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dT n. 93/2023 del 13.10.2023
Cornice stile Ritorno al futuro
   
OCT 13 2023
   

Immagine di apertura

C'era una volta ... il Commodore

Vic-20, C64 e C128: la 'triade' del decennio successivo, i fantastici anni ottanta, almeno per i Commo-boys come me.

Immagine_inlineIl primo dei tre, a volerlo fortemente, fu il ben noto (?) e irrefrenabile Jack Tramiel. Da una parte era preoccupato per l’avanzata Apple - ai danni dei meno brillanti PET/CBM - dall’altra temeva l’arrivo dei giapponesi che certo non stavano, nemmeno loro, fermi a guardare.

Il Vic-20 era naturalmente figlio di alcuni prototipi. Il primo, progettato sulla carta e mai completato/realizzato, si chiamava TOI, acronimo di The Other Intellect (precursore concettuale di Think different?). Il secondo prototipo si chiamava MicroPET, il che la diceva lunga sulla sua natura. A dirla tutta mi sarebbe piaciuta di più questa denominazione, ma ragionarci dopo quaranta e più anni mi sembra del tutto inutile. 

Il C64, viceversa, sarebbe dovuta essere solo una sofisticata console di videogiochi, denominata MAX Machine in Giappone, Ultimax in America, VC-10 in Germania: non ebbe molto successo e fu presto ritirata dal mercato. Fu però la scusa per tirar fuori a basso costo (visto che lo sviluppo dei chip era già cosa fatta) un computer tutto nuovo, vera evoluzione del piccolo-grande Vic-20. Tant’è che inizialmente doveva chiamarsi Vic-40, ma poi divenne per sempre, e tale scelta fu più che azzeccata, Commodore 64 come i cappa che burrosamente offriva: gradisca!

Infine… il multiversale C128. Il più sfigato dei tre, ma solo perché arrivò a ridosso del ciclone Amiga, che terremotò tutti. Inclusa la stessa Commodore. Ragionando con i fantapensieri di oggi, potrei definirlo un computer in grado di vivere e far vivere più esistenze… parallele. Oltre a questo, a mio modestissimo avviso, credo sia stata la massima espressione degli “otto bit”, i personal e gli home computer che hanno accompagnato la nostra crescita, per molti di noi anche professionale...
Una delle macchine più complicate che mi siano passate per le mani, ma per questo anche una delle più interessanti… di cui ovviamente ricordo molto, molto poco. E infatti mi sono tanto divertito, ma soprattutto stupito, nel rileggere un po’ di articoli sul 128.

Ma davvero-davvero era così… intrigante? Beh, pare proprio di sì. 

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Progetto a cura di  Andrea de Prisco - AdP

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