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Digitando, digitando... n. 28/2013 del 02.12.2013 1983!!! :-)

MC n. 25, trent'anni fa! :-)

di Andrea de Prisco

«Antò, fa freddo!». Checché ne dica il calendario & gli astronomi tutti, l'inverno è proprio scoppiato, anche se l'aria di Natale non si respira ancora appieno. Come ormai sta diventando consuetudine (triste) da un po' di anni a questa parte...

Non sembrava essere così trent'anni fa, almeno sfogliando MC n. 25 del dicembre 1983. Si è trattato di un numero piuttosto ricco, a cominciare dalle pubblicità che iniziavano, anche queste, a farla da padrona tra quelle pagine. Ben 58 inserzionisti "contribuiranno" a quel numero... poca roba rispetto a quello che accadde negli anni a seguire.

 

Buon Natale

 

Clicca per ingrandire...Il n. 25 di MC si apre, naturalmente, con questo augurio. Il buon Nuti racconta la sua esperienza domestica con il primo PC portato a casa, nella fattispecie di come l'abbia accolto a braccia aperte sua moglie, che da lì a poche ore aveva già scritto "il suo primo programma applicativo".

E questo la dice lunga, come al solito, su come fossero diversi quei tempi rispetto ad oggi, indipendentemente dai K/M/Gbyte in gioco, così come delle frequenze di clock, delle architetture hardware e software disponibili allora rispetto ad oggi.

Scartavi il computer, lo collegavi alla corrente, lo accendevi e... con il manuale davanti ti rimboccavi le maniche (per programmarlo!) se lo volevi usare per qualsiasi cosa. Non come oggi, dove il 99 per cento degli utenti usano il computer allo stesso modo di un televisore, un forno a microonde, se non addirittura un frigorifero (ovvero un posto nel quale mettere cose!) ... eccetera, eccetera, eccetera!

"Quando, - scriveva Nuti nel suo editoriale - un sabato mattina portai a casa il mio primo personal computer, non avrei mai immaginato il seguito della storia. Fatto si è che aperto lo scatolone e messo il computer sul tavolo, mia moglie disse: "Mi fai provare?". Domenica all'ora di pranzo era a metà del manuale ed aveva già realizzato il suo primo programma applicativo. Da un lato ero un po' seccato, ma dall'altro soddisfattissimo: quale miglior dimostrazione della mia teoria e cioè che per imparare ad usare il computer basta una macchina a disposizione, un manuale di istruzioni comprensibile ed un po' di buona volontà?".

 

Arriva, o quasi, il masterizzatore!

 

C'è una News in particolare, peraltro piccola piccola, che ha attratto la mia attenzione tornando a sfogliare quelle pagine di trent'anni fa. Si intitola "Disco Ottico da 1GB!", la riporto testualmente:

"La Shugart ha realizzato una nuova tecnologia di registrazione e gestione dati: il disco ottico, basato su un raggio laser che realizza entrambe le operazioni di lettura e scrittura. La principale differenza rispetto alla convenzionale tecnologia magnetica è nella scrittura: trattandosi di un disco realizzato in polimeri plastici il supporto non è poi modifica bile, mentre la lettura può esser sempre effettuata. Questo svantaggio è parzialmente ovviato dall'enorme disponibilità di memoria, 1 Giga-Byte, a disposizione su ogni disco. Questo ha il raggio di 12 cm, viene venduto già formattato ed ha un tempo di accesso medio di 100 ms. Il lettore misura 61*45*18 (piccolino, vero?!?, ndr), ed è disponibile in due versioni, la Optimem 1001 a singola densità, la 1002 con quella doppia".

Beh, se non è un masterizzatore, tipo quelli molto di moda nel decennio successivo poco ci manca. A farne la differenza, forse, quel "già formattato" (i CD propriamente detti non sono formattati in tracce e settori come i dischi magnetici) e il non trascurabile dettaglio che a quell'epoca, almeno in Italia, il Compact Disc non era ancora arrivato (o se era arrivato era arrivato da pochissimi mesi) e qui già si parla di possibilità di registrare in casa su supporto ottico.

 

IBM PC Junior (???)

 

Per la serie "Chi l'ha visto?", sempre nelle News di MC n. 25, si parla anche dell'IBM PC Junior che da lì a poco sarebbe arrivato sul mercato. Francamente non me lo ricordo, il che mi porta a pensare - ben venga la smentita! - che in Italia non si sia mai visto, almeno tramite i canali ufficiali.

Era un IBM (notoriamente sigla di International Business Machines) per l'uso - colpo di scena! - home, come lo intendevamo a quei tempi, con tanto di alloggiamenti atti a ospitare cartucce per videogiochi e altri sw "domestici".

