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Digitando, digitando... n. 05/2015 del 27.04.2015 1985!!! :-)

MC n. 40, trent'anni fa! :-)

di Andrea de Prisco

Lo già detto molte volte: sì, lo so, finisco per essere ripetitivo. Ma mai come sfogliando questo numero di MC di trant'anni fa, dell'aprile 1985, mi accorgo di come quei tempi erano, per davvero, distanti anni luce da oggi.

E non tanto per banali questioni hardware riguardanti le quantità di memorie a disposizione, le velocità - si fa per dire... - dei processori disponibili all'epoca e/o dei costi di questi "attrezzi" che oggi non faticheremmo a definire inconcepibili (eppure all'epoca non ci stupivamo più di tanto), quanto per quello che si legge in merito alla nascente "telematizzazione di massa" - non provate a dire Internet che all'epoca ancora non c'era! - che di lì a poco avrebbe stravolto le nostre abitudini di vita digitale e non.

 

Aho, gli americani so' forti! :-)

 

Faccio il finto tonto ma, incontestabilmente, io c'ero. Eppure a leggere le parole di Nuti nel suo editoriale un certo sussulto l'ho avuto e come! Evidentemente devo proprio aver rimosso quei tempi, tant'è che mi stupisco non meno di chi, in questo momento, mi legge. Anzi, ci legge:

«Da un po' di tempo, in America, - scriveva Nuti nell'85 - per essere "in", accanto all'indirizzo, al numero di telefono, di telex e di telecopiatore si riporta anche il numero di "The Source" o di un altro servizio analogo. Come dire: "puoi scrivermi, telefonarmi, mandarmi un telex, un fac-simile, ma se vuoi fare prima, lascia un messaggio nella mia casella di posta elettronica".
Così sui manuali Hewlett Packard destinati ai programmatori indipendenti, così sulle maggiori riviste americane. Con la solita vena scanzonata su Creative Computing di gennaio hanno scritto: "hai una gran fretta di raggiungere Betsy Staples, John Anderson, Dave Ahl" (il vulcanico padre-direttore-ispiratore di Creative) "od un altro redattore? Puoi farlo attraverso il servizio di posta elettronica MCI. Spedisci a BSTAPLES." (Il codice della casella postale elettronica MCI destinata ai lettori di CC)».

 Intanto, alzi la mano del mouse e dica "lo giuro" chi sa, oggi, cosa sia un telecopiatore, ma senza spiare con Google. Naturalmente non lo sapevo nemmeno io, credo anzi di non aver mai sentito pronunciare questa parola in vita mia. È il fax, che evidentemente all'epoca qualcuno li chiamava così. Buono a sapersi! :-)))

«In alcuni casi - prosegue Nuti - occorre che mittente e destinatario siano entrambi abbonati al servizio, in altri basta che sia abbonato il destinatario; ma in tutti chi indica il proprio numero di posta elettronica, dà implicitamente per scontato che il lettore conosca numeri e procedura di accesso a quella particolare rete. E, per loro fortuna, un gran numero di cittadini statunitensi ha ormai una notevole dimestichezza con i servizi telematici. Una dimestichezza che passa attraverso il non trascurabile fatto che negli Stati Uniti si può fare telematica a prezzi popolari. Basta farla fuori del Peak Time. Oppure basta farla in proprio (a livello locale) attraverso le migliaia di CBB (Computer Bulletin Board) nati spontaneamente».

 Già, se è vero che in qualche modo e in qualche (raro) posto, il "concetto" di posta elettronica esisteva e funzionicchiava pure, non bisognava dimenticare che i vari "posti" non erano nemmeno interconnessi tra loro - questo avvenne poi con Internet, inter-net! - e quindi o si faceva parte dello stesso gruppo di iscritti (quasi sempre a pagamento, pure salato) o potevamo scordarci la comunicazione telematica con altri. Prendere o lasciare!

