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Digitando, digitando... n. 04/2011 del 24.01.2011

Mondo Tablet: occhio, anzi occhi, al 3D!

di Andrea de Prisco

Dicono - anche se molti dubbi non ne ho... - che uno dei più grandi flop commerciali degli ultimi mesi siano stati i televisori 3D. Qualcuno sicuramente penserà che l'utente medio è poco interessato alla cosa; il problema, a parer mio, è un altro: hanno "toppato" i tempi. Era una cosa da fare o qualche anno prima (la tecnologia già c'era!) o qualche anno dopo (magari con tecnologie più evolute). Come possono credere, lor signori i costruttori, che dopo aver venduto praticamente a tutti, negli ultimi due-tre anni, inizialmente pure a caro prezzo, fior di "plasmoni" da salotto, gli stessi utenti lo buttassero al macero per cambiarlo con uno 3D???

Sta per succedere la stessa cosa con gli smartphone e, notizia ancora più recente, con i nuovi tablet: LG e Sharp dovrebbero fare da apripista per le tavolette 3D.

La novità che accomuna questi prossimi dispositivi ipertecnologici sarà il non trascurabile dettaglio che l'effetto tridimensionale non si manifesterà per il tramite di speciali occhialetti (come avviene al cinema e per i 3DTV da salotto del flop di cui sopra) ma ad occhio, anzi occhi, nudi.

In realtà non si tratta affatto di una novità: già la piccola console videoludica Nintendo 3DS - presentata a giugno 2010 e in vendita tra qualche settimana - è capace della stessa magia, e dello stesso periodo è una fotocamera digitale (Fujifilm Finepix W3) dotata di doppio obiettivo e... display "magico" sul retro.

Insomma... sa, come al solito, di minestra riscaldata: dobbiamo anche cercare di comprenderli questi poveri produttori tanto preoccupati per i loro (critici) guadagni! :-)))

 

C'era una volta il 3D

 

Il 3D, qualcuno pensa, è cosa dei nostri giorni... In realtà il 3D accompagna la nostra esistenza da sempre, in quanto abbiamo sempre avuto due occhi... e non solo noi, ma anche chi ci ha preceduto nella scala evolutiva. Era chiaro che, prima o poi, ci avrebbe "raggiunto" anche nella sfera tecnologica.

Come ci racconta Zia Wiki la stereoscopia artificiale affonda le sue radici quasi due secoli fa, agli albori stessi della fotografia tradizionale: quella fatta con un solo "occhio".

Da sempre, ovvero da quando s'è cercato di ingannare il cervello riproducendo visioni tridimensionali tramite superfici bidimensionali, il meccanismo di base è sempre lo stesso: far arrivare all'occhio destro l'immagine "osservata dall'occhio destro" e al sinistro quella "osservata dall'occhio sinistro".

Molti di voi ricorderanno anche strani apparecchi per la visione stereoscopia (si chiamavano View-Master) caricati con appositi dischi di immagini doppie (stereo) che permettevano la visione tridimensionale: erano 7 immagini 3D che, a quei tempi, ci facevano sognare... :-)

Il passo successivo (avvenuto già a metà del XIX secolo con i primi esperimenti a Lipsia da parte di Wilhelm Rollmann con i suoi anàglifi), è stato quello di riprodurre su un singolo supporto le immagini 3D, codificando sia quella dedicata all'occhio destro che quella dedicata all'occhio sinistro nella stessi stessi centimetri quadrati a disposizione.

Clicca per ingrandire...Nasceva però il problema della decodifica, ovvero come far sì che, per la fruizione della stessa, ogni occhio percepisse la propria immagine. Sono nati vari sistemi, dai più semplici ai più complicati, tutti caratterizzati dalla necessità di utilizzare appositi occhiali.

Il sistema originario, risalente come detto a più di 150 anni fa, è quello degli occhialetti rosso-blu e, ovviamente, della analoga codifica delle due immagini in fase di sovrapposizione. Chiaramente le immagini di questo tipo non possono essere a colori, almeno nel senso classico del termine, pur apparendo stranamente colorate a causa proprio del tipo di codifica utilizzata.

Il vantaggio è però quello che immagini 3D di questo tipo possono essere veicolate anche su supporti comunissimi, come la carta stampate, senza particolari accorgimenti per la stampa: di fatto è un'immagine a colori (due soli, per l'esattezza) e può essere trattata nei vari processi di riproduzione come qualsiasi altra. Allo stesso modo può essere visualizzata su un monitor qualsiasi, come il vostro in questo momento... :-)

Il tridimensionale di secondo tipo, quello usato nei cinema, si basa sull'utilizzo di filtri polarizzatori (diversamente orientati) sia negli occhiali che sulla macchina di proiezione a doppio obiettivo nella sala cinematografica. Il succo è sempre lo stesso: far arrivare ad ogni occhio il proprio "punto di vista". Il vantaggio, a fronte di una complicazione non indifferente (il fatto che non è possibile riportare sulla carta stampata una tecnica di questo tipo), è che le immagini Clicca per ingrandire...sono - come tutti sappiamo - a colori e dal realismo prossimo a quello... reale!

