Articolo pubblicato sul n. 115 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nel febbraio 1992

MCmicrocomputer


Prove prodotti:
Amstrad ACL-386SX120

di Andrea de Prisco

Mo' mi dovete spiegare una cosa: tre mesi fa, ad ottobre, pesavo circa 24 chili piu' di ora e su MC recensivo il palmtop MiniPC della Elox. A dicembre (la mia bilancia segnava gia' meno quindici) scrivevo la prova-viaggio del PowerBook della Apple che sicuramente avrete letto sul numero scorso. Questo mese mi tocca un vero e proprio "belv-top"...Copertina del numero di MCmicrocomputer contenente l'articolo

I fatti sono due: ho smetto la dieta, oppure la prossima volta mi tireranno dietro almeno 18 tower a 50 MHz l'uno per un totale di... svariati quintali!

Bando alle (solite, mie) chiacchiere e passiamo alla "belva". Certo, per dimensioni e peso, non puo' non essere definito tale, ma la "belvaggine" dell'oggetto non e' certo riferita solo a questi, se vogliamo, lati negativi ma soprattutto a quelli positivi. Stiamo parlando infatti dell'Amstrad ACL-386SX120 dove la "C" al secondo posto sta per "Colore", 386SX per il processore usato, e il 120 finale per la dimensione dell'hard disk interno. E non vi abbiamo ancora detto che il diplay LCD a colori e' uno stupendo TFT ultra contrastoso in standard VGA, l'SX utilizzato e' a 20 MHz, mentre l'hard disk e' addirittura rimovibile.

Quindi altro che LapTop (per reggerlo ci vorrebbero le coscione di Pamela Prati...): si tratta in pratica di un vero e proprio computer da tavolo trasportabile autoalimentato e dotato di tutto cio' che e' necessario... per non farsi mancare mai nulla. Compreso uno slot di espansione ISA per schede corte, facilmente accessibile dal fondo della macchina semplicemente asportando una vite.

E con tutti i vantaggi, come vedremo, di una disposizione molto razionale delle varie componenti, dalla tastiera ergonomica di qualita' elevatissima, all'unita' per floppy disk facilmente accessibile, alla robusta maniglia per il trasporto, all'alimentatore interno all'apparecchio. Ciliegina finale (peccato non sia rossa, acc!) sulla macchina e' compresa anche una piccola trackball facilmente pilotabile col pollice della mano destra. MS-DOS 5.0 e Windows 3.0 completano, invece, la dotazione standard di software fornito a corredo.

 

L'Esterno

 

Dicevamo, prima, che dimensioni e peso della macchina fanno si' che sia piu' opportuno parlare di un trasportabile che di un vero e proprio LapTop. Nonostante il fatto che tale dicitura appaia serigrafata direttamente sul corpo di questo Amstrad. L'utilizzo come tale, sulle gambe, e' praticamente impossibile dal momento che tanto la lunghezza dell'apparecchio quanto il baricentro piuttosto arretrato (a display aperto, come lo useremmo) provocano di fatto il doloroso ribaltamento dell'intero apparato appena smettiamo di digitare (con una certa forza) sulla ottima tastiera. Quindi, lasciamo perdere le gambe (specialmente le nostre...) e appoggiamo comodamente il "pupo" su un supporto piu' consono quale potrebbe essere una... (provate ad indovinare) scrivania. La finitura esterna dell'Amstrad in prova e' in grigio scuro antigraffio: anch'essa, come peso e dimensioni, contribuisce a dare un'idea di massima robbustezza dell'insieme. Altrettanto abbondante nelle dimensioni e' il coperchio-display che protegge, come sempre, anche la tastiera, di cui parleremo dopo. Sul lato sinistro troviamo un connettore per un'unita floppy disk esterna e quello per connettere una tastiera IBM compatibile qualora non siate completamente soffisfatti (difficile...) della tastiera interna. Sul lato opporto troviamo l'alloggiamento per il drive 3.5" da 1.44 MB. La maniglia per il trasporto e' disponibile sul frontale ed e' anch'essa estremamente robusta, in metallo, anche se convenientemente rivestita in plastica dello stesso colore del cabinet (ebbene si', questa volta possiamo proprio chiamarlo cosi': e' possibile inserire anche schede dentro!).