(prendemmo, il resto è Storia)

 

Quanti "portatili"... :-)))

 

«Presentato negli Stati Uniti da qualche mese è arrivato anche in Italia l'Integral, il Personal Computer Integrato HP dalle prestazioni elevatissime. È una macchina basata sul microprocessore MC 68000, con sistema operativo Unix: quanto di più potente ed evoluto sia disponibile oggi sul mercato, quindi. Con i suoi 11 chili e mezzo l'Integral è effettivamente facile da trasportare, nonostante incorpori il microfloppy (da 700 K) e la stampante (thinkjet 80 colonne a getto di inchiostro): i circa 15 milioni impongono ovviamente un po' di attenzione, un urto contro lo stipite di una porta potrebbe costare caro... Comunque, l'IntegraI è la più economica work-station Unix attualmente sul mercato».

Ah, però! Ma ci rendiamo conto? 11,5 kg di peso ed era un... portatile! Anzi, un "trasportabile", come li chiamavamo a quei tempi, anche perché (ovvio, no?) mica poteva funzionare a batteria, con tutto quel bendidio al suo interno. Il display, di tipo elettroluminescente (bisnonno degli ormai antichi "plasma"), consumava un botto e anche la stampante integrata non era da meno. Poi i processori all'epoca assorbivano tutta l'energia che volevano (non c'erano mica le versioni mobile) e lo stesso accadeva con la memoria RAM integrata, che spesso non raggiungeva il megabyte di dimensione massima, quando era "super espansa".

Ma i trasportabili per antonomasia, nella prima metà degli anni ottanta, erano senza ombra di dubbi gli Osborne disponibili nel 1985 in più versioni, a seconda della dimensione del video e della tecnologia stessa del display.

Si andava da minuscoli CRT (tubi catodici, in molti non sapranno nemmeno che sono... :-) da 5 o 7 pollici fino ad "evolutissimi" LCD, magari nemmeno retroilluminati, né a matrice attiva, tutti ovviamente monocromatici e dalla visibilità quantomeno discutibile.

I prezzi erano, fortunatamente, assai più ragionevoli del "bestio" di cui sopra (l'HP dalle prestazioni elevatissime), ovvero si ragionava da un minimo di due milioni e mezzo per l'Osborne 1, ormai fuori produzione ma ancora in vendita fino ad esaurimento scorte, ai quasi sei dell'ultimo nato, il modello a tracolla al centro nella foto.

Continuando a sfogliare le News di MC n. 40 troviamo anche questo robo, che non è propriamente un computer ma un semplice "terminale per l'automobile" (se non è fantascienza questa!!!).

«Con il terminale KDT 480 è possibile accedere alle informazioni di un computer centrale posto anche a grande distanza. Il sistema non si avvale di un comune modem, per il quale ovviamente bisogna avere una linea telefonica disponibile, ma di un sofisticato sistema di trasmissione radio.
L'impiego previsto è quello di un terminale mobile da installare in macchina (ma non soltanto), per uomini di affari o comunque per chi vuole avere, ovunque si trovi, un terminale collegato con il proprio computer. Una vera chicca per chi ama i computer portatili e non vuole sottostare a inevitabili limitazioni. L'elenco delle caratteristiche sarebbe molto lungo, ma vale la pena di menzionare che il KDT 480 possiede un video grafico da 480 caratteri in una matrice 14x 40. La tastiera ha ben 12 tasti di funzione duplicabili e, incredibile, dispone anche di un sistema di illuminazione notturna dei tasti!
».

Gulp!

Infine, per la serie "Chi l'ha visto?" a quanto pare sembra sia esistito - forse solo come prototipo, non so - questo simpatico Commodore. Portatile, in questo caso, nel vero senso della parola, visto che il sistemino incorporava anche una fonte di alimentazione a batterie che gli permetteva un'autonomia di funzionamento di ben 15 ore.

Sarà stato vero? Uhm...

Si trattava, a prescindere dal form factor, di un'evoluzione (ennesima) del mitico, quanto indimenticabile Commodore 64, in questo caso dotato di ben 96 KB di ROM. Trovavamo infatti preinstallati alcuni software di produttività personale prêt-à-porter: un wordprocessor, un file manager, un indirizzario, un calcolatore, un blocco note, un emulatore di terminale, un programma di pianificazione, il Basic e un monitor per il linguaggio macchina.

Il display a cristalli liquidi era da 16 righe per 80 colonne, non si sa se dotato di output grafico o meno.

Non ci dormirò per il prossimi trent'anni! :-)))

 

 

:-)

 


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