Digitando, digitando... (clicca per tornare alla pagina precedente...)

Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni clicca qui


Digitando, digitando... n. 01/2014 del 06.01.2014

Amarcord: Sharp PC-1211 :-)

di Andrea de Prisco

Correva l'anno 1980 e con esso, per molti di noi, correva la voglia di fare nuove esperienze tecnologiche con quel poco che offriva a quei tempi il mercato. S'era in un periodo di transizione, giustappunto tra gli anni 70 e 80, in cui le calcolatrici programmabili (principalmente Texas e HP) stavano per concludere il loro ciclo storico, mentre iniziavano a farsi strada gli "home computer", dal prezzo sempre più basso e dalle caratteristiche sempre più interessanti.

La Sharp PC-1211, non a caso denominata dalla casa madre Pocket Computer, rappresentava l'anello di congiunzione tra i due mondi. Compatta come una calcolatrice programmabile, ma dotata di un linguaggio di programmazione tipico del personal computer, ovvero l'indimenticabile (e indimenticato) BASIC.

Non nascondo di averne posseduta una a suo tempo, così come non fatico a riconoscerle il merito di avermi ("lei") insegnato a programmare in tale linguaggio. Molto prima dell'era VIC-20, C-64, Amiga, ecc. ecc., quando - come amo ricordare - si era felici & contenti con poco.

 

Made in Japan

 

O, se preferiamo, dal Giappone (altro che Cina...) con furore. Questa era una prima novità: il gingillo in questione non sbarcava, come i suoi predecessori, dalle Americhe ma nasceva nella terra del Sol Levante.

Caratterizzata - anche questa era cosa nuova - da un design a sviluppo orizzontale, sfoggiava una compatta tastiera QWERTY e un gigantesco - a confronto - tastierino numerico, quasi a volerne testimoniare le (incluse) capacità di calcolo.

Fuori misura, sempre per l'epoca, il display LCD che poteva visualizzare ben (?) 24 caratteri alfanumerici, più tutti i simboli di interpunzione e poco altro: pi-greco, dollaro, yen, maggiore, minore... e niente più!

Il display, infatti, non aveva la benché minima capacità grafica: i caratteri erano visualizzati su singole matrici da 7x5 punti, separate tra loro da un paio di millimetri di "vuoto assoluto", ovvero da aree prive di pixel. Solo successivamente arrivarono sul mercato pocket computer dotati di display sedicenti grafici, ovvero con matrice di pixel unica, mono o multi linea, spalmata sull'intera superficie di visualizzazione.

La memoria interna, all'incirca di 2 KB di RAM più un quantitativo non noto di ROM, non era espandibile in alcun modo ma almeno era di tipo "continuo": spegnendo l'apparecchio non correva alcun rischio di perdere dati e programmi, che comunque potevamo salvare su registratore a cassette, per il tramite di un'apposita interfaccia di comunicazione venduta come accessorio opzionale.

Consumava pochissimo, praticamente nulla: appena 11 milliwatt, "potenza" fornita da quattro pile a bottone stipate all'interno. Per accedervi era necessario smontare il coperchio metallico posteriore (agendo su 4 viti), che ci spalancavano la vista su tutta l'interessante elettronica...

 

... interna!

 

È aprendo la Sharp PC-1211 che ci si rendo conto maggiormente di quanto "giurassico" sia l'apparecchietto in questione.

Troviamo due circuiti stampati sovrapposti, piuttosto pieni di integrati (specialmente nelle facce interne) più una discreta quantità di componenti elettronici tradizionali, tra cui transistor, condensatori, resistenze, diodi, potenziometri e... brutali "ponticelli".

Già, una delle cose che spesso di notava nei circuiti elettronici dei dispositivi dell'epoca erano i cosiddetti (così li chiamavamo noi a MC) "ripensamenti dell'ultima ora": vere e proprie correzioni circuitali - effettuate naturalmente a mano - che testimoniavano quanto acerbe fossero le tecnologie digitali a quei tempi.

Non era raro, infatti, trovare piste del circuito stampato tagliate a mano, così come veri e propri rattoppi elettrici (nella foto in alto evidenziato dalle frecce rosse) ovvero fili aggiuntivi saldati a mano tra due punti distanti del circuito stampato.

Ora, se è vero che a MC arrivavano spesso prototipi di pre-produzione, per darci il tempo di preparare gli articoli che sarebbero usciti in contemporanea con la messa in vendita, lo stesso non si può dire per l'esemplare in foto, che essendo stato acquistato poche settimane fa (per pochi euro...) su Ebay, di sicuro è un dispositivo, all'epoca, di produzione definitiva.