Cio' che non ci convince molto, invece, e' la stabilita' della macchina in posizione verticale ovvero quando l'appoggiamo momentaneamente sul pavimento durante il trasporto. Bastavano quattro gommini anche sul retro (oltre che sul fondo, dove ne troviamo addirittura cinque) per risolvere economicamente il problema, sempreche' tale puo' essere chiamato. E veniamo al retro. Qui troviamo una interfaccia seriale, una parallela, una porta per il video esterno, la presa per alimentazione a rete (110-220 V senza bisogno di settaggio) una presa per l'alimentazione DC per effettuare l'utilizzo o la ricarica delle batterie interne dalla presa accendisigari della propria auto. Proprio sotto a questa presa troviamo uno sportellino per accedere all'hard disk rimovibile. Due viti bloccano questo nella giusta posizione scongiurando eventuali falsi contatti del connettore interno. Basta pero' allentarle un po' per sfilare facilmente l'hd e sostituirlo in pochi secondi con un altro. Va da se' che le viti non sono, per cosi' dire, obbligatorie e utilizzando prevalentemente la macchina su un tavolo possiamo tranquillamente dimenticare il problema delle viti a tutto vantaggio di una sostituzione immediata della memoria di massa.

Sotto alla sede dell'hd troviamo l'allogiamento per una scheda "corta" standard ISA. In pratica la lunghezza massima e' data dal connettore doppio del bus AT quindi sono facilmente individuabili, a colpo d'occhio, le schede installabili su questa macchina.

Non manca, sempre sul retro, un comodo interruttore d'accensione (protetto  da due alette im plastica che prevengono accidentali azionamenti del comando) nonche' una ventola di raffreddamento relativa all'alimentatore: funziona solo quando il computer e' collegato a rete, indipendentemente dal fatto se questo sia acceso o spento (nel primo caso va piu' veloce), e non "rompe" quando utilizziamo le batterie interne. 

 

Tastiera e display

 

Detto questo, apriamo finalmente il coperchio e ammiriamo i due fiori all'occhiello di questa macchina: la tastiera e il display.

Cominciamo dalla prima. Si tratta, come detto, di un'unita' di ottimo livello, con i tasti (85) disposti ergonomicamente che nulla hanno a che vedere con le solite "micragnose" (la corsa non te la do, tie!) tastiere da portatile. La qualita' e' quella tipica di una tastiera esterna di un buon PC di marca: peccato solo che non sia separabile dal sistema come accade gia' per altri portatili provati. Anche le dimensione dei tasti sono generose, nessuna funzione e' relegata in seconda battuta eccezion fatta per il tastierino numerico non presente fisicamente ma immerso nella tasteriera alfanumerica. Ottima la posizione dei tasti di servizio, quali Enter, Shift, movimento cursore, Control, Alt, Insert, Delete, eccetera. Enter e Backspace sembrano essere (e forse lo sono) addirittura piu' grandi, quindi piu' comodi, di quelli presenti sulle tastiere standard per PC. Ottima anche la "grafica", in grigio chiarissimo per i tasti alfanumerici e grigio scuro per quelli di servizio, alternanza cromatica presente (e molto apprezzata) anche per i tasti funzione cosi' raggruppati in blocchi da quattro (abitudine, questa, diffusa nelle tastiere separate, ma difficilmente presente nei portatili).

Tra tastiera e display troviamo la trackball integrata e la solita serie di spie indicanti lo stato di ricarica, l'accensione, la pressione dei tasti CapsLock, ScrollLock, NumLock. Accanto a queste tre spie troviamo anche un "buchetto" per effettuare il reset della macchina nei casi piu' "disperati". L'operazione e' possibile solo utilizzando un oggetto appuntito dunque ben difficilmente attuabile per sbaglio.

Per quanto riguarda la trackball, l'unico difetto che possiamo additargli (il suo miglio pregio, naturalmente, e' quello di "esistere"... oh, come sono poetico!) sono le dimensioni un po' troppo lilliputziane. Non che ci siano particolari problemi di utilizzo, ma di solito questi oggetti sono abbastanza piu' grandi e, avendoli gia' utilizzati, ci si puo' trovare un attimo a disagio le prime volte che si utilizza questa. A destra e sinistra della "palletta" sono naturalmente presenti i tasti primario e secondario della periferica di puntamento. Sul coperchio, oltre al display l'unico comando presente e' quello della luminosita' della retroilluminazione non essendo necessario alcun aggiustamento di contrasto trattandosi di un dispositivo TFT (thin film transistor) notoriamente di "ampie vedute": comunque inclinerete il display o vi disporrete rispetto ad esso disporrete sempre una visibilita' eccellente sotto ogni punto di vista (scusate il secondo "rigiro" di parole, penso pero' di essermi spiegato molto bene...) sicuramente migliore di qualsiasi CRT, specialmente riguardo la messa a fuoco, problema tipico di quest'ultimi e inesistente per i primi.  

