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Digitando, digitando... n. 04/2023 del 09.01.2023

Apertura

Ma questa??? 😲😲😲

di Andrea de Prisco

No, non ci posso credere! Sapete cos’è quello strano “robo” in foto? È una macchina per scrivere AUTOMATICA. Tenetevi forte: sarebbe in grado di leggere testi, nel senso letterale del termine, trasferendoli su carta e risale (allacciate anche le cinture e possibilmente indossate il casco!) al 1916.

Tradotto: vintage, scànsate!!! 😁

Come spesso capita navigando alla cieca nel Web, l’ho scoperta per caso. Più precisamente ero “a far visita a Zia Wiki” e stavo cercando info sui nomi, o per meglio dire numerazioni, delle Olivetti Lettera.

Se non si fosse trattato, appunto, di Wikipedia avrei certamente archiviato la questione come bufala, e pure mal riuscita.

Invece a quanto pare è tutto vero, come testimoniato anche (ma dovrei dire soprattutto) da una rivista scientifica di allora, LA SCIENZA PER TUTTI, “Rivista quindicinale delle scienze e delle loro applicazioni alla vita moderna. Redatta e illustrata per essere compresa da tutti”. Così recita il sottotitolo in copertina e c’è da crederci. Datata, come dicevo, 1916, in piena Prima Guerra Mondiale, o se preferite quando c’era ancora lo Zar, vero, di tutte le Russie. Non come “quello” di ora. Vabbè!

La mia incredulità di sottofondo è talmente tanto “rumorosa” che fatico a capire se fu realizzato un prototipo funzionante o fu solo un’ipotesi tecnologica, presa (ma anche criticata) seriamente.

Pur rappresentando di certo un buon inizio, il fatto che potesse avere una scarsa o nulla utilità reale era/è fuori di dubbio, anche perché si basava su alcuni assunti non proprio trascurabili. Ovvero che i caratteri stampati avessero SEMPRE una caratteristica unica tale da poterli “facilmente” distinguere l’uno dall’altro. E qua ti voglio!

Come li “leggiamo”? Che domande… con un occhione artificiale gigantesco contenente dei sensori al selenio - ri-tenetevi forte! - in corrispondenza dei punti caratteristici di ogni carattere osservato. Il tutto poi collegato “in qualche modo” - da foto e schemi non sembra granché implementato - a un servomotore del meccanismo di lettura: lo spostamento del foglio via via “scansionato”. Ma soprattutto ai singoli tasti della macchina per scrivere che, rullo di tamburi, diventava servoassistita. Come le successive “elettriche” che molti di noi hanno visto o usato in gioventù.

Per finire una domanda: praticamente faceva fotocopie? Da un foglio dattiloscritto si otteneva al più una copia altrettanto cartacea e dattiloscritta, teoricamente fedele all’originale. Ovviamente non erano ancora i tempi dei file digitali e del successivo salvataggio (non cartaceo).

Io, GIURO, non vi sto prendendo per il c..o, al limite sono co-vittima di tutto ciò! 😒

 

OT: il lontano 1916 deve essere stato un anno importante, Zio Albert “rilasciava” la Relatività Generale.

 


 

Schema di funzionamento del dispositivo. Si noti l’occhio artificiale gigante, con la retina basata su sensori al selenio posizionati nei punti caratteristici dei caratteri inquadrati - si veda immagine successiva - e il collegamento elettromeccanico ai tasti della macchina per scrivere.

 


 

Dettaglio della “retina artificiale” con la presunta disposizione dei vari sensori per il riconoscimento dei caratteri.
Rimango perplesso!
 


 

La rivista LA SCIENZA PER TUTTI dove è stata pubblicata, nel 1916 in Italia, l’articolo “scientifico” sulla macchina futuribile in questione.
In conclusione dell’articolo di cento e più anni fa una vera PROFEZIA:
“… l'utilità immediata dell'invenzione è discutibile. Pure, nessuno potrebbe negarle il pregio della genialità; e nessuno può escludere che, come avvenne altre volte per novità che parvero follie, si riesca un giorno o l'altro a perfezionare l'occhio elettro-meccanico, magari staccandolo dalla macchina e ingrandendo la sua costruzione insieme alle immagini ed alla retina per complicare quest'ultima coi caratteri di testo, sino a renderlo pratico.”

 


 

:-)

 


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