Fa capolino, per l'occasione, anche la tecnologia wireless per la tastiera, implementata tramite raggi infrarossi: "Due nuove macchine di caratteristiche molto interessanti saranno immesse a breve scadenza sul mercato della IBM nel settore dell'home computer. Si tratta del PC Junior, basato su un microprocessore Intel8088 (16 bit con bus dati a 8 bit), che sarà disponibile nelle versioni Entry Model ed Enhanced Mode. Una singolare caratteristica è quella della tastiera collegata all'unità centrale senza cavo, ma tramite raggi infrarossi ed alimentata a batteria: il tradizionale cavo è disponibile per l'uso quando più PC Junior vengono installati nello stesso ambiente. I tasti sono 62, tutti ridefinibili dall'utente; la tastiera è fornita di un supporto inclinabile e dotata di "overlays". ossia di fogli di plastica che vi possono essere sovrapposti e recano le definizioni dei vari tasti. Sono previsti due alloggiamenti per Cartridge per software su ROM, soluzione nella quale la IBM ha mostrato di credere molto riguardo ai nuovi nati".

 

Triunph Adler Alphatronic PC

 

Cosa si può desiderare di più dalla vita (digitale) che un bel computer "alfatronico"? Nulla. Anche perché il roboante nome di questo "coso" qui sotto è di assoluta fantasia commerciale del suo produttore tedesco: Anzi, della Repubblica Federale Tedesca (visto che a quell'epoca il muro di Berlino era ancora, bello tosto, al suo posto! :-)))

Di fatto era una macchina dalle sembianze home (a guardarlo non poteva non venire in mente il VIC-20 o al massimo il più performante Commodore 64) dedicata però all'utenza business.

Lo specifica chiaro e tondo, in apertura d'articolo, il caro Leo Sorge (mio compagno d'avventura su MC per qualche mese a seguire, poi abbiamo "divorziato"... :-)))

"Uno dei pregiudizi diffusi nel mondo dei computer è che Personal (o ancora peggio home) sia sinonimo di evoluto videogioco per il bimbo con cui poi il babbo fa i conti della spesa: questa tesi non è del tutto vera, e quanto meno si dovrebbe stabilire da quale angolo la situazione vada osservata , dato che si chiamano personal anche i vari IBM, Digital e Victor che non possono cerro esser considerati dei giocattoli. Questa volta, però, siamo nella situazione opposta: il Personal della Triumph-Adler è un prodotto economico, ma con una pagina grafica 160*72  (urca!, ndr) non si presta ad allietare le ore della prole in funzione di videogioco; peraltro, viste le interfacce RS 232C e Centronics, la comunicazione diretta (tra l'altro) con i mini Triumph P3 e P4 (e il riversaggio di tutti i programmi compatibili), nonché il CP/M e lo schermo da 80 colonne, pare fatto apposta per semplificare la vita di gestori, professionisti, piccole e medie aziende".

Basato sul solito processore Z80, poteva contare sugli altrettanto consueti 64 KB di memoria RAM. Il prezzo di vendita, di appena 950.000 lire, IVA esclusa, poteva sembrare molto allettante, peccato però che si veniva bastonati a dovere con le periferiche, più che indispensabili, proposte a prezzi... improponibili: 900.000 lire per il primo floppy disk drive, 750.000 per il secondo, 400.000 per il monitor. Naturalmente indispensabile anche questo.

Totale? Quanto un Apple II se non di più!

 

La stampante... m'ama, non m'ama! :-)

 

Devo essere sincero: le avevo proprio rimosse dalla mente. Forse anche per il fatto che non ne ho mai avuta una tutta per me... ma non me ne dispiaccio affatto.

Mi riferisco alle stampanti "a margherita", la uniche a quei tempi in grado di offrire una qualità di stampa - esclusivamente dei caratteri, scordatevi qualsiasi possibilità grafica, nemmeno minima!) - paragonabile a quella di una... macchina da scrivere!

E già, il "cuore stampante" dei dispositivi di questo tipo era del tutto identico a quello delle macchine manuali da ufficio, che pure avevano tale margherita di caratteri (rotante) e un singolo martelletto pronto a "scolpire" le lettere sulla carta, per il tramite di un nastro inchiostrato.

Mi viene quasi da ridere (o da piangere...) a pensare a cotanta tecnologia a servizio della stampa: il fatto è che a quei tempi non c'erano - né si intravedevano - le stampanti laser (idem per le "getto d'inchiostro") pertanto l'alternativa erano le quelle ad aghi che a fronte di una elevata velocità di stampa, offrivano risultati qualitativi piuttosto scarsi.

