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Digitando, digitando... n. 44/2009 del 09.11.2009

Te lo do io il portatile...

di Andrea de Prisco

In queste lunghe settimane di digitalizzazione selvaggia (il Progetto "MC-online" volge ormai al termine... NON CI POSSO CREEEDEREEEEEE!!! :-) sono passati sotto i miei occhi, rapidamente, un paio di decenni di informatica personale. Precisamente quella degli anni '80 e '90, ovvero dai veri e propri albori, fino all'era Internet inoltrata, tutto sommato poco dissimile da quella dei giorni nostri.

Ricordo a tutti - ma tutto sommato lo ricordo a me stesso... visto che tendo a dimenticarlo per "comodità mentale" - che quando MCmicrocomputer è nata (arrivò in edicola col suo primo numero nel settembre 1981) i computer per uso "intimo e personale" erano davvero tutt'altra cosa rispetto a quelli di oggi.

Non c'erano i mouse, gli schermi difficilmente erano "grafici" (e quando lo erano facevano davvero ridere i polli!), il sistema operativo era, spesso, qualcosa di incorporato nel computer e non da caricare all'avvio, e il colore, sia per gli schermi che per le stampanti, era spesso da cercare nel capitolo fantascienza.

Clicca per ingrandire...Ma la cosa che più mi ha divertito ricordare (a me stesso...) in queste settimane è stata l'evoluzione di quello che oggi chiamiamo mobile-computing.

 Quello che vedete qui a lato è il "famosissimo" Osborne 1, frutto dell'inventiva di un geniaccio americano (Adam Osborne, consulente informatico e autore di libri sui microcomputer), probabilmente il primo PC portatile mai realizzato. Beh... portatile è una parola grossa... come grosse erano le sue dimensioni.

Nonostante questo, su MC si poteva leggere:

"Chiuso, l'Osborne ha l'aspetto di una (strana) valigetta, con tanto di manico. Un microcomputer portatile in piena regola, dunque, ma basta aprire le due cerniere sui lati e collegare alla rete il cavo di alimentazione perché si trasformi, almeno dal punto di vista del software, in uno dei sistemi più "standard" che esistano. In dotazione, fra l'altro, viene fornito non solo il sistema operativo CP/M con tutte le varie utility, ma anche il Basic (Microsoft, interprete e compilatore), il Supercalc (tabellone elettronico tipo Visicalc) e il Wordstar (uno dei più diffusi ed apprezzati programmi per la scrittura e il trattamento di testi)" (Marco Marinacci, MC n. 8 dell'aprile 1982)

Ci sarebbe da capire come fosse possibile utilizzarlo per la videoscrittura e i fogli di calcolo con un video così piccolo... ma meglio non farsi tante domande. "Quello", sia chiaro, volendo o nolendo era un prodigio tecnologico!

Clicca per ingrandire...Dobbiamo aspettare un paio d'anni, o poco meno, per vedere un portatile dalle sembianze quasi normali. Ovviamente, stavolta, il "prodigio" aveva gli occhi a mandorla... e pertanto il livello di integrazione era qualche anno luce più avanti. Si chiamava Shard PC-5000 e, oltre ad utilizzare un futuribile display LCD di "generose" dimensioni, ancorché monocromatico, integrava al suo interno ANCHE una stampante termica su carta comune (avete letto bene!). Funzionava a batterie ricaricabili e, pertanto, l'appellativo di portatile cominciava a calzare un pochino meglio.

"Messi a frutto l'indiscutibile primato nella capacità di miniaturizzazione e la tecnologia delle calcolatrici tascabili, nello Sharp PC-5000 c'è però la potenzialità del processore a 16 bit; gli "Oh" di stupore si sprecano quando spiego che, in veste di memoria di massa c'è una memoria a bolle, una "prima tecnologica" di assoluto rilievo, veloce più di un floppy ma senza parti in movimento, che la stampante è termica ma scrive anche su carta comune, che il microprocessore è l'8088, il sistema operativo l'MS-DOS, la ROM da addirittura 192 Kbyte e la RAM arriva fino a 256K." (Alberto Morando, MC n. 26 del gennaio 1984)Clicca per ingrandire...

Giusto per rimarcare l'arretratezza tecnologica del vecchio continente... di quello stesso periodo ecco a voi, siori e siore, il Philips P.2000, detto l'olandesino!

