Articolo pubblicato sul n. 128 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nell'aprile 1993

MCmicrocomputer


Prove prodotti:
Apple Macintosh PowerBook 165c

di Andrea de Prisco  

Sono almeno sei anni che Macintosh non vuol dire soltanto mouse, finestre, e tanta grafica, ma anche (soprattutto?) colore. E con la presentazione un anno e mezzo fa in quel di Las Vegas della linea PowerBook chi non ha cominciato a sognare un buon display a colori per una di quelle bestioline tanto attraenti?Copertina del numero di MCmicrocomputer contenente l'articolo

Eccoci accontentati, anche se con molto ritardo e con un display, a colori si', ma purtroppo solo a matrice passiva. Evidentemente i tempi non sono ancora maturi per l'utilizzo a basso costo di tecnologia a matrice attiva per il colore, e proporre sul mercato il primo PowerBook a colori molto costoso non sarebbe stata la scelta piu' opportuna. Il PowerBook 165c, invece, costa solo 6.100.000. Diciamo "solo" dal momento che e' praticamente un PowerBook 180, grazie al processore 68030 a 33 MHz e al coprocessore matematico gia' presente nella macchina, ma costa 200.000 lire in meno di quest'ultimo (che pur essendo monocromatico a 16 livelli di grigio utilizza uno spendido display a matrice attiva). Siamo comunque disposti a scommettere qualsiasi cifra che la Apple presto annuncera' una macchina PowerBook con display a colori a matrice attiva da porre al vertice della gamma: del resto se il 180 puo' permettersi il lusso di costare tre milioni piu' del 145 (che oltre al display a matrice passiva ha il clock a 25 MHz), non ci stupiremmo di vedere presto un ipotetico 195c a poco piu' di otto milioni e con display a matrice attiva a colori. Con tanto, magari, di possibilita' di upgrade per gli  acquirenti del primo.

Ma torniamo al presente e al nostro 165c oggetto di questa prova. Le rimanenti caratteristiche sono quelle ormai consuete degli altri notebook Macintosh: massima ergonomia d'uso grazie alla tastiera spostata in avanti e alla trackball integrata al centro del "supporto polsi", uscite Macintosh standard (inclusa quella per il monitor esterno, dal 12" al 16", verticale e standard VGA-SVGA compresi!). La memoria Ram e' di base pari a 4 MB espandibile a 14, l'hard disk puo' essere da 80 o 120 MB. I colori visualizzabili contemporaneamente sono 256 da una palette di 4096, ma non e' prevista alcuna possibilita' di espansione della videoram, nemmeno per l'utilizzo con un monitor esterno.

 

 

Descrizione esterna

 

Il look dei PowerBook e' ormai noto: colore grigio scuro "anti sporco", superficie leggermente porosa "anti scivolo", finitura estetica con delle righe leggermente a rilievo che snelliscono l'aspetto molto pulito della macchina. Sul lato destro troviamo l'accesso al drive interno da 1.4 MB, su quello opposto l'alloggiamento per la batteria ricaricabile al Nichel Cadmio che assicura un'ora, un'ora e mezza di funzionamento lontani da una piu' rassicurante presa di corrente. Sul retro troviamo la presa per l'alimentatore esterno (per questo modello e' stato potenziato a 24 W) e le connessioni per il mondo esterno coperte da uno sportellino di plastica. Queste sono la porta seriale, la porta AppleTalk, la porta ADB, le prese per microfono esterno e altoparlante esterno, una porta SCSI, l'uscita per l'eventuale modem interno e la porta video con un connettore non standard Macintosh che pero' diventa tale grazie ad un apposito adattatore fornito a corredo. Anche il pulsante di accensione e' coperto dallo sportellino di protezione cosicche' per accendere il PowerBook e' necessario prima aprire quest'ultimo e poi azionare il comando. Fortunatamente per riemergere dallo stato di Stop (che si seleziona sempre dal menu "Altro" del Finder) e' sufficiente la pressione di un quasiasi tasto  della tastiera.