Con le stampanti a margherita ogni singolo carattere era (ben) disegnato a rilievo su un singolo petalo della margherita, tant'è che per cambiare font bastava sostituire quest'ultima con un altra, operazione che poteva essere fatta all'occorrenza dall'utente stesso in pochi secondi.

"Il mercato delle stampanti per i personal computer - scriveva Corrado Giustozzi nella prova della Juki 6100 su MC n. 25 - offre oramai una possibilità di scelta così ampia da poter soddisfare le esigenze di ogni utente. Le caratteristiche maggiormente richieste ad una stampante si riducono, alla fin fine, a due solamente: alta velocità di stampa o alta qualità del segno. Alla prima caratteristica sono interessati gli utenti "gestionali", sempre alle prese con stampe molto lunghe; alla seconda invece sono interessati gli utenti di word-processor o comunque chi produce col calcolatore testi, lettere, circolari, che necessariamente abbisognano di un'ottima qualità di stampa. In effetti l'una e l'altra sono caratteristiche antitetiche, nel senso che le tecnologie di stampa ad alta qualità (margherita) sono generalmente molto più lente delle altre (matrice di punti): ed è questo il motivo per cui si distinguono le stampanti in due categorie, a seconda del fatto che favoriscano maggiormente l'una o l'altra esigenza. La Juki 6100 in prova questo mese appartiene alla prima categoria; interamente gestita da un microprocessore, stampa in modo bidirezionale ottimizzato con tecnologia a margherita, usa cartucce di nastro in standard IBM, ha la possibilità di montare fogli singoli o moduli continui ed è dotata di interfacce Centronics e RS-232 con buffer d'ingresso. Come se non bastasse vanta un costo alquanto contenuto".

1.350.000 lire + IVA, moooolto contenuto!!! :-)))

 

 

 

:-)

 


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Da: Aldo C.

 

Se qualcuno si stesse chiedendo a quanti Euro corrispondono i prezzi nell'articolo, tenga conto che è sufficiente moltiplicare il valore per 3,5 e convertire in Euro (fonte ISTAT).
 


 

Da: Mauro S.


bei tempi!! poche cose, magari neanche troppo buone, ma gestibili da un singolo essere umano (il dos di apple era sui 10 KB se ben ricordo).
Ora il firmware di un telefono si misura in GB e la gente è continuamente col ditino sullo schermo "touch", novello e alienante Tamagotchi ...

 


 

Da: Fausto V.

 

Ciao AdP,

allora... mi riaggancio al commento di Mauro S, che non c'entra molto con le stampanti a margherita ma...
Nel 1990 ho inziato a lavorare in una banca di medie/grandi dimensioni (per quei tempi) e, da appassionato di informatica che sono, mi sono subito "arruffianato" qualche collega del "centro elettronico" e riuscivo a bazzicare fra i mainframe...
C'erano già i dischi ottici (le banche all'epoca spendevano tanti soldi, mentre ora "tagliano") ma anche km di nastri magnetici... Ma la "sala macchine" del sistema di produzione ("backuppato" in mirroring in un altro centro semi deserto distante circa 50 km da attivare in caso di "disaster recovery") era uno spettacolo per un appassionato come me. Consumava una vagonata di energia, era disposta in un sotterraneo climatizzato a 20 gradi di quasi 35.000 metri quadrati e sviluppava una potenza di calcolo... minore del pc che sto usando ora!
Ok. Si parla di sistemi transazionali, non direttamente comparabili con i pc, ma i numeri sono numeri. La memoria ram della cpu principale era di 1 gbyte... ma stiamo parlando di un sistema che rispondeva in tempo reale a circa 15000 terminali. Il tutto gestito praticamente da software proprietario scritto in COBOL su sistemi IBM e Amdahl.

Vabbè... siamo anche andati sulla Luna con una manciata di kappa...

Sempre grande AdP

 


 

Da: Giorgio L.


Caro Andrea, mi riallaccio al tuo "urca" relativo al mirabolante computer alfatronico.

Senza voler parlare male degli assenti, mi piacerebbe sapere che cosa Sorge avesse trovato di speciale nella risoluzione 160x72, che era abbastanza schifosa pure per gli standard dell'epoca.
Il Commodore 64, nato nel 1982, sfoggiava un sontuoso 320x200 a un prezzo inferiore, e il coevo Sinclair Spectrum aveva un dignitosissimo 256x192 a un prezzo nettamente inferiore.
Forse giusto il Mattel Aquarius, uno dei flop più clamorosi di tutti i tempi, viaggiava su quelle specifiche.

Mah...

 


 


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