Lo potete ammirare qui a lato, in tutta la sua straordinaria compattezza... europea!

"La caratteristica principale del P2000C è la portabilità: all'interno del mobile che lo ospita sono infatti alloggiati anche un monitor e due capaci floppy disk. Il risultato è un sistema del tutto autosufficiente, che per funzionare richiede solo il collegamento del cavo di alimentazione alla presa di rete. Questo è un periodo particolarmente favorevole per i calcolatori portatili, che stanno riscuotendo un grosso successo di vendite, come dimostra l'apparizione di una rivista a loro interamente dedicata, l'americana Portable Computer. Le ragioni del boom sono evidenti: la comodità di poter portare con sé il calcolatore e le prestazioni, che ormai sono di tutto rispetto e spesso in grado di rivaleggiare con quelle di potenti ed ingombranti computer da tavolo, sono un binomio al quale è difficile dire di no." (Maurizio Bergami, MC n. 30 del maggio 1984)

Clicca per ingrandire...Volgendo nuovamente lo sguardo verso il Sol Levante, un paio d'anni più tardi arriva il "nuovo Sharp", precisamente il modello PC-7000, evoluzione del "5000" prima mostrato.

Questo nuovo Sharp, come altri computer "trasportabili" di quel periodo (erano detti trasportabili i portatili non autoalimentati a batterie ricaricabili), sfoggiava un design particolare che, per nostra fortuna, è stato del tutto abbandonato negli anni a venire e molti noi, immagino, nemmeno ricordano.  Caratteristica unica di questo "mostro" era la possibilità di agganciare, per il trasporto, finanche una stampante specifica, come visibile nella foto qui la lato.

"Chiuso, il PC-7000 potrebbe essere qualunque cosa: la sua compatta carrozzeria in robusta plastica beige, delle linee piuttosto squadrate, potrebbe nascondere un proiettore super-8 od una piccola macchina da cucire, almeno allo sguardo di un non addetto ai lavori. L'occhio di un esperto (ma neanche troppo, dopotutto) nota invece immediatamente le due fessure per i floppy ed i tipici connettori Cannon per le interfacce, e non si inganna sulla reale natura dello strano arnese nonostante il suo robusto maniglione. Le dimensioni del computer chiuso sono solo di 41 x 21 x 16 cm, un ingombro veramente molto ridotto specie come area di base. Il peso è invece sostanzioso, quasi 9 Kg, segno che dentro «c'è la roba»". (Corrado Giustozzi, MC n. 49 del febbraio 1986)

Per acquistare il kit completo (computer più stampante dedicata) erano sufficienti cinque milioncini delle vecchie lire o, come preferisco dire di questi tempi, poco più di 2.500 dei nuovi euro! :-)

Clicca per ingrandire...A cercare di abbassare i prezzi dell'informatica personale, finché è esistita c'ha pensato l'inglese Amstrad che, dopo un po' di computer fissi a basso costo, un bel giorno propose anche la sua "visione portatile" del computer per tutti.

Eccolo qua, in tutto il suo splendore europeo, l'Amstrad PPC 512... con tastiera e display a ribalta. Prezzo al pubblico, nella versione base (niente vetri elettrici e/o aria condizionata!), appena un milioncino di lire: una frazione rispetto ai modelli concorrenti.

Che tempi... che tempi... :-)

"L'estetica dell' Amstrad PPC512 non ricalca affatto quella dei portatili visti finora, ma, potremmo dire, assomiglia di più a un computer «pieghevole». Infatti invece di trovare un classico coperchio display che copre la tastiera, il PPC512 si apre sollevando la tastiera che è incernierata al resto della macchina. Le dimensioni del sistema sono particolarmente generose a causa del fatto che la tastiera non ha nulla a che vedere con quelle di un portatile, ma è tipo AT estesa. I tasti sono in tutto 102, comprendenti un tastierino numerico completo di operatori aritmetici, un gruppo di dieci tasti per il controllo del cursore e dello schermo, 12 tasti funzione, più naturalmente la tastiera alfanumerica (italiana) vera e propria." (Andrea de Prisco, MC n. 75 del giugno 1988).