Altro elemento di primaria importanza dell'estetica dei PowerBook sono i piedini roteanti presenti posteriormente a destra e a sinistra che permettono alla macchina di assumere un assetto piu' ergonomico. L'idea, originale Apple, e' poi stata ripresa anche da altri costruttori di notebook MS-DOS compatibili, con piedini piu o meno facilmente estraibili.

Agendo sul comando di sblocco frontale possiamo accedere al vano tastiera display. A parte l'LCD a colori (e il fatto che il display e' da 9" invece che 10"), nulla di nuovo anche da queste parti. Da segnalare la presenza del microfono di sistema integrato nella cerniera e i comandi luminosita' e constrasto un po' scomodi da utilizzare. Specialmente l'ultimo, che  richiede una regolazione molto accurata nelle varie situazioni per ottenere sempre il massimo dal display a colori a matrice passiva.

La trackball, grazie allo spessore del computer abbastanza ampio, e' di generose dimensioni, consentendo un uso agevole e una buona precisione di puntamento. Sopra e sotto la "palletta" troviamo il tasto mouse duplicato per favorirne quanto piu' possibile la presa, in qualsiasi posizione si trovino le mani al momento dell'utilizzo.

La tastiera e' esattamente quella degli altri PowerBook (solo quella del Duo e' diversa) con una corsa dei tasti piu' che sufficiente per un utilizzo anche prolungato: ad ogni modo per i piu' esigenti e' comunque possibile collegare una tastiera esterna all'apposita porta ADB (mi ricorda qualcosa, ndr) presente sul retro. Personalmente, e continuero' a protestare in ogni prova di Macintosh che mi capitera' di scrivere, non condivido affatto la disposizione dei tasti tipo macchina da scrivere italiana. Ok per le accentate, che DEVONO esserci, ma i numeri sotto shift, specialmente in un notebook privo di tastierino numerico, proprio non si sopportano. Per non parlare della "Z" al posto della "W" e la "M" nel posto sbagliato. Se la preoccupazione e' per le povere segretarie che hanno buttato tutta la loro gioventu' ad imparare a dattilografare anche bendate, si puo' sapere perche' le tastiere italiane di tutti gli altri computer hanno una disposizione dei tasti  diversa ? Lo so che la Apple "filosoficamente" sta dalla parte del giusto, ma e' per ragioni statistiche si ritrova ad essere "diversa". E l'utente MS-DOS (che tanto la Apple tenta di accaparrarsi) vuole una tastiera italiana QWERTY. Checche' ne dica la sua dattilografa!

 

 

L'interno

 

Tralasciando il fatto che le viti utilizzate sono di tipo Torx (a meta' strada tra le esagonali e le viti a croce) di due diverse misure, l'apertura del PowerBook 165c non pone alcun tipo di problema. Anzi, per essere piu' precisi anche "dentro" e' proprio un Mac. Regna la pulizia e l'ordine nonostante non sia elevatissimo il livello di integrazione. Tutta l'elettronica giace su ben tre schede sovrapposte, quella centrale addirittura con i componenti saldati su entrambi i lati. Mi stavo infatti arrabiando quando non trovavo il coprocessore matematico 68882: a chi credono di prendere in giro, questi della Apple ? Proprio al sottoscritto: stava dall'altro lato della scheda!

Anche dopo un'analisi molto accurata (nonche' ravvicinata) non si nota alcun "ripensamento" a livello di circuiteria: cio' dimostra che si tratta di un prodotto piu' che maturo dal quale non possiamo non aspettarci massima affidabilita'. Del resto col mio PowerBook 100 ci lavoro tutti i giorni da un anno e mezzo senza lai aver avuto il minimo problema (se non la rottura di un piedino...).

L'hard disk del 165c e' posto in basso a destra, in alto, sutto stesso lato vi e' lo spazio per alloggiare il fax/modem interno che potra' essere sia quello della serie precedente (solo trasmissione fax) o il nuovo modello, denominato ExpressFax, in grado anche di ricevere fax e con una velocita' di trasmissione dati in funzionamento modem di 14400 baud che con la compressione dati supportata raggiunge quota 57600.