 

L'interno

 

L'idea di estrema solidita' di questa macchina non viene affatto smentita una volta preso in mano il cacciavite per il consueto giretto all'interno, nei meandri piu' nascosti. Iniziamo col dire che l'apertura dell'Amstrad  e' in pratica svolta in due fasi. La prima, togliendo solo quattro viti, permette di accedere alla parte di elettronica posta sotto alla tastiera, raggiungendo cosi' lo zoccolo per il coprocessore matematico e l'alloggiamento per i moduli SIMM per espandere ulteriormente la memoria. La macchina, di base, dispone oltre ai canonici 640 K anche di 3 megabyte "on board" che sicuramente sono piu' che sufficienti nella maggioranza dei casi. La memoria totale installabile e' pari a 16 MB per un totale, quindi, di ben 20 MB di RAM totale.

La seconda fase dello smontaggio della macchina permette, svitando un'altra manciata di viti, di togliere tutto il semiguscio superiore mettendo cosi' a nudo tutta la rimanente elettronica.  Non c'e' che dire: ripensando al portatile Amstrad provato dal sottoscritto qualche anno fa (non ricordo la sigla ma solo la forma: in pratica un PC tradizionale "piegato in due" ed una buffa maniglia di lato) si vede che il tempo trascorso ha lasciato maturare i suoi frutti: la costruzione interna e' di qualita' ineccepibile, non si nota alcun "ripensamento dell'ultima ora" e il tutto e' assemblato con la massima cura: si vede che si e' tenuto particolarmente conto del fatto che non si mirava assolutamente alla (pericolosa) miniaturizzazione dell'insieme tutto a vantaggio della affidabilita' globale. Un carro armato...

 

Conclusioni

 

Con l'avvento del colore nei computer portatili, si sta assistendo ad un nuovo rilancio di questo genere di prodotto, tecnologicamente sempre molto avanzato, forse ancora non troppo maturo per una diffusione su larga scala. Essenzialmente per due grossi motivi "negativi" che gravano pesantemente sul bilancio totale nel quale le grandi entrate sono rappresentate essenzialmente dall'alta qualita' di questi display attualmente disponibili sul mercato. Il primo e' sicuramente l'alto costo di produzione, il secondo l'elevato assorbimento che mal si accorda con prodotti alimentati a batteria.

E pensare che stanno arrivando sul mercato anche minuscoli notebook dotati di display a colori. Mi domando (e non vedo l'ora di provarli) quanti secondi di autonomia lasciano al povero utente pericolosamente lontano da una rassicurante presa di corrente. Non piu', quindi, veri e propri portatili ma solo computer con "gruppo di continuita" incorporato ? Si ? No? Chissa!

Certo e' che se la legge e' uguale per tutti tanto piu' la legge "fisica" non concede eccezioni e attualmente e' molto difficile pensare sia a display a matrice attiva da pochi milliampere di assorbimento cosi' come a batterie ricaricabili formato stilo da 55 A/h (come una buona batteria d'auto).

Ma torniamo al nostro Amstrad. Come praticamente tutti i prodotti con questo marchio il prezzo e' molto contenuto in rapporto alle prestazioni offerte. E se pensate che otto milioni e mezzo siano tanti, state semplicemente dimenticando, o ignorando, il fatto che altri marchi piu' blasonati per una cifra simile offrono la sola "differenza di prezzo" tra il medesimo modello con dispay monocromatico e con displat TFT a colori. E non uscitevene con la battuta "cio' vuol dire che computer vale zero..." perche' sarebbe una grossa bugia oltre che una imperdonabile cattiveria. Stiamo parlando di un 386SX a 20 MHz con 4 megabyte di RAM e hard disk rimovibile da 120 megabyte 19 millisecondi di tempo di accesso. Minimo minimo quattro milioni di computer extra-display. Come Amstrad sia riusita a contenere cosi' il prezzo totale (tenendo conto che ovviamente non produce da se' gli LCD che utilizza) resta come sempre un mistero. Come spesso succede praticamente con ogni suo prodotto. Con una formula tutto sommato azzeccata: semplicita' progettuale e costruttiva non a discapito della qualita' del prodotto ma solo verso spesso superflue sofisticazioni con l'allettante obiettivo di offrire sempre prezzi bassissimi. Che per una buona fetta di mercato puo' essere, ed e', la cosa piu' importante.

 


Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni clicca qui