Digitando, digitando... (clicca per tornare alla pagina precedente...)

Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni clicca qui


Digitando, digitando... n. 24/2013 del 28.10.2013

Nuovi iPad: meglio tardi che mai! :-)

di Andrea de Prisco

Settimana interessante per i mela-boys: Apple annuncia al pubblico gli attesi iPad di nuova generazione, sia nel formato "pieno", ovvero da 9.7 pollici - giunto ormai alla release n. 5 - che in quello "mini", da 7.9", successore del primo modello presentato un anno (esatto, giorno più giorno meno) fa.

Entrambi basati sulla nuova architettura a 64 bit, offrono più o meno tutto quello che gli utenti si aspettavano e che i rumors degli ultimi mesi anticipavano con precisione quasi chirurgica. Delusi solo quelli che attendevano anche sulle nuove tavolette Apple il sensore biometrico per le impronte digitali che tanto - nel bene e nel male - ha fatto parlare di sé al lancio del recente iPhone 5s, avvenuto solo qualche settimana prima.

 I nuovi iPad sono dispositivi sicuramente interessanti che - non nutro alcun dubbio... -  riscuoteranno il solito successo al quale siamo ormai abituati. Forse ancor di più di quanto avvenuto per le precedenti generazioni, rispetto alle quali colmano più d'una lacuna.

 

Leggero, finalmente, come l'Air...

 

La storia dell'iPad inizia nel vicino 2010, con il primo modello che - a disdetta delle attese dei maligni, in primis il sottoscritto -  ha rappresentato l'ennesimo successo commerciale di Apple degli ultimi anni.

Chi a quei tempi (ehm, ehm...) lo criticava, lo vedeva solo come un iPod Touch gigante: del resto non avendo capacità telefoniche (vocali) non poteva essere inquadrato come un super iPhone. In realtà a differenza dell'iPod la connessione dati poteva avvenire anche per il tramite di un operatore telefonico e una SIM card, quindi volendo una telefonata in assenza di connessione WiFi poteva sempre essere fatta tramite Skype...! :-)

Lo stesso non poteva dirsi per le videochiamate, in quanto l'iPad "prima maniera" non disponeva nemmeno di foto/videocamera.

Lacuna subito colmata dal secondo modello, un anno dopo, che accanto alla doppia fotocamera offriva (e offre, visto che è tuttora in vendita!) un processore nettamente più veloce e uno spessore sensibilmente ridotto: dagli originari e abbondanti 13 millimetri si è passati a meno di 9, con una riduzione percentuale di oltre il 30%. Lo stesso, ahi-loro, non è avvenuto per il peso, ridotto di appena una cinquantina di grammi, passando dai poco più di 650 ai poco più di 600.

Un primo significativo salto in avanti è avvenuto, l'anno dopo, con l'iPad di terza generazione: non certo riguardo alle dimensioni e al peso - entrambi nuovamente lievitati - ma per quel che concerne il display, finalmente disponibile a risoluzione "retina" come, o quasi, iPhone 4 insegna.

Durò poco, non si sa bene perché. È stato sostituito appena 7 mesi dopo dal modello "4" che disponeva di un processore ancora più potente (A6X) e del connettore Lightning, lo stesso dell'iPhone 5.

Ma è con l'iPad di quinta generazione, non a caso denominato Air, che si ha la vera e propria riscossa per quel che riguarda dimensioni e peso, senza sacrificare né la potenza (anzi, aumentandola ulteriormente grazie al processore A7 il doppio più veloce del precedente) né l'autonomia di utilizzo - fino a 10 ore - nonostante venga utilizzata una batteria notevolmente più sottile e leggera.

In complesso lo spessore si riduce di un ulteriore 20%, raggiungendo i 7.5 mm, e il peso infrange (finalmente) il "muro del mezzo chilo" con una riduzione di quasi il 30%.

