Digitando, digitando... (clicca per tornare alla pagina precedente...)

Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni clicca qui


Digitando, digitando... n. 09/2023 del 20.01.2023

Apertura

Il Computer Con Le Maiuscole

di Andrea de Prisco

Parliamo, ancora, dei fantastici anni 80. A quei tempi, come molti di noi possono testimoniare, nel mondo dell’informatica (personale) regnava incontrastato il caos. Di fatto non esisteva ancora, nel bene e nel male, la “gabbia” della compatibilità e quindi chiunque poteva "inventarsi" un personal computer. Lo inventava e lo scaraventava sul mercato: se aveva successo, bene, se non ne aveva… "nuovo giro e nuovo possibilità di vincere" (o di ri-perdere). Di prodotti “fallimentari”, si sa, ne abbiamo visti anche dei marchi più blasonati, alcuni tuttora esistenti e più che stra-vivi e stra-vegeti. Uhm!

In quel dannato caos, un bel giorno - 12 agosto 1981 - scende in campo IBM, fino a quel momento conosciuta più che altro per i suoi mainframe, come il famosissimo IBM 360 che occupava (tra unità centrale, periferiche, terminali) un intero stanzone.

Quasi a voler rappresentare una pietra miliare della recente storia informatica il primo personal computer di Big Blue non poteva che chiamarsi in un solo modo: IBM Personal Computer, volutamente scritto con la P e la C maiuscole.

Era basato sul processore Intel 8088 con architettura interna a 16 bit (gli altri, a quei tempi, erano quasi tutti a 8 bit), "clockato" a ben 4.77 MHz e poteva contare su una memoria RAM da 16 KB espandibile a 256 (più o meno quanta ne troviamo oggi in un forno a microonde non troppo "pensante").

La memoria di massa era rappresentata da una o due unità floppy disk da 5.25 pollici (singola faccia) per complessivi 160 o 320 KB di capacità massima. Inutile dire che a quei tempi non circolavano diffusamente personal computer dotati di hard disk e quando se ne sentiva nominare uno, visti gli altissimi costi, era spesso un dispositivo esterno condiviso - tramite architetture proprietarie - da più macchine.

Il monitor, pressoché privo di aspirazioni grafiche, era normalmente monocromatico a fosfori verdi, ma per chi era disposto a spendere "qualche" soldino in più esisteva anche la versione a colori, con la quale ci si poteva sbizzarrire: si riusciva a visualizzare i caratteri in BEN sedici tonalità cromatiche differenti.

Da non crederci.

Altrettanto incredibili, ai giorni d'oggi, i prezzi di vendita di allora. Si partiva dal modello base (16 KB di memoria, senza video e senza floppy, quindi del tutto inutilizzabile… a meno di non collegarlo al TV e al registratore a cassette, e non è uno scherzo!) venduto a poco più di 1.500 dollari, per arrivare ai circa 4.500 della versione completa di monitor, due floppy disk e stampante: una classica EPSON MX-80 (ad aghi).

Eppure, quello "scatolone" ha segnato la storia dell'informatica personale e, checché ne dicano i distratti, non c’è oggi computer sulle nostre scrivanie (o tra le nostre mani o nelle nostre tasche) che non porti in sé qualche minima traccia del suo originario DNA.

 


 

Una “rara” foto - se ne vedevano davvero poco in giro… - dell’IBM PC con monitor a colori, in grado di visualizzare i caratteri in ben 16 sfumature cromatiche. Fantascienza! 😁
 


 

La copertina di Byte dedicata al neo atterrato IBM Personal Computer (all’anagrafe IBM 5150).

 


 

La piastra madre era, come consuetudine dell’epoca, piena zeppa di chip.
In basso a destra era presente la RAM (si notino i chip tutti uguali), al centro la ROM di sistema che includeva anche l’interprete Basic di Microsoft, a sinistra i 5 slot del bus ISA e poco sopra il processore Intel 8088 e la predisposizione (lo zoccolo vuoto) per l’eventuale coprocessore matematico 8087.

 


 

L'IBM 360, citato nel post, sarebbe quella specie di armadio pluri-lucettato, alla sinistra dell'operatore: tutt'intorno (ovviamente ci voleva un'ampia sala macchine specificatamente attrezzata per ospitarlo) erano disposte le unità a nastro contenenti dati e programmi da elaborare.

 


 

:-)

 


Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it e su Facebook. Per ulteriori informazioni clicca qui