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Digitando, digitando... n. 10/2014 del 14.04.2014

Western Digital My Cloud: chi fa da sé... :-)

di Andrea de Prisco

... fa per tre, se non quattro o anche più. Parliamo di terabyte, quindi di spazio di archiviazione, accessibile attraverso la Rete, quella con la R maiuscola. Ebbene sì: il "cloud", tanto di moda da un po' di anni a questa parte, almeno per quel che riguarda la condivisione file, arriva dritto-dritto nelle nostre case. Nel senso che chi vuole può liberamente organizzarsi tra le mura domestiche con un "piccolo server" al quale poter accedere, in apparente sicurezza, da qualsiasi parte del pianeta: è sufficiente una connessione ad Internet.

Non è certo una novità dell'ultima ora, ma i costi si stanno facendo davvero interessanti. Al prezzo di poco più di un buon hard disk esterno (circa 100 euro più iva) abbiamo la possibilità di mettere su un sistemino del genere, con pochi click e tanto spazio (tutto nostro) a disposizione. Senza dover corrispondere un canone a qualcuno (come avviene con le soluzioni cloud propriamente dette) in quanto gli unici costi da sostenere saranno l'esiguo assorbimento di corrente (pochi watt) e, ovviamente, quelli della connessione Internet sempre attiva e "in buona salute". Meglio se in fibra ottica, visto che da questo dipende la buona & pacifica - inteso come senza arrabbiature - fruibilità del tutto.

 

Minimalista, che di meno non si può

 

Di primo acchito assomiglia esteticamente a un libro, a una Bibbia per l'esattezza, o al massimo al breviario di un anziano sacerdote. Al secondo sguardo sembra un comune hard disk esterno, con qualcosa in più (la porta ethernet) e qualcosa in meno (il collegamento USB da - non "per" - periferica). Ma è davvero difficile capire al volo tutto quello che è in grado di fare questo diabolico giocattolino.

Sul lato frontale, accanto al logo aziendale (WD) e al nome di battesimo del dispositivo (My Cloud) "fa bella mostra di sé", solo soletto, l'unico mezzo di comunicazione con l'utente: un led multicolore che in qualche modo, nel suo piccolo, ci parla.

Nel senso che non segnala solo l'accensione o lo spegnimento (a proposito: non c'è nemmeno un tasto ON/OFF per questo) ma indica attraverso i suoi vari colori (blu, giallo, bianco, rosso) e i suoi stati (fisso, lampeggiante) diverse eventualità: dai problemi di rete, al surriscaldamento, dall'errore disco vero e proprio (piangete a crepa occhi!!!) all'iniziale stato di caricamento del proprio sistema operativo indispensabile al funzionamento. Come dire che se non è un computer, nonostante le minute sembianze, poco ci manca.

Il retro non è da meno in quanto ad essenzialità. Troviamo anche qui lo stretto indispensabile... proprio ad essere buoni.

Capisco che per ridurre i costi tutto fa brodo (vegetale), ma quanto avrebbe davvero inciso sul prezzo finale un pulsante di accensione e spegnimento, quantomeno per applicare al volo il metodo Bill Gates (spegni e riaccendi quando qualcosa non va... :-))) visto che questo cosetto ha tutti i diritti di impallarsi, come per qualsiasi altro computer, vivendo di vita propria giorno e notte, 365 giorni l'anno quando non sono 366?!?

C'è una porta USB, precisamente "in blu" quindi 3.0, ma non si utilizza per collegare il tutto al computer e caricare al volo i file da condividere. Si utilizza per aggiungere spazio di archiviazione attraverso una unità esterna, che può quindi anche arrivare a raddoppiare la capacità totale.

Per caricare i file utilizzeremo la porta ethernet, naturalmente a condizione che il nostro computer riesca a "vederlo" tramite questa come una qualsiasi risorsa di rete, cosa che accade nella maggior parte dei casi (quantomeno con i sistemi operativi più aggiornati).

 

Ma prima di ogni altra cosa...

 

... dobbiamo configurare il dispositivo per il corretto funzionamento. E qui "scatta" una delle cose che più mi è piaciute del WD My Cloud: a corredo non è fornito il benché minimo driver o software di configurazione e anche quello che invitano a scaricare dal sito ufficiale è facoltativo se non del tutto inutile. Allo stesso modo, almeno sui PC, per utilizzare i file da remoto basterà un normale browser web semplicemente dotato di Java aggiornato, cosa che dovrebbe verificarsi nel 103% dei casi! :-)

Quel che dobbiamo fare è collegare il dispositivo alla nostra rete e accenderlo.