Bello, no?!? :-)))

 


Bonus track... :-)


Il (mio) Mercante in Fiera

(estratto da MC n. 8 dell'aprile 1982)

Il programma simula il banditore nel popolare gioco del Mercante in Fiera, oggetto di allegre serate natalizie con gli amici. La PC-1211 va posta nel modo DEF e l'avvio del programma si effettua premendo SHFT =.
Le prime due richieste di INPUT sono rispettivamente il numero di carte distribuite come posta iniziale, ed il prezzo fissato per ciascuna carta. Alla linea 30 il computer richiede l'inserzione di un numero qualsiasi che servirà poi da inizializzazione della routine di generazione di numeri casuali.
Inizia così la prima parte del gioco. Di volta in volta la calcolatrice comunicherà ai giocatori il numero ed il prezzo delle carte in vendita e partirà così la caratteristica asta del Mercante in Fiera, al termine della quale bisognerà avvertire la PC-1211 e se le carte in questione sono state vendute ed a quale prezzo.
Sono previste sia le vendite scoperte che al "buio". In quest'ultimo caso il computer dichiara solo il prezzo base d'asta, ma non il numero delle carte in vendita: solo dopo che un giocatore si sarà aggiudicato un buio, il segreto sarà svelato. Premendo infatti "ENTER" apparirà sul display il numero di carte vendute a scatola chiusa. La probabilità di ricorrenza di un "buio" è stata fissata nella misura del 30%, finché non rimangono meno di 8 carte da distribuire, al fine di non prevedere a priori il numero delle carte in vendita.
Il compito del banditore sarà perciò solo quello di distribuire dal mazzo le carte vendute, e di dirigere le operazioni dell'asta.
Sul programma originale sono state apportate solo lievi modifiche alle linee 100 e 200 al fine di mantenere il prezzo minimo d'asta pari al valore dato alla singola carta all'inizio del gioco.
Terminata la fase di vendita delle carte, il computer passa alla seconda fase del gioco.
Sul display appare, nell'ordine, il montepremi, le quote assegnate ai primi 4 posti, e quindi lo spoglio delle carte nulle; ad ogni pressione di ENTER viene dichiarato il nome della carta da eliminare. Questo fino alla fine, cioè fino a quando il calcolatore svelerà il nome delle carte vincenti e le relative quote a loro abbinate. La routine che genera i numeri casuali necessari a dare il carattere aleatorio al gioco, è stata etichettata con "RND" e scritta nella linea 800.
Con questa routine si generano numeri compresi fra 0 e 1:

G = parte decimale (Gπ:+π)

I nomi delle carte sono posti nelle memorie da A$(S) a A$(S7), Dato che per la PC-1211 le variabili alfanumeriche non possono superare i 7 caratteri, si è reso necessario usare 2 celle di memoria per ogni carta: per uniformare la ripartizione delle variabili si usano 2 celle, di cui una vuota, anche quando la parola è più corta di 7 caratteri. In figura 2 è rappresentato il contenuto delle memorie che va immesso prima di far partire il programma.
Durante l'elaborazione, per evitare che una carta venga chiamata due volte, parte del contenuto delle memorie viene cancellato, perciò è necessario, ogni volta che si vuole far ripartire il programma, caricare nuovamente i dati con il nome delle carte.
Si consiglia perciò, a questo punto, di riversare su cassetta oltre che la memoria di programma, anche la memoria dati con l'istruzione PRINT#"CARTE".
Le operazioni da effettuare prima di iniziare il gioco saranno perciò:

CLOAD "MERCANT"

e quindi:

INPUT#1"CARTE"

mentre se al termine di una partita se ne volesse iniziare un'altra, sarà sufficiente caricare da cassetta solo la memoria dati.

AdP '82

 

:-)

 


Vuoi commentare l'articolo? Scrivi il tuo messaggio e clicca su Invia. Ricordati di specificare il mittente... ovviamente se vuoi! :-)


      Inserisci il tuo commento:

 

Nome e Cognome:     Indirizzo e-mail:

Facoltativo: Autorizzo la pubblicazione del messaggio sul sito www.digiTANTO.it
NB: nel rispetto della privacy NON verrà riportato sul sito né il cognome né l'indirizzo e-mail del mittente!


 

Da: Massimo M.


Da non dimenticare lo stratosferico processore a 4 bit e 256 KHz!
(https://en.wikipedia.org/wiki/Sharp_PC-1211)

 


 

Da: Flavio B.


Ciao,
io invece ho, e' ancora perfettamente funzionante, una Casio FX702P con interfaccia per registratore a casette. E' molto simile alla Sharp ma aveva la caratteristica di poter memorizzare contemporaneamente 10 programmi in basic.

 


 

Da: Giorgio L.


"per la PC-1211 le variabili alfanumeriche non possono superare i 7 caratteri" miii... che tenerezza! :-) Certo che ai tempi si doveva davvero combattere contro limitazioni assurde. Eppure era proprio questo che aguzzava l'ingegno e ci trasformava in buoni programmatori.
Guardare il listato e vedere il vettore A$ caricato voce per voce mi ha commosso. :-)
La mia PC-1500, presa credo nel 1982/83, era un po' più avanzata. Aveva la memoria espandibile e il display era effettivamente grafico, pur se estremamente limitato in altezza, come puoi immaginare. Una volta, forse proprio da MC, avevo copiato un listato che caricava un giochino stile Defender.

 


 

Da: Ivo D.


Ciao.
Io avevo un modello molto simile (non ricordo la sigla), prontamente rubatami a scuola durante la ricreazione!
La migliore che abbia mai avuto.

 


 

Da: Giorgio L.


@Massimo M.
Precisiamo: DUE processori a 4 bit
Praticamente un dual core! :D

 

 

 


 


Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni clicca qui