Clicca per ingrandire...Per la serie "volevamo stupirvi con effetti speciali", ecco a voi il primo (e unico...) computer a dondolo! :-)))

Scherzi a parte il Compaq Portable 486c, oltre ad una serie interminabile di caratteristiche da primato (che lo facevano gareggiare a testa alta contro i più agguerriti sistemi desktop), sfoggiava un eccezionale display a matrice attiva a colori - vera rarità a quei tempi! - e un sistema basculante dell'unità centrale, implementata ai soli fini ergonomici.

Prezzo al pubblico, IVA inclusa, quasi venti milioni di lire, come un paio di utilitarie del tempo (che fu).

"E basta lasciar parlare i dati per accorgersene: il processare adottato è l'Intel 80486DX a 33 MHz, la RAM va da 4 MByte (forniti di serie) a 32 MByte installabili direttamente su motherboard, l'hard disk può essere da 120 MByte (19 millisecondi di tempo medio d'accesso) o da 250 MByte (12 millisecondi), la scheda video incorporata è una Super-VGA da 648x480 pixel in 256 colori con acceleratore grafico, il floppy è da 3,5" (1,44 MByte), la tastiera è una ((vera" tastiera estesa a 102 tasti; la dotazione di interfacce di serie comprende una porta seriale ed una parallela, l'ingresso per mouse e quello per una tastiera esterna, l'uscita bus per un box di espansione contenente un secondo floppy ed un nastro di backup, l'uscita per un monitor esterno VGA e addirittura un ingresso audio ed un 'interfaccia integrata per drive CD-ROM, come se non bastasse, all'interno della macchina vi sono nientemeno che due slot di espansione full-size a bus EISA i quali permettono di montare due schede ((lunghe" senza ricorrere a box esterni; ma la sorpresa maggiore è data dal display, uno stupendo schermo LCDITFT a colori, in risoluzione SVGA (648x480), in grado di visualizzare 256 colori contemporanei da una palette di 4096 colori. Tutto questo ben di Dio tecnologico è contenuto in una valigetta dall'ingombro di circa 16 litri e dal peso di circa 8 kg! Il costo? Irrisorio: circa due milioni al chilo..." (Corrado Giustozzi, MC n. 113 del dicembre 1991)

 

Mac... che portatile

 

di Andrea de Prisco

 

Macintosh Portable

 

Seppur di dimensioni non contenutissime, il nuovo Macintosh Portable si fa subito notare per il design particolarmente curato, richiamando un po' alla mente il glorioso (e bellissimo) Apple II C. Tutta la carrozzeria è attraversata da leggere scanalature che hanno l'incontestabile vantaggio di alleggerire i lineamenti estetici. Ma il Portable è veramente portatile: è dotato di autoalimentazione e display LCD integrato. Del resto la forma esteriore è proprio quella: in posizione di trasporto appare come una bella valigetta di colore grigio-beige (“color Mac”) dotato di una grande e robusta maniglia di trasporto estraibile. Agendo su quest'ultima premendola verso il cabinet invece di estrarla, il coperchio-display si solleva permettendo così l'accesso anche alla tastiera. Ed è proprio qui che troviamo la prima sorpresa: accanto alla tastiera alfanumerica, dove ci aspetteremmo di trovare un tastierino numerico, troviamo una trackball integrata da usare come mouse quando la superficie d'appoggio non ci permette l'utilizzo del mouse vero e proprio (anche questo a corredo). Per chi proprio non potrà fare a meno del tastierino, può sempre far fuori la trackball e sistemarlo al suo posto. Analogamente è possibile spostare "unità a sinistra della tastiera alfanumerica invece che a destra, permettendo così un comodo utilizzo anche alle persone mancine.

Ma il vero e proprio gioiello di questo nuovo portatile è sicuramente il display LCD dalla visibilità superlativa, pur non essendo, giustamente, retroilluminato. E la cosa che colpisce maggiormente è la velocità di risposta dei pixel, ottenuta adottando per lo schermo la tecnologia Active Matrix (un transistor per ogni picture element) già utilizzata nei display LCD a colori. La risoluzione è di 640x400 punti, quindi un po' meno dei Macintosh II, ma ben al di sopra dei compatti (Plus e serie SE). e molto intelligentemente la larghezza è a «pagina piena».

