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dT n. 59/2025 del 26.10.2025
Cornice stile Ritorno al futuro
   
OCT 26 2025
   

Immagine di apertura

MSX: Usa-Japan, sola andata

Concepito in USA come standard per il mercato consumer ''orientale'', non si è imposto con la medesima forza nel resto del mondo.

Immagine_inlineNella Terra del Sol Levante, con milioni e milioni di esemplari venduti, ha rappresentato indubbiamente un successo. Non così in Europa, e ancor meno negli Stati Uniti dove l’idea era nata: clonare in ambiente home la tanto desiderata (per alcuni, non per tutti) compatibilità, tipica dell'ambiente office.

Quanto stesse succedendo a quei tempi era noto. Ogni azienda proponeva la sua piattaforma che ben poco, o nulla, condivideva con le altre. Né riguardo ai software, a loro volta troppo legati alle singole architetture hardware, né per le periferiche o gli accessori… spesso tra loro identici dentro ma molto poco fuori, lato interfacciamento e quel che ne consegue.

Immagine_inlineKazuhiko... chi?!?

Personaggio chiave dell’operazione MSX, che secondo alcuni stava per Machines with Software eXchangeability - uhm! - fu un tal Kazuhiko Nishi. Sul finire degli anni settanta strinse un accordo con Bill Gates per rappresentare la Microsoft in Oriente, dove nacque la ASCII Microsoft, di cui fu prima vicepresidente e poi direttore e vicepresidente in carica delle nuove tecnologie, fino al 1986. L’intento dell’accordo consisteva nel creare delle linee guida comuni, condivise da più aziende, per la produzione di computer home tra loro (finalmente) compatibili, condivise da diversi produttori. Immagine_inlineA cominciare da quelli giapponesi, tra cui Sony, Sanyo, Fenner, Mitsubishi, Toshiba, Hitachi, National, Canon, Casio, Pioneer, General, Yamaha, Yashica-Kyocera, per poi provare a coinvolgere anche altre aziende occidentali.

Si trattava di unire, come ci ricorda Zia Wiki, «… grandi sinergie progettuali alle notevoli capacità produttive delle aziende giapponesi, che avrebbero consentito loro di sviluppare macchine migliori e più economiche rispetto a quelle prodotte dagli occidentali. Il mercato giapponese a 8 bit fu infatti occupato da macchine di produzione nazionale come NEC PC-8801, Sharp X1 o FM-7, incompatibili tra loro come avveniva in Occidente».

Immagine_inlineL’idea in sé...

... e di conseguenza i propositi non erano sbagliati, anzi! Ci sarebbe da capire perché come standard non si sia espanso tantissimo a livello mondiale come, non proprio sotto sotto, desiderava Microsoft e successivamente l’MSX Association. Uno dei motivi - ma il mio, in quanto commodoriano di ferro, è un giudizio di parte - è che sotto il profilo hardware non rappresentava chissà quale svolta tecnica, essendo la piattaforma basata su componentistica tutto sommato comune. Immagine_inlineIl processore era ancora lo Z80, che girava ormai da diversi anni; la grafica era gentilmente offerta dal chip Texas Instruments TMS9918A, preso in prestito dal TI-99/4A; per l'audio e per il parziale controllo di alcune operazioni I/O si faceva ricorso al chip sonoro Yamaha YM2149F; infine per la gestione delle altre interfacce di I/O, come la gestione della tastiera, era utilizzato un Intel 8255.

Libertà... vigilata

Viceversa era interessante la chiave per garantire compatibilità software e hardware tra i sistemi, per i quali esistevano alcuni gradi di libertà lasciati ai singoli costruttori. Una fetta della RAM era utilizzata per le variabili di sistema, che mappavano le routine residenti in ROM relative alle funzioni standard di I/O, come gli accessi al floppy, l’utilizzo della stampante, la visualizzazione dei caratteri, della grafica sul monitor o altro. Immagine_inlineIn questo modo ogni costruttore aveva possibilità di progettare come voleva il proprio sistema, dovendosi limitare solo a garantire l’indirizzamento corretto attraverso la mappatura definita dello standard, disponibile in quella specifica area di memoria.

Evoluzioni

Inutile dire che anche per l’MSX ci furono, strada facendo, alcune evoluzioni… con continui miglioramenti della piattaforma a fronte, via via, della minor diffusione dello standard stesso. Così a MSX2 aderirono meno costruttori rispetto a MSX e lo stesso avvenne con il successivo MSX2+ e ancor meno con l’ultima generazione, MSX Turbo R, proposto e adottato solo da Panasonic, più o meno intorno al 1990.

Amen!

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