"Il nuovo chip A7 è una scheggia. È il più potente ed efficiente che abbiamo mai costruito, e porta sull’iPad un’architettura a 64 bit di livello desktop: in pratica, iPad Air parla la lingua dei sistemi di elaborazione più evoluti. Con il chip A7, sia la CPU sia la grafica hanno prestazioni fino a due volte più veloci rispetto alla generazione precedente. E la cosa più incredibile è che tutta questa potenza sta in un dispositivo che pesa meno di 500 grammi. Il coprocessore di movimento M7 è un altro dei motivi per cui iPad Air è così potente e al tempo stesso così efficiente nei consumi. L’abbiamo progettato per un compito specifico: raccogliere i dati registrati da giroscopio, accelerometro e bussola, alleggerendo il carico del chip A7 e permettendo alle app di rispondere ai dati di movimento rilevati dall’iPad. Il coprocessore M7 è stato creato per fare solo questo, perciò usa meno energia di quella che servirebbe al chip A7 e lo lascia libero di concentrarsi su altre operazioni. Il risultato è un iPad che risponde ancora meglio, con una batteria che dura tantissimo".

Parola, naturalmente, di Apple!

 

iPad mini, finalmente, con display Retina

 

Non me ne vogliano i mela-boys, in particolare gli irriducibili dell'iPad (soprattutto quelli, e ne conosco più d'uno, che lo ritengono un sostituto pressoché totale del computer fisso o portatile) ma a mio modestissimo avviso la vera novità del recente annuncio Apple riguarda il fratellino minore, l'iPad mini con display Retina.

Per un motivo molto semplice: ha tutto, proprio tutto, del fratello maggiore, ma in formato ridotto... nel senso positivo del termine. Finanche i pixel sono più piccoli, visto che sono in numero uguale (2048x1536) su una superficie minore: 7.9 pollici invece di 9.7. Questo significa una risoluzione espressa in pixel per pollici ancora superiore (326 dpi contro i 264 del fratello maggiore) il che equivale a dire un risultato visivo senza precedenti per un tablet, al pari di come è stato a suo tempo per l'iPhone 4 con il suo piccolo display da 3.5 pollici.

Il tutto senza minimamente sacrificare la "potenza" (stesso processore A7 e stesso coprocessore M7) o l'autonomia di funzionamento (le stesse 10 ore-Apple dell'iPad Air) così come tutte le altre caratteristiche, per così dire, accessorie: fotocamere, microfoni, sensori, antenne, ecc. Senza sottovalutare il fatto, e chiudo, che rispetto al modello precedente, l'iPad mini dello scorso anno, il salto in avanti è nettamente maggiore di quanto avvenuto per l'Air rispetto al precedente "4".

Brava Apple!!! (... e quanno ce vo' ce vo'! :-)))

 


Bonus track... :-)


 

Clicca per ingrandire...

 

(da MC n. 133 dell'ottobre 1993)

Non appena entrerete in possesso di un Newton, prima di tornare a casa fermatevi dal vostro fioraio di fiducia. Acquistate un bel fiocco azzurro, di quelli in uso per i nascituri, e attaccatelo sulla porta di casa. Da quel momento, infatti, una nuova creatura farà parte del vostro nucleo familiare. Un bambino da amare, da rispettare, coccolare al quale dovremo insegnare tante cose, compreso farci riconoscere e sorridere. Se non avete pazienza lasciate perdere, essere buoni padri non fa per voi...

Prologo

Roma, ore otto. L'appuntamento era per le dieci circa presso la sede della Apple Italiana, dove Giuseppe Turri (Public Relations Manager) mi aspettava con un prototipo pressoché definitivo di Newton. Non si trattava, però, della solita conferenza stampa di presentazione, ma di un vero e proprio pellegrinaggio per un giorno intero per fare onore al nuovo arrivato.
In aeroporto, poco prima dell'imbarco uno strano individuo, anziano, barba bianca e sguardo freddo, si avvicinò per chiedermi se andavo a Milano a far visita a Newton. Alla mia risposta affermativa, aggiunse che voleva anche lui fargli visita ma non sapeva dove trovarlo. Mi avrebbe aspettato al mio rientro per avere da me maggiori informazioni sul nascituro...
A Milano altra stranezza: il tassista sapeva già dove portarmi. Un certo Angelo (di nome o di professione?) gli aveva anticipato del mio arrivo a Linate: "Seguite la Mela Cometa... è lì che dovrete andare!".
Fu a quel punto che cominciai a preoccuparmi. Cosa avrei dovuto portare in dono a Newton? Potevo mai presentarmi a mani vuote? Senza un po' di incenso, oro e mirra, che figuraccia avrei fatto?
Col cervello ben arrovellato dal problema, d'un tratto un prepotente beep-beep mi martellò la mente. Che succede, maledizione! Aiuto! Aiuto!
Perdindirindina, sono le sei e un quarto, se non mi sbrigo perdo l'aereo. Stavo sognando...