Tutta l'elettronica, per finire, e' completamente schermata da una struttura metallica, come impongono le normative americane riguardo le emissioni radio.

 

Il display

 

Il bello del PowerBook 165c e' che e' a colori. Il brutto e' che dobbiamo accontentarci di un display a matrice passiva. Possiamo pero' garantirvi che si tratta, nella sua categoria, di un'unita' di ottima qualita', che con una buona regolazione del contrasto, inclinazione dello schermo (peraltro molto ampia una volta regolato il primo) e non ultima una ottimale illuminazione ambiente riesce a farsi perdonare molto facilmente l'effetto di "shadowing" tipico di tutti i display a matrice passiva (a colori e a livelli di grigio). Si tratta di quelle piu' o meno fastitiose linee verticali o orizzontali di intensita' media che scaturiscono da zone di display dove viene visualizzato qualcosa di molto netto. L'effetto si minimizza regolando opportunamente il contrasto e l'inclinazione del display e, lo ripetiamo, riguarda tutte le unita' a matrice passiva, sia a colori che in bianco e nero

Questa specie di eco e' dovuta al fatto che i pixel dello schermo vengono eccitati inviando segnali attraverso due griglie di elettrodi (una verticale ed una orizzontale poste davanti e dietro le celle LCD). Per accendere ad esempio il pixel di coordinate (100,200) si alimentera' l'elettrodo orizzontale 200 e l'elettrodo verticale 100. Essendo pero' le celle LCD tanto piccole e tanto vicine tra di loro (nei display a colori cio' e' ancora piu' accentuato dovendo pilotare una triade per ogni pixel) la corrente dei due elettrodi non colpisce solo la cella desiderata ma in parte va ad eccitare parzialmente anche le celle adiacenti in verticale e in orizzontale. A questo va aggiunto che ogni pixel di un display LCD rimane nero solo durante l'eccitamento (piu' un tempo di latenza, naturalmente) e quindi le due griglie di elettrodi non fanno altro che scandire continuamente l'intera superficie. Un po' come succede col cannone dei normali tubi a raggi catodici.

 

 

 

Conclusioni

 

Ogni considerazione finale va fatta tenendo conto anche del fattore prezzo. La macchina costa, nella versione con 4 megabyte di RAM e hard disk  da 80 megabyte, poco piu' di sei milioni piu' IVA. Che mi sembrano piu' che meritati considerando che monta un 68030 a 33 MHz con gia' installato il coprocessore matematico 68882. Fare paragoni con corrispondenti modelli MS-DOS compatibili non credo sia il caso data la diversita' di sistema utilizzato, anche se bisogna ricordare che molte applicazioni (Excel, Word, Lotus, Wordperfect, Illustrator, PageMaker, ecc.) sono disponibili per entrambi i sistemi e con totale compatibilita' di interscambio file anche grazie al superdrive incorporato che legge anche i dischi MS-DOS. Ma non crediamo, comunque, che il PowerBook 165c possa interessare l'utente che ha gia' un sistema MS-DOS fisso. Crediamo che possa essere utile a tutti gli utenti Macintosh che fanno un uso molto spinto del colore (ad esempio grafica pubblicitaria) per avere la possibilita' di modificare in tempo reale, magari presso il "cliente", il lavoro terminato in ufficio, mostrandone a video l'anteprima a colori.

Il display, per quanto "passivo" riesce a tirare fuori abbastanza colore per la maggior parte delle applicazioni "tranquille". Siamo, comunque, al massimo livello finora ottenibile: 256 colori e' quanto siamo riusciti a vedere anche sugli schermi a matrice attiva. Penso che per il truecolor, dobbiamo ancora aspettare un po'.

 

 

Riquadro prezzi:

 

Costruttore e distributore

 

Apple Computer SpA

Via Milano 150

Cologno Monzese (MI)

Tel. 02/273261

 

Prezzi (IVA esclusa):

 

Macintosh PowerBook 165c  Ram 4 MB, HD   80 MB             6.100.000

Macintosh PowerBook 165c  Ram 4 MB, HD 120 MB             6.760.000 


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