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Digitando, digitando... n. 45/2023 del 14.04.2023

Apertura

ZX81, piccolo e nero!

Protagonista anche questo dei primi anni 80, come il suo predecessore nacque dalla mente geniale di Sir Clive Sinclair, «Knight Bachelor» di Sua Maestà.

di Andrea de Prisco 

Insieme al bianco ZX80, che l’ha preceduto di un anno o poco più, è stato uno dei primissimi home computer nel senso più hobbistico che letterale del termine. Era venduto a un prezzo quasi simbolico, per l’epoca e per raffronto con le alternative esistenti: meno di 70 sterline assemblato e collaudato, venti in meno in “scatola di montaggio”, operazione alla portata di chiunque sapesse minimamente maneggiare un saldatore e pochi altri semplici attrezzini. Parliamo di sterline in quanto nacque e fu venduto maggiormente oltremanica. Naturalmente si diffuse parecchio anche da noi, sempre per il motivo “simbolico” di cui sopra.

Minimali erano anche le caratteristiche tecniche e le prestazioni. La memoria base era di appena 1 KB con la quale in realtà si riusciva a fare ben poco. Anche perché la stessa, così come una parte della circuiteria, era condivisa con la pagina video, a sua volta strutturalmente soggetta ad alcune limitazioni. Nonostante ciò i computerini Sinclair convinsero moltissimi appassionati, grazie anche al fatto che non c’erano alternative a quel prezzo e l’unico potenziale concorrente - seppur di categoria BEN superiore, diciamolo! - il Commodore Vic-20 non era ancora commercializzato… ma mancava davvero poco.

Senza ombra di dubbio il primo necessorio da acquistare, spesso insieme alla macchina o al più il giorno dopo, era la non economicissima espansione di memoria che portava il totale a quota 16 KB con i quali si cominciava a ragionare. Il secondo era una baby stampante della quale era davvero difficile non innamorarsi. Funzionava, tenetevi forte, a “scariche elettriche”, tecnica ufficialmente denominata spark printing. Su un caratteristico rotolo di carta “argentata” (di base nera, ma rivestita da una sottile patina di alluminio) tracciava rumorosamente gli output facendo evaporare con la sua speciale testina ad ago lo strato metallico, ovvero scoprendo il nero sottostante a colpi di sottili scariche elettriche. Esattamente come faceva Michelangelo quando lavorava con lo scalpello i suoi blocchi di marmo: toglieva il superfluo! 🤣

Al solito, lo ZX81 si collegava al televisore tramite cavo antenna, mentre come memoria di massa utilizzava un comune registratore a cassette, cosa piuttosto normale all’epoca, anche se non sempre filavano lisci salvataggio e recupero di programmi e file. Si memorizzava da eroi! 💪

Sempre per ridurre il più possibile i costi di produzione si dovettero accettare un po’ di compromessi, dovuti al fatto che mancavano alcune circuiterie dedicate alle singole attività. Il processore utilizzato, l’instancabile Z80 a 3.25 MHz, doveva letteralmente farsi in tre o in quattro per portare a temine tutti i compiti, che andavano ben oltre l’esecuzione di istruzioni. Ad esempio durante l’elaborazione, a meno di non impostare una riduzione di velocità del 75% (!!!), il video si disattivava. In pratica leggevi qualcosa sul TV/monitor o a fine esecuzione o al più in una pausa da INPUT per l’inserimento dei dati da elaborare. Ma bastava iniziare a digitare qualcosa per vedere il video sfarfallare, cosa che appariva quantomeno fastidiosa prima di abituarsi e a non notarla (quasi) più.

Allo stesso modo durante il salvataggio o la lettura su nastro il video sembrava impazzire, ma anche questo era normale… visto che il processore, poveraccio, doveva fare quasi tutto da solo.

Particolare, ma nel senso negativo del termine, anche la tastiera a membrana. Per “farla ragionare” bisognava premere esattamente al centro dei tasti, poco più che rappresentati graficamente e dotati fino a 4 o 5 funzioni ognuno, collegate ad altrettante modalità di interazione (alcune impostate automaticamente durante la digitazione). Una di queste riguardava i comandi e le funzioni Basic, richiamabili con la pressione di un unico tasto anziché digitarle testualmente.

Anche qui, è proprio il caso di dirlo, “bastava” prenderci la mano: ho visto con i miei occhi utenti giovanissimi padroneggiare questa non-tastiera con un’abilità degna del Cirque du Soleil.

Uhm!

 

 


 

Sul lato destro erano presenti i connettori per il registratore, l'ingresso per l'alimentazione, l'uscita TV su cavo antenna. Dietro c'era il connettore per le espansioni.

 


 

Lo ZX81, così come il modello precedente, erano venduti anche in kit da assemblare. A occhio sembra un'operazione piuttosto semplice.

 


 

La ZX Printer con la sua caratteristica carta argentata "magica" (vedi testo).

 


 

La scheda elettronica dello ZX81. In alto a sinistra l’ULA Ferranti (integrava le funzioni di 17 chip del precedente ZX80), al centro il processore Z80, in basso a sinistra la ROM da 8 KB e destra la RAM da 1 KB. Ben evidente il modulatore per il collegamento via cavo antenna al TV, i connettori per il registratore a cassetta, il flat cable per il collegamento alla tastiera a membrana in basso e in alto il connettore per l'espansione di memoria e/o la stampante.

 


 

Non sono mancati, di recente, kit di trasformazione per avere una tastiera "vera" (o quasi).

 


 

Furono realizzati anche molti cloni. Questo in foto, pur con le sembianze di uno Spectrum, era un "compatibile non autorizzato" dello ZX81.

 



 

:-)

 


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