Full Immersion

A parte gli scherzi, il mio primo incontro con Newton è stato davvero emozionante. Sin dalle prime "mosse" si ha la netta sensazione di avere a che fare con una entità tecnologica ben diversa da quelle alle quali siamo stati abituati per decenni. Newton ha la caratteristica unica di essere un oggetto in grado di comprendere le nostre intenzioni più che essere uno strumento passivo al nostro servizio. La differenza è fondamentale, e non deve mai essere sottovalutata. Molto probabilmente alcune operazioni compiute da Newton le potremmo effettuare più velocemente con un comune organizer, ma il modo in cui queste operazioni vengono fatte con Newton è assolutamente unico. Per prima cosa è bene dimenticare quanto più possibile che si tratti di un dispositivo digitale di natura informatica. Sarebbe meglio considerarlo come un comune taccuino dalle pagine stregate. Quelle pagine, infatti, sono in grado di comprendere la nostra scrittura (trasformandola immediatamente in testo ASCII) nonché di rendere più ordinati e puliti i nostri disegni. Ma è anche in grado di eseguire comandi, sempre impostati attraverso l'acclusa pennina, cosi' come mantenerci in ordine appunti, appuntamenti e numeri telefonici. Con la sua scheda opzionale Fax/Modem potremo inviare e ricevere Fax; con la sua porta AppleTalk possiamo collegarci in rete con dei Macintosh per trasferire file (questa operazione è naturalmente possibile anche con i PC) o utilizzare una qualsiasi stampante connessa. Sul display del piccolo Newton ho visto con i miei occhi tutte le stampanti delle sedi europee della Apple, operazione effettuata solo pochi secondi dopo aver collegato al mostro una "saponetta" AppleTalk testé scippata ad un Macintosh nella sede italiana. Turri mi ha detto: "Vogliamo stampare il tuo disegnino sulla Laser a Parigi?"... "Lasciamo perdere, potrebbero spaventarsi!"

