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Digitando, digitando... n. 24/2011 del 20.06.2011

Buon compleanno, IBM :-)

di Andrea de Prisco

Ne hanno parlato, nel weekend appena concluso, un po' tutti i siti di informazione: Big Blue, al secolo IBM, festeggia i suoi primi cent'anni, e si appresta a vivere (altrettanto attivamente) i suoi prossimi mille. Nata dalla fusione di tre Company (Computing Scale, Tabulatine Machine e International Time Recording) ha di fatto cavalcato l'intera evoluzione del calcolo automatico, sin dai tempi in cui l'elettronica ancora doveva arrivare e i "conteggi" si facevano a suon (nel vero senso della parola) di ruote dentate, mollette e rumorosissimi meccanismi.

In realtà, dal punto di vista non solo storico, benché in molti tendano a dimenticarlo, quest'anno ricorre un altro anniversario di Big Blue: la nascita dell'IBM Personal Computer, avvenuta trent'anni fa, nel più recente (si fa per dire...) 1981.

Quella macchina, visibile nella foto in apertura e che in molti ricorderanno, ha realmente cambiato la vita a molti di noi. Per prima quella di Bill Gates che, grazie al poco trascurabile dettaglio che il "pupo" ospitasse a bordo il sistema operativo di Microsoft (non pensate a Windows, ancora doveva essere inventato!!!), ha di fatto rappresentato tutta la sua infinita fortuna.

 

Clicca per ingrandire...Quei fantastici anni '80

 

Alzi la mano chi c'era! A quei tempi, come molti possono testimoniare, regnava incontrastato il caos. Ma, tutto sommato, eravamo comunque contenti...

Chiunque voleva "inventarsi" un computer... semplicemente lo inventava e lo scaraventava sul mercato. Se aveva successo, bene, se non lo aveva, "nuovo giro, nuovo possibilità di vincere".

In altre parole non esistevano standard, e chi vendeva i computer si preoccupava anche di fornire il software per farlo funzionare. O le indicazioni per scriverselo da soli, volendo. Quasi sempre in BASIC, il linguaggio di programmazione, come recita la B della sigla, per principianti. O beginner's che dir si voglia!

Era tanta la fame di informatica personale a quei tempi che, in realtà, i veri e propri flop furono molto pochi. Comunque si riusciva a racimolare un po' di utenza e... a far quadrare i conti delle "povere" aziende.

Né esisteva, almeno come lo intendiamo oggi, il concetto di compatibilità. Spesso comprare un computer di una determinata marca significava, poi, rimanere (costretti) in quell'ambito anche per quanto riguarda gli accessori, dalla stampante ai monitor, senza dimenticare le memorie di massa (a disco floppy se non a nastro... audio!) e finanche gli accessori più minuti come joystick e moduli di memoria, che a quei tempi di misuravano in "KB".

Che non è, a beneficio dei più giovani, contrazione sms-iana di Kome Butta?!? :-)))

 

Clicca per ingrandire...Un PC con le maiuscole!

 

In quel dannato caos, un bel giorno - 12 agosto 1981 - scese in campo IBM, fino a quel momento conosciuta esclusivamente per i suoi mainframe, come il famosissimo IBM 360 visibile nell'immagine qui a lato.

Sarebbe quella specie di armadio pluri-lucettato, alla sinistra dell'operatore: tutt'intorno (ovviamente ci voleva un'ampia sala macchine specificatamente attrezzata per ospitarlo) erano disposte le unità a nastro contenenti dati e programmi da elaborare. In quella foto, in mezzo alla sala, mi pare di riconoscere un lettore di schede perforate... che pure ho incontrato strada facendo. Che tempi!!!

La discesa in campo PC della IBM non passò certo inosservata. Quasi a voler rappresentare una pietra miliare della recente storia informatica il suo personal computer non poteva che chiamarsi in un solo modo: IBM Personal Computer, volutamente scritto con la P e la C maiuscole.