Nel giro di qualche decina di secondi effettua il boot, acquisisce l'indirizzo IP locale e "rimane in attesa" di ricevere ordini. Il primo sarà quello di rispondere al collegamento tramite browser, semplicemente digitando l'indirizzo http://wdmycloud.local (che verrà "intercettato & risolto" dal dispositivo in questione).

Compare la schermata nera visibile in alto e ci verrà subito chiesto di registrare un indirizzo mail per l'accesso alle configurazioni e ai dati da remoto. Dopodiché possiamo eventualmente creare altri utenti, eventualmente creare altre cartelle condivise oltre le tre già previste, eventualmente diversificare i privilegi d'accesso dei primi rispetto alle seconde: proprio come avviene in un file server vero. Naturalmente se il dispositivo viene utilizzato da un unico utente o da più utenti che devono accedere indistintamente a tutte le cartelle non è necessario compiere impostazioni di questo tipo, sempre un po' delicate.

Attivata la condivisione cloud vera e propria, ovvero l'accesso ai nostri file dalla Rete (sempre con la R maiuscola), basterà visitare da qualsiasi browser la pagina all'indirizzo http://wd2go.com, dove ci saranno  chieste le credenziali d'accesso specificate in fase di setup.

Ci verranno mostrate le cartelle condivise e per ognuna di queste ci viene offerta la possibilità di aprirle in Explorer. Attenzione: Windows Explorer, non Internet Explorer.

Come dire che l'intervento del browser, ringraziando Ibbill, termina lì in quanto la fruizione remota dei nostri contenuti My Cloud avviene attraverso il normale sistema operativo e, ribadisco, senza che in questo si debba installare alcun software o driver specifico. Sono "semplicemente" viste come cartelle di rete e come tali gestite.

Una FIGATA e... scusate se è poco!

 

Non finisce qui

 

Se 100 euro più IVA (a tanto si trova su Internet, spedizione inclusa!) vi sembrano ancora troppi in rapporto alle potenzialità, sappiate che il My Cloud offre altre caratteristiche, per così dire secondarie, ma che di sicuro faranno drizzare le orecchie agli utenti più smaliziati.

La prima è che il piccoletto è anche server DNLA (Digital Living Network Alliance, cfr. Zia Wiki) pertanto, per dirne una, se il vostro TV è altrettanto compatibile con tale standard potete accedere direttamente da questo ai contenuti multimediali presenti sul dispositivo My Cloud (ovviamente tramite la rete, con la r minuscola, ovvero quella domestica).

Poi non sono state dimenticate le possibilità di backup, sia per quel che riguarda l'unità vera e propria (in qualsiasi momento possiamo effettuare una copia di sicurezza dei nostri file su un hard disk esterno collegato tramite USB oppure su un altro disco di rete, al limite un altro My Cloud) sia per quanto riguarda i PC o i Mac connessi, per la protezione coordinata e continuativa (in tempo reale) dei propri dati. Per i primi (Windows) utilizzeremo l'utility WD SmartWare™ Pro gratuitamente scaricabile dal loro sito, per i secondi (Mac OS) il piccoletto è nativamente compatibile con Time Machine pertanto non è necessario installare alcuna utility nei computer morsicati di Steve Jobs.

 

E per il «mobàil»?

 

Su tablet e smartphone (Android e iOS) è sufficiente installare una piccola App, ovviamente anche questa messa a disposizione gratuitamente da Western Digital sui rispettivi store.

Inserite le credenziali d'accesso (che, per inciso, non sono necessarie nell'utilizzo locale, ovvero all'interno della rete domestica) possiamo visualizzare i file condivisi, sia che si tratti di immagini, di video (purché in formato compatibile con il sistema operativo: niente AVI per l'iPad... bello, no?!?) oppure di Office (Word ed Excel).

In generale se il formato del file è tra quelli previsti dall'App la fruizione avviene tramite la stessa, altrimenti viene richiamata l'applicazione in grado di aprire il file in questione... che chiaramente dovrà essere già installata sul nostro dispositivo.

Un'App simile esiste, ad onor del vero, anche per PC e per Mac, ma francamente ne ignoro la ragione: perché installare qualcosa di totalmente inutile? Forse perché l'App, a prescindere da tutto e da tutti, è sempre di moda?!?

Bah... (che tempi, che tempi!!!)

 

:-)

 


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Da: Massimo  M.

 

Bello ma mi lascia un po' perplesso dal punto di vista della sicurezza. La condivisione è disabilitata di default? Il software obbliga l'utente a impostare la propria password? Viene richiesta una password di qualità? (sperando che non vi siano bachi o backdoor nel firmware).
Spero che non finisca come è già successo con alcune IP-Camera con un mucchio di gente che si è trovata la propria vita condivisa in rete a sua insaputa.


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