La stessa tecnica, però, non funziona con gli schermi LCD o Plasma, in quanto pare non sia possibile realizzare display in grado "sparare" immagini polarizzate. Si ricorre, in questo caso, ad occhialini di tipo attivo, ovvero con lenti altrettanto LCD che si oscurano alternativamente ad elevata frequenza (non percepibile dall'occhio umano) in perfetta sincronia con lo schermo televisivo. Se immaginiamo, ad esempio, di utilizzare 100 immagini al secondo, 50 per occhio (interlacciate), al centesimo di secondo X viene visualizzata l'immagine per l'occhio destro e si oscura la lente sinistra, al centesimo X+1 si visualizza l'immagine per l'occhio sinistro e si oscura la lente destra... e così via... per tutto il film! :-)))

 

Via gli occhialini...

 

Preso atto che da che mondo è mondo per vedere immagini tridimensionali nella nostra vita reale non necessitiamo di occhialetti specifici (basta avere due occhi e, possibilmente, un cervello! :-) il passo successivo è certamente il riuscire a riprodurre su uno schermo bidimensionale (come quello di un tablet o di uno smartphone) il 3D ad occhi nudi. Pensate, se no, che successone avrebbero dispositivi di questo tipo che imporrebbero l'uso di speciali occhiali ogni volta che vogliamo utilizzarli...

Dicevamo all'inizio che qualcosa del genere già esiste da qualche mese... e naturalmente la domanda nasce spontanea: premesso tutto quello che abbiamo detto prima (ovvero che ogni occhio deve ricevere la sua immagine) come fa uno schermo di questo tipo a compiere il "miracolo" senza alcun tipo di occhialetti?Clicca per ingrandire...

Bene, come prevedibile, la soluzione trovata (semplice concettualmente, come vedremo) a fronte del fatto di operare ad occhi nudi e con le immagini anche a colori e/o in movimento, ha un "piccolo" difettuccio: la posizione dell'osservatore è piuttosto vincolata e assai difficilmente più di una persona riesce a vedere l'immagine 3D. Quindi applicare la tecnica a un TV in salotto è impresa assai ardua (a meno di non prevedere una singola poltrona in un preciso punto o comunque un divanetto assai striminzito per stare vicino vicino al/alla nostro/a amato/a!).

Diverso però è il caso dello smartphone, del tablet, della console videoludica portatile o della macchinetta fotografica 3D. Lì è più naturale immaginare un fruitore unico, almeno nella stragrande maggioranza delle situazioni, per di più posizionato a una distanza "tipica".

La tecnica si chiama "Parallax Barrier" e consiste (diciamo semplicemente) nella sovrapposizione di un ulteriore schermo LCD monocromatico, posto poco sopra quello principale, a colori. Lo schermo aggiuntivo - che quando è in funzione non deve far altro che mostrare una serie di linee nere verticali vicinissime tra loro e quasi non percettibili ad occhio nudo - ha semplicemente il compito di mascherare all'occhio destro l'immagine per l'occhio sinistro e viceversa. Nell'illustrazione qui sopra è più facile comprendere il meccanismo, quasi banale. Le due immagini (per i due occhi) sono visualizzate contemporaneamente sullo schermo retrostante, interlacciate colonna (verticale) per colonna. Se la colonna 1 visualizza la colonna 1 dell'immagine destra, la colonna 2 visualizzerà la colonna 1 dell'immagine sinistra. E così via per tutta la larghezza.

Come visibile nell'illustrazione, lo schermo sovrastante (o barriera di parallasse che dir si voglia) non fa altro che mascherare all'occhio destro le colonne per l'occhio sinistro e all'occhio sinistro quelle per il destro. Geniale, no?

 

Dulcis in fundo...

 

Alla base di tutto, comunque, c'è il fatto che in un modo o nell'altro queste tecniche si prendono comunque gioco del nostro cervello, mostrando di fatto una tridimensionalità che non c'è. Anche se vedremo oggetti, su un tablet, cinque o sei centimetri fuori o dietro lo schermo è ovvio che si tratta comunque di un'illusione ottica: l'oggetto visualizzato in quel punto non c'è (pur essendone certo il nostro cervello...). Lo stesso, banalmente, avviene al cinema o sul televisore 3D appena acquistato, una volta inforcati i giusti occhialetti.

Preso atto di questo, c'è chi s'è spinto ben oltre nella... presa in giro in questione. Cercando su YouTube ho scovato questo video (ce ne sono anche altri dello stesso tipo). E' la chiara dimostrazione di quanto appena detto. Se provate a visualizzare a schermo intero il video qui sotto rimarrete sorpresi: l'effetto 3D sembra proprio esserci, addirittura senza occhialini e senza uno schermo particolare.

Prodigi... umani! :-)))

 

 

:-)

 


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