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Digitando, digitando... n. 42/2023 del 07.04.2023

Apertura

Amiga 1000, l’indimenticabile!

Se Vic-20, C-64 e qualche altro ‘‘piccolo e nero’’ (sui quali torneremo) non sono passati inosservati, il Commodore Amiga non è stato certo da meno.

di Andrea de Prisco

Al punto da sconvolgere tecnologicamente alcune vite, a cominciare (ma va?) dalla mia. Di tutti gli Amiga mai realizzati, qui lo dico e qui lo confermo, il “mille” - numero appioppatogli solo dopo l’uscita degli altri modelli - è stato a mio avviso il più interessante. E non solo per lo scompiglio provocato al suo lancio, ma anche per alcuni aspetti secondari che lo caratterizzavano e lo rendevano riconoscibile anche a distanza. Come il blu-bianco-arancio, naturalmente reimpostabili a piacimento, dell’interfaccia utente (il Workbench) e ancor di più per la tastiera a scomparsa sotto al cabinet, visto che per buona parte del tempo l’Amiga poteva essere usato tranquillamente con il solo mouse che, ricordiamo, a quei tempi faceva ancora notizia se presente.

Nel mio caso specifico - si sa che non sono mai stato “normale” - a interessarmi maggiormente non fu la sua esageratissima grafica a colori, che il Mac a quei tempi poteva solo sognare, anche qui pilotabile via mouse. E nemmeno le doti audio o quelle video, ovvero la compatibilità del segnale in uscita con gli standard televisivi internazionali. A farmi scintillare gli occhi fu il fatto che FINALMENTE avrei avuto per le mani una macchina multitasking, proprio come quelle osservate a distanza sulle dispense universitarie.

Il personal computing pensava parallelo: memoria permettendo, con l’Amiga lanciavi tutte le applicazioni che volevi, ognuna libera di “girare” nel suo ambiente, senza infastidire le altre parti in gioco capaci di interagire tra loro all’occorrenza. È proprio grazie alla sua architettura realmente parallela - apro e chiudo al volo una parentesi, tranquilli! - che nacque la rete fault tolerant ADPnetwork, interamente ideata, progettata, implementata con processi comunicanti ad ambiente locale… simmetricamente duplicati e distribuiti su tutte le macchine collegate: in un certo senso diventavano un tutt’uno, ma nel senso positivo del termine. Per dirla alla Frassica, ancora mi si accappotta la pelle!

Oltre a questo, l’Amiga poteva essere considerato entro certi limiti addirittura un computer “multiprocessor a processori dedicati”. Se è vero che al suo interno c’era un solo Motorola 68000 per le elaborazioni classiche, trovavamo il chipset Amiga, formato da tre sorelline, per quelle speciali. Il suo cuore grafico si chiamava Denise: a questo chip si demandavano le operazioni su pixel e bitplane senza grossi impegni da parte della CPU che al più gli/le dava indicazioni sul da farsi. Poi c’era Agnus (che in realtà andrebbe citato per primo) ovvero il chip che gestiva i canali DMA e quindi arbitrava gli accessi, paralleli, alla memoria da parte di tutti i componenti, processore compreso. Infine c’era Paula, il processore sonoro. Ancora una volta il 68000 dava il via, come l'esecuzione di un determinato "pezzo" e, sulle dolci note innalzate dalla terza sorellina, poteva proseguire i suoi noiosissimi calcoli.

Lato memoria, anzi memorie, la questione era un po’ più complicata. C’era infatti la ChipRAM da di 512 KB accessibili tanto al processore quanto dal chipset Amiga e fino a 8 MB di FastRAM, accessibili al solo 68000, che si potevano aggiungere lateralmente rovinando un po’ il look.

Per non parlare del cosiddetto Sidecar, esteticamente un pugno negli occhi benché tecnicamente ineccepibile. In pratica un vero e proprio compatibile, con tanto di slot per le sue schede ISA, che attaccavamo anche questo lateralmente al medesimo bus. Come intuibile, per chi non l’ha conosciuto di persona, assicurava accesso hardware e software al già trottante universo “PC & MS-DOS”. Dietro questo accrocco (ma dovrei dire accrucco in quanto Made in Germany), trasparivano comunque alcune idee innovative, come il fatto che le due macchine condividessero molte risorse periferiche, inclusa porta seriale e parallela, ma soprattutto il video dal momento che i programmi in esecuzione sul “lato B” li pilotavi in una finestra Workbench visualizzata sul “lato A”.

A come Amiga!

 

 


 

L'Amiga 1000 aveva un look curato, traspariva dai dettagli.

 


 

Frontale, posteriore e lato destro con le due porte mouse e il bus espansioni, normalmente coperto da un coperchietto di plastica.

 


 

Schema a (grandi) blocchi di processore, ChipRAM, FastRAM e chipset Amiga, con Paula, Denise, Agnus.

 


 

Il sidecar è quello "scatolone" a destra. Conteneva quasi un intero PC che rendeva l'Amiga pienamente compatibile con il mondo PC & MS-DOS.

 


 

Collegato il sidecar i due ambienti, indipendenti, condividevano mouse, tastiera e soprattutto il Workbench. Qui vediamo in una finestra Amiga lo "schermo" del PC.

 



 

:-)

 


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