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Digitando, digitando... n. 29/2023 del 08.03.2023

Apertura

Il «Marchingegno» della Rai

Non tutti lo ricordano, ma l’Amiga a fine anni ottanta è stato finanche protagonista televisivo, con giochi interattivi e telespettatori… urlanti!

di Andrea de Prisco

Correva l’anno 1988 e il computer tecnologicamente più avanzato di Mamma Commodore (e non solo…) viveva al suo massimo splendore. Gli Amiga 1000 erano - mio malgrado - già stati messi da parte o quasi e i due cavalli di battaglia della piattaforma erano da un lato il 500 (per l’home computing propriamente detto, grazie anche al costo contenuto) e dall’altro il 2000, totalmente espandibile e dedicato alle applicazioni professionali.

Tra queste, oltre alla grafica declinata in varie specialità, grazie alle uscite compatibili con gli standard televisivi le applicazioni video la facevano da padrone. Non c’era una TV privata, anche piccola o squattrinata, che non avesse almeno un Amiga collegato agli altri apparati video, fosse solo per utilizzarlo come titolatrice e per qualche “tendina” o effetto speciale per gli stacchi.

Scoprirlo in RAI, ricordo, mi fece un bell’effetto… riassumibile nell’espressione: “addirittura???”. Sì stava proprio lì e non ce n’era uno solo ma ben tre. Due collegati in cascata per combinare gli effetti e le animazioni, un terzo di riserva perché… non si sa mai!

Il nome Marchingegno, chiariamolo subito, non me lo sono inventato io ma era proprio il titolo del gioco. Prendeva ispirazione dal cognome di Simona Marchini, insieme a Giancarlo Magalli co-autrice e co-conduttrice di Pronto, è la Rai?

Il gioco televisivo/interattivo si svolgeva in diretta e, come anticipato, coinvolgeva telefonicamente i telespettatori. Con i loro vocalizzi (ovvero le urla di cui sopra) comandavano un topolino animato sullo schermo di Amiga che si muoveva all’interno di una biblioteca visualizzata dallo stesso. Ogni volta che il concorrente riusciva a raggiungere uno dei libri lì evidenziati, lo schermo cambiava e bisognava rispondere a una domanda nel tempo massimo di cinque secondi, anch'essi conteggiati e visualizzati in forma grafica dall'Amiga tuttofare. Se il concorrente rispondeva esattamente incrementava la vincita e poteva continuare a giocare fino all’esaurimento del tempo complessivo, pari a trenta secondi, dirigendo il topolino verso un altro libro e rispondere così a un'ulteriore domanda. I più bravi (e veloci) riuscivano anche a rispondere correttamente a tre o quattro quesiti, portandosi a casa un bel gruzzoletto.

Dei due Amiga in funzione durante il gioco, il primo era utilizzato per l’animazione vera e propria del topolino (realizzato con trentadue block object per modellare al meglio i movimenti) e per la gestione del percorso da eseguire. Il secondo Amiga visualizzava le schermate delle domande, rappresentate da un librone aperto in cui, attraverso un box rettangolare “trasparente”, si affacciava Simona Marchini in video alle prese con il concorrente.

Come ci riferì a suo tempo Luigi Zollo, titolare della Soft Image che ha realizzato il gioco, non esisteva altro computer, di qualsiasi prezzo (comprese le workstation grafiche decine di volte più costose) con le quali fosse possibile lavorare in grafica con la produttività di un Amiga. Intesa come rapporto tra quantità di prodotti finiti e tempo impiegato per portarli a termine. Certo, con computer più grandi e potenti era possibile ottenere risultati migliori (se non altro per via della risoluzione grafica più alta o il maggior frame rate) ma a costi di produzione enormemente più elevati per via della macchinosità operativa degli altri sistemi disponibili. Né sarebbe stato possibile - ribadì Zollo - fare il giochino in diretta, proprio a causa della scarsa interfacciabilità animazione-grafica/mondo-esterno delle macchine ultramilionarie.

Ah, però!

 

 


 

La postazione di Luigi Zollo, titolare della Soft Image, che ha realizzato il gioco televisivo denominato “Il Marchingegno”.

 


 

L’interfaccia segreta (?) di produzione belga per comandare con l’audio il movimento del topolino sullo schermo.

 


 

Simona Marchini non “bucava” solo lo schermo ma anche i bitplane di Amiga!

 


 

Luigi Zollo, al centro, tra Giancarlo Magalli e quel brutto ceffo… “di cui è pietoso e saggio tacere anche il nome” (cit.)

 



 

:-)

 


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