L'apprendimento

Diversamente da quanto mi sarei aspettato, Newton non consente di imporre un proprio modo di scrittura, ma è necessario dichiarare per tutte le lettere dell'alfabeto e le cifre decimali in quali dei modi possibili (preimpostati) è più probabile che scriviamo. Ad esempio per la lettera "A" verranno visualizzati 14 modi differenti (6 maiuscole e 8 minuscole). Toccando con la pennina ognuna delle 14 lettere "A", potremo constatare il metodo di tracciamento. Newton, infatti, non basa il riconoscimento dei caratteri soltanto sull'immagine formata ma anche, o soprattutto, sul percorso di tracciatura effettuato con la pennina. Per ognuno dei modi diversi dovremo indicare se quel determinato modo di scrittura è utilizzato da noi o meno. Per eseguire correttamente questa fase, è consigliabile prendere carta e penna per effettuare qualche prova di scrittura manuale "vera" anche perché, vi assicuro, non è affatto semplice ricordare a mente come scriviamo le varie lettere. Così con un po' di pazienza, dobbiamo scorrerci tutte le lettere dell'alfabeto nonché i numeri per effettuare una prima scrematura.
Terminata questa prima fase (non senza qualche arrabbiatura quando non riusciamo a riconoscere tra i modi proposti il nostro modo di scrivere una determinata lettera) si passa alla prova delle parole. Newton ci proporrà di scrivere un certo numero di parole per capire fondamentalmente come colleghiamo tra di loro le varie lettere. Si tratta di parole chiave che il sistema ci propone una di seguito all'altra, esprimendo un giudizio sul livello di comprensione. Se non riconosce nella parola scritta da noi quella che aveva richiesto ci rimprovera con un severo "Poor" e ci mostra quello che secondo lui avrebbe capito. Se siamo stati più fedeli alle nostre precedenti dichiarazioni (in fase di apprendimento delle lettere) ci premierà con un cordiale "Excellent". Possiamo esercitarci vicendevolmente per tutto il tempo che vogliamo. Dico "vicendevolmente" perché in questa fase Newton impara la nostra scrittura e noi impariamo a farci capire da Newton. O più semplicemente a scrivere un tantino meglio. Pensiamo sempre di avere davanti un bambino che solo da poco ha imparato a leggere: non pretenderemo mica dalla nostra creatura che capisca anche la peggior scrittura di un adulto. Lo stesso atteggiamento dovremo averlo con Newton, altrimenti lasciamo perdere. Tutto questo perché si è dovuti scendere ad un certo numero di compromessi per evitare di produrre una macchinetta dal costo proibitivo o dalle dimensioni esagerate. Dentro Newton vive un singolo processore RISC che è più che sufficiente per svolgere egregiamente i compiti ai quali è chiamato. Domani non è assolutamente escluso che con processori ancora più veloci o architetture più evolute (ad esempio multiprocessor) si raggiungano performance ben più interessanti, come il riconoscimento anche di scritture "impossibili".
Una terza ed ultima fase di apprendimento la effettueremo durante l'utilizzo. Scrivendo sul display, Newton sostituirà man mano le parole scritte con la nostra calligrafia con parole scritte in caratteri ASCII secondo quanto da lui interpretato. Se qualche parola differisce da quello che avevamo scritto, sarà sufficiente evidenziarla con la pennina e richiamare la tastiera software. In questo modo potremo indicare a Newton la traduzione ASCII della parola da noi scritta e questa operazione contribuirà a rendere il riconoscimento futuro sempre più accurato. Naturalmente possiamo via via inserire nuovi termini (anche italiani) che si andranno ad aggiungere ai vocaboli già residenti in ROM (attualmente tutti inglesi) che permettono a Newton di "interpolare" le parole solo parzialmente comprese.

Deutschland Uber Alles

Sorpresa! Mentre noi accendiamo un cero a Sant'Isacco affinché ci faccia cadere dal cielo al più presto la versione italiana di Newton, i tedeschi (grandi) hanno già approntato la loro versione nazionalizzata. È stata vista perfettamente funzionante all'IFA di Berlino a fine agosto. Alla Apple Italiana mi è stato riferito che al momento non sono state ancora prese decisioni in merito (almeno ufficialmente, ndr) e che si sta aspettando le mosse di altri paesi di radice non anglosassone, come la Francia, anch'essa vittima, come l'Italia, delle vocali accentate. Se avete seguito attentamente il precedente paragrafo riguardante l'apprendimento, non vi dovrebbe essere difficile comprendere di come la localizzazione di Newton non è affatto un banale problema di traduzione. Occorre studiare, tra l'altro, il modo diverso di scrivere degli italiani nonché scegliere opportunamente le parole chiave da utilizzare nella fase di esercitazione scrittura affinché Newton sia in grado di capire il nostro modo di scrivere in italiano. Insomma, un bel lavoro che, almeno secondo me, verrà svolto solo se il prodotto avrà sul mercato il successo che merita

AdP '93

 

:-)

 


Vuoi commentare l'articolo? Scrivi il tuo messaggio e clicca su Invia. Ricordati di specificare il mittente... ovviamente se vuoi! :-)


      Inserisci il tuo commento:

 

Nome e Cognome:     Indirizzo e-mail:

Facoltativo: Autorizzo la pubblicazione del messaggio sul sito www.digiTANTO.it
NB: nel rispetto della privacy NON verrà riportato sul sito né il cognome né l'indirizzo e-mail del mittente!


 

Da: Federico R.

 

mitico

 


 


Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni clicca qui