

MC n. 16, la svolta!
Un po' in sordina, l'annuncio di due pietre miliari dell'informatica: l'Apple Lisa e l'IBM Personal Computer. E scusate se è poco!
Correva l'anno 1983 e ai non-primi di febbraio arrivava in edicola il numero 16 di MC. Anche se non traspare immediatamente dalla copertina, si tratta di uno dei più importanti della sua storia.
Tra le news del mese troviamo l'annuncio tanto dell'Apple Lisa quanto dell'IBM Personal Computer, entrambi presentati ufficialmente in Italia poche settimane prima.
Due macchine che ai piskellians diranno poco o nulla, pur essendo di fatto i capostipiti della quasi totalità dei computer tuttora in circolazione, ovvero tutti quelli della piattaforma Apple (Mac OS) e Microsoft (Windows).
Oh, oh: mi è semblato di vedele un... topo! :-)))
«È una specie di scatoletta, collegata con un filo all'unità centrale, che viene fatta scorrere su una superficie qualsiasi (tipicamente il tavolo). Sul fondo del topo c'è una sfera che può ruotare in tutte le direzioni producendo un movimento corrispondente del cursore sullo schermo. Sempre sul topo c'è un pulsante, il pulsante di selezione».
Sfogliando MC n. 16, guarda caso proprio a pagina 16, compare uno strano computer dotato di un'interfaccia utente ben più umana del solito. È l'Apple Lisa, il capostipite di tutti i Mac, senza ombra di dubbio il primo computer destinato a cambiare PER SEMPRE l'informatica personale, che a quei tempi non aveva ancora una sua dimensione specifica.
Tra i punti chiave: uno schermo totalmente grafico - nonostante la risoluzione da display di frullatore moderno! - e soprattutto un'interfaccia basata su icone e finestre, magicamente gestite attraverso un'appendice a forma di topo. Da lì in avanti miliardi d'esseri umani in tutto il mondo - e non solo nei paesi di lingua anglosassone - l'avrebbero chiamato semplicemente mouse, nonostante a MC, ancora per qualche numero, più d'uno provò a identificarlo utilizzando il nostro idioma. Uhm...
Ma torniamo a MC n. 16 e a quella descrizione del sistema che nessuno - o quasi nessuno - a quei tempi avrebbe osato immaginare che per i decenni successivi sarebbe stato l'unico modo di usare i computer: «Sul video appare la nostra scrivania o il nostro ufficio, con le cartelline, gli archivi, i cassetti, il cestino della spazzatura, la stampante del computer e così via, tutto rappresentato con intuitivi simboli grafici. Per archiviare un documento lo 'prendiamo' con il topo spostando il cursore sul cestello della corrispondenza da smistare e premendo il pulsante, lo riponiamo nell'archivio di competenza sempre usando topo e pulsante. Non serve più? Dal cestello o dall'archivio, indirizziamo il nostro topolino sul cestino della spazzatura, premiamo il pulsante e il documento viene distrutto. Naturalmente non tutto si fa col topo: per introdurre i dati, i nomi dei documenti eccetera c'è la tastiera... In pratica, la simulazione degli oggetti sullo schermo e la selezione tramite il topo costituisce una specie di menù, estremamente complesso ma molto facile e immediato da gestire».
Ah però! :-)))
D'altro canto...
Anni luce dietro, tecnologicamente parlando, in quelle stesse settimane faceva capolino un altro computer destinato, anche questo, a cambiare la storia informatica. Si tratta dell'IBM Personal Computer, il capostipite di tutti i computer Windows, anche se all'epoca Windows stesso non era ancora stato inventato.
Già, a quei tempi i computer disumani si comandavano quasi esclusivamente per iscritto, ovvero digitando i comandi da tastiera e ricevendone l'output, spesso non grafico (quindi ancora per iscritto) su antichi monitor di solito a fosfori verdi, visto che il colore nell'informatica professionale era ancora poco diffuso. Ma l'IBM Personal Computer rappresentò la fortuna soprattutto per un certo Bill Gates, all'epoca già noto ma certamente non stra-miliardario: il sistema operativo che Big Blue decise di utilizzare per la sua creatura fu commissionato proprio alla Microsoft.
Queste le caratteristiche, cito testualmente, fondamentali della macchina: «Il personal computer IBM usa un microprocessore 8088 della Intel, un 16bit con bus a 8 bit. La memoria RAM è di 64 K byte nella configurazione base, ma può essere espansa a mezzo megabyte. A questo proposito, è stato ricordato - nel corso della conferenza stampa - che si tratta di una capacità doppia di quella di un 360/50, il più grande elaboratore IBM della fine degli anni '60, circa 200 volte più grosso e pesante e cento volte più costoso (effetto della svalutazione a parte). La tastiera è collegata all'unità centrale (che contiene i minifloppy) da un cavo a spirale lungo quasi 2 metri, è alta solo 5 centimetri e comprende 83 tasti tutti con repeat automatico, più tastierino numerico e 10 tasti funzione. Il video è monocromatico, antiriflesso a fosfori verdi; si può scegliere (da software) fra 40 e 80 colonne (25 righe) e grafica 320 x 200 o 640 x 400 punti».
Tombola!!!
Vic-Trislot, mi consenta! :-)))
Viceversa... il piccolo uovo di Colombo mostrato qui in foto e presentato sul medesimo numero di MC, è tutta farina (modestissima... :-) del mio sacco, a quei tempi giovane collaboratore esterno di MCmicrocomputer. Non abitavo ancora a Roma, studiavo a Pisa, pertanto mi toccava spesso prendere il treno nottetempo... quando avevo qualcosa di interessante (?) da proporre.
Il Vic-Trislot era una sorta di (ancorché banalissima) spina tripla per l'amatissimo Vic-20, con la quale era possibile collegare fino a tre cartucce d'espansione, contemporaneamente attive. Esisteva, in realtà, anche un accrocco originale offerto dalla casa madre per la medesima funzione, ma costava un botto e aveva le dimensioni di una piccola cassapanca in cui incastonare il malcapitato Vic-20 e i vari add-on.
Nell'articolo in questione, pubblicato a pagina 41 di MC n. 16, in realtà venivano proposte tre distinte soluzioni per collegare contemporaneamente più espansioni, ma quella certamente più pulita era senza dubbio l'adattatore esterno, proposto ai lettori anche come kit da ordinare via Posta. Nel senso che toccava andare in un ufficio postale ed effettuare il versamento tramite ccp o vaglia e attendere, non si sa quanto, che l'attrezzo venisse prima o poi recapitato a casa.
Che tempi!
Una curiosità, per finire: quello mostrato nell'articolo era il mio prototipo, sul quale avevo lavorato per settimane, e i due piedini neri quadrati che si intravedono posteriormente erano ricavati sagomando due elementi del cubo di Rubik, altra passione del sottoscritto all'epoca poco più che ventenne.