chip LSI NMOS, 19 chip MSI e 75 chip ROM NMOS”… tanto per cominciare!

Bastava guardarlo, allora come ora, per innamorarsene. La versione con suffisso C, prima citata e giunta sul mercato nel 1981, era quella a colori: la più desiderata/desiderabile. La risoluzione grafica era di ben/appena (dipende al solito dal punto di vista… temporale) 560 x 455 pixel, visualizzati su uno straordinario monitor grafico “very-PRO”, regolabile fino all’inverosimile per ogni possibile esigenza cromatica e geometrica. Per l’interazione con l’utente non si limitava alla sola tastiera classica e ai più innovativi tasti funzione a bordo schermo, ma “ballava” anche una utilissima penna ottica, altra meraviglia futuristica per l’epoca.

Dentro, poi, non erano da meno. Gli HP 9845 “montavano” due processori a 16 bit che lavoravano in parallelo. Un processore, l'unità di elaborazione periferica o PPU, era responsabile degli interrupt della tastiera, l’output sul monitor CRT e la gestione di altri I/O periferici. Il secondo, anche se dovremmo indicarlo come primo, era l'unità di elaborazione logica (LPU) per l’esecuzione dei programmi utente, BASIC (per il “tramite” dell’interprete incluso) e non.

Particolare, inoltre, l’innovativa espandibilità del sistema basata su moduli di interfaccia facilmente inseribili e rimovibili nella parte posteriore del cabinet senza la necessità di aprirlo. Ognuno di questi era costituito da uno o due PCB “avvolti” in un alloggiamento in plastica standardizzato, bloccabile in posizione con un meccanismo a scatto.

Alcuni dei moduli di interfaccia disponibili all’epoca erano davvero complessi, ad esempio l'interfaccia data/comm 98046B - “traducibile” in RS-232C - era a sua volta un piccolo computer con il proprio microcontrollore 8048.

Infine, ma non meno interessante, la presenza (opzionale) di una stampante termica e di una (o due) unità a nastro, tutto installato o installabile all’interno del corposo cabinet. E se dico “corposo” non esagero: pesava una sessantina di Kg, di cui la metà per il solo monitor!

“Come è umano lei!!!” (cit.)

 


 

La penna ottica permetteva di interagire direttamente sullo schermo, azione non del tutto “normale” a quei tempi.

 


 

Il “pupo(ne)” visto di profilo: notare lo schermo… ultrapiatto!

 


 

Sul retro erano presenti quattro slot per i moduli di interfaccia che potevano essere aggiunti o tolti senza bisogno di aprire la macchina.

 


 

Se vi stavate chiedendo, come successo a me, se la stampante fosse o meno grafica… qui trovate la risposta!

 


 

:-)

 


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