Era basato su un processore Intel 8088 con architettura interna a 16 bit (gli altri, a quei tempi, erano quasi tutti a 8 bit) "clockato" a ben 4.77 MHz e poteva contare su una memoria RAM da 16 KB espandibile a 256 (più o meno quanta ne troviamo oggi in un forno a microonde non troppo "pensante").

Clicca per ingrandire...La memoria di massa era rappresentata da una o due unità floppy disk da 5.25 pollici (singola faccia) per complessivi 160 o 320 KB di capacità massima. Inutile dire che a quei tempi non esistevano ancora computer dotati di hard disk e quando se ne sentiva nominare uno, visti gli altissimi costi, era spesso un dispositivo esterno condiviso - non si sa bene come - da più macchine.

Il video, pressoché privo di particolari velleità grafiche, era normalmente monocromatico a fosfori verdi (come nell'immagine qui a lato), ma per chi era disposto a spendere "qualche" soldino in più esisteva anche la versione a colori, col quale ci si poteva ben sbizzarrire: si riusciva a visualizzare i caratteri in ben sedici tonalità cromatiche differenti.

Incredibile!

Incredibili, ai giorni d'oggi, anche i prezzi di vendita di allora. Si partiva dal modello base (16 KB di memoria, senza video e senza floppy) venduto a poco più di 1.500 dollari, per arrivare ai circa 4.500 della versione completa.

Roba da non crederci, oggi, così come era da non crederci, allora, che questo "scatolone" avrebbe segnato la storia dell'informatica personale.

Auguroni IBM!

 

BONUS TRACK :-)

Correva l'anno... 1981

(appunto!)

 

Da MCmicrocomputer n. 2 (www.MC-online.it)

È stato presentato in agosto negli Stati Uniti, ma nello stand IBM, allo SMAU, se ne ignorava l'esistenza. Il numero di settembre di Electronic Design, invece, riporta un trafiletto con parecchie informazioni. Il sistema è basato su un microprocessore veloce a 16 bit e comprende una tastiera da 83 tasti separata dal videoClicca per ingrandire... e dall'unità centrale. La RAM va da 16.384 a 262.144 byte, cui si aggiungono 40 K di ROM (16 dei quali utilizzati per l'interprete Basic). Si possono collegare due minifloppy da 160 Kbyte ciascuno. Il video è da 11.5", è grafico e può visualizzare i caratteri in 16 colori, grafici in 4 colori e il fondo in 16 colori. Per il sistema operativo disco la IBM ha messo a punto un DOS in collaborazione con la Microsoft, ma ha anche preso accordi con la Digital Research e la SofTech Microsystems per l'adattamento del CP/M-86 e dell'UCSD P-System. La stampante, come si vede dalla foto pubblicata da Electronic Design, è ancora una volta la classica Epson MX-80; al computer si può collegare il registratore a cassette se non si vuole acquistare il minifloppy.

Come si vede, dunque, si tratta effettivamente di un personal computer, almeno nella configurazione di partenza. I prezzi, almeno in America, sembrano molto interessanti: il sistema base, 16 K, da collegare al registratore a cassette e al televisore costa, senza stampante, 1.565 dollari; con il video, 64 K e un minifloppy si sale a circa 3.000. Infine, il sistema completo con due dischi e stampante dovrebbe costare circa 4.500 dollari. Naturalmente non si ha la minima idea di quando il sistema arriverà in Italia, ma non crediamo si dovrà attendere troppo tempo. Speriamo, in ogni caso, che la IBM Italia tratterà il personal computer effettivamente come un personal computer.

 

 

:-)

 


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Da: Giorgio L.


Io c'ero! :-)
Da buon ex-olivettiano, evito di pronunciarmi sul pargolo dell'IBM perché il discorso diventerebbe oceanico e sgradevolmente polemico, quindi mi astengo. Resta comunque un fatto che l'avvento del pupo ha cambiato per sempre il mondo dell'informatica personale, e tanto basta.
A proposito di flop, invece... qualcuno si ricorda del Mattel Aquarius? Il "computer ideale per gli anni settanta"? Fu la prima recensione che andai a rileggermi su MC-Online. Se non ricordo male, rimase sul mercato tre o quattro mesi. Se non è un record, poco ci manca.
 



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