Grazie, sempre, alla matrice attiva, la visibilità del display è ottima sotto ogni angolazione tant'è che non troviamo alcun nottolino di regolazione contrasto necessario agli schermi tradizionali per ottimizzare la visualizzazione sotto un determinato angolo di lettura. Il contrasto vero e proprio dello schermo (come quello di un display convenzionale a tubo catodico) è invece modificabile a piacere utilizzando il control panel che mostra per l'appunto una nuova icona «Portable». Ripetiamo che si tratta di una vera e propria regolazione di contrasto che non ha nulla a che fare con l'inclinazione del display o della fonte di illuminazione adottata, ma serve solo per soddìsfare il proprio gusto personale.

Sul lato destro della macchina troviamo la fessura per i floppy disk da 1.4 megabyte (Superdrive). All'interno è presente anche un velocissimo Hard Disk da 40 MB con tempo di accesso di 28 ms. Le numerose connessioni disponibili sul retro della macchina comprendono: una porta per unità a disco esterna; bus SCSI per collegare fino a 7 periferiche; l'Apple Desktop Bus per connessione di tastiere, mouse, tavolette grafiche e penne ottiche; una porta stampante utilizzabile ovviamente anche per connettere il Portable ad AppleTalk; una porta modem; una porta audio; una porta per video esterno monocromatico. Da segnalare la possibilità, come in ogni portatile che si rispetti, di installare un modem interno.

Il microprocessore adoperato, è il Motorola 68000 in versione CMOS c1ockato alla ragguardevole velocità di 16 MHz. Ciò significa che il Portable va ad una velocità doppia rispetto ad un normale Mac compatto e quindi ad una velocità «quasi prossima» a quella del Mac II. La memoria utilizzata è a basso consumo e assomma a 1 megabyte sulla scheda madre e può essere facilmente espansa a 2 o 9 mega a seconda che si utilizzino o meno chip ad alta densità.

Come detto all'inizio, la memoria di massa è fornita da una unità a disco rigido ed una a microfloppy a quadrupla densità. Naturalmente è disponibile anche una versione a due floppy un po' più economica, anche se oggigiorno rinunciare all'HD è davvero arduo. Soprattutto considerato che il portatile Mac ha una strabiliante autonomia elettrica, assicurata da una grossa batteria al piombo ricaricabile. Si parla di autonomia di circa 10 ore di funzionamento ininterrotto. Grazie poi al fatto che il voltaggio fornito dalle batterie al piombo diminuisce gradatamente con l'uso (a differenza degli accumulatori al nichel cadmio in cui l'andamento è quasi costante fino alla scarica completa) è possibile conoscere lo stato di carica e prendere provvedimenti in merito in tempo utile. Vari accorgimenti sono stati presi per prolungare il più possibile l'autonomia, come il timeout sull'HD o il più originale modo «riposo» in cui il Portable clocka il processore a solo 1 MHz consumando molto di meno. Pensate ad esempio a chi abbandona momentaneamente il posto di lavoro durante l'uso in word processing: un solo MHz è più che sufficiente per aspettare che qualcuno continui a digitare. Tale meccanismo entra automaticamente in funzione (naturalmente è escludibile) dopo un tempo variabile tra 1 e 30 minuti selezionabili dal control panel. Se invece desideriamo tenere sotto costante controllo lo stato delle batterie, possiamo selezionare un apposito desk accessory fornito con la macchina. Addirittura la stessa batteria può essere sostituita con una più carica anche con il sistema acceso. Durante l'operazione il sistema è mantenuto in vita da una comune pila 9 volt.

È anche possibile spegnere il portatile solo apparentemente, lasciando sotto alimentazione la sola RAM: in questo modo toccando qualsiasi tasto il computer «risorgerà» nello stesso stato in cui l'avevamo lasciato. Eventuale RamDisk compreso, ovviamente.

Insieme al portatile è fornita a corredo una comoda valigetta protettiva, il sistema operativo 6.0.4, i drive di stampa di tutte le stampanti Apple, alcune utility di uso comune (Apple File Excange, HD SC setup, Disk First Aid e altre), nonché il software HyperCard e relativa manualistica.

 

(da MC n. 89 dell'ottobre 1989)

 

:-)

 

 


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Da: Antonio O.

che tempi .... mi sembra un secolo fa!
Bravo Andrea, da vecchio e affezionato lettore di MC, aspetto sempre con piacere ogni tuo nuovo articolo.

 



Da: Luca S.

Me lo ricordo bene il Mac Portable con la sua batteria che pesava quanto il mio MacBookPro 17" e lo schermo che ti obbligava ad accendere la luce dalle 4 del pomeriggio d'inverno...


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