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Digitando, digitando... n. 12/2013 del 06.05.2013 1983!!! :-)

MC n. 19, trent'anni fa! :-)

di Andrea de Prisco

Trent'anni fa, parliamo del digital-giurassico maggio 1983, arrivava in edicola il numero 19 di MCmicrocomputer. In tutta sincerità si è trattato di un numero piuttosto "tranquillo", senza grossi scoop o contenuti, per così dire, importanti.

Due sole prove prodotti, una stampante e un PC fisso, accompagnate però come sempre da una serie interminabile di rubriche fisse che hanno sempre rappresentato il fiore all'occhiello di questa compianta/indimenticabile rivista.

Sfogliamolo, come di consueto, insieme.

 

Parole sante! :-)

 

Chi c'era a quei tempi sicuramente ricorderà l'Apple II che oggi molti, erroneamente, identificano come il capostipite di tutti i Macintosh.

 Nulla di più falso e per una semplicissima ragione. L'Apple II era un'architettura aperta i Macintosh, in particolari i primi modelli "verticali", sono stati (e per molti versi lo sono ancora) i computer, anzi l'architettura, più chiusa che mente umana potesse mai partorire. Tant'è che per quanto possa suonare strano, l'Apple II semmai è il capostipite di tutti i PC (propriamente detti) a cominciare dai primi, quelli con il monitor a fosfori verdi, sistema operativo MS-DOS e nessuna traccia, ancora, di mouse e finestre.

Nell'editoriale di MC n. 19 si fa, tra le righe, riferimento proprio a questo. A quei tempi il vero - e probabilmente unico - "cult-computer" era senza ombra di dubbio il fortunato Apple II. Fortunato proprio grazie alla sua architettura aperta che, sempre a quei tempi, poteva essere intravista anche nel neonato IBM Personal Computer, la cui architettura (altrettanto, se non di più, aperta) da lì a poco avrebbe cambiato il nostro futuro informatico.

"Eppure, - scrive Nuti a quei tempi - se dobbiamo basarci su quanto sta avvenendo in America, per numero di pezzi venduti, per numero di macchine "compatibili", per varietà di schede prodotte da terzi, per circolazione di software, "cult-computer" a 16 bit sembra destinato a divenire il personal IBM".

Amen!

 

Aquarius, l'home computer di Mattel

 

A pagina 16, in apertura di News, fa capolino un computer che molti ricorderanno quantomeno per il nome simpatico. Era l'Aquarius di Mattel, azienda notissima nel settore dei videogiochi... e dei giocattoli in generale!

Basato su processore Z-80 e dotato di 4 Kbyte di RAM poteva contare - come si legge nella news - di una tastiera "vera". Nel senso che i tasti si potevano premere davvero e forse emettevano anche rassicurante click meccanico a seguito della pressione. Già, a quei tempi molti "computerini" non avevano i tasti fisici, nel senso che spesso trovavamo una tastiera a membrana che tutto era meno che a sfioramento. Bisognava infatti comunque praticare una certa forza per avere effetto, ma non cedevano in altezza se non per qualche, impercettibile, decimo di millimetro.

Tornando all'Aquarius, si trattava di un computer espandibile tramite cartucce RAM o ROM. Le seconde avrebbero portato in dote ulteriori linguaggi di programmazione, utility e soprattutto giochi.

Non mancava, poi, nella lista delle opzioni il "solito" modem (a quei tempi, non esistendo Internet, non era chiaro a tutti a cosa potesse mai servire un add-on simile!), una stampante grafica termica e, dulcis in fundo, il Master Expansion Module, definita nella news come "unità a doppio minifloppy CP/M". In che senso?!? :-)))

 

Un'offerta a dir poco "spaziale"

 

Continuando a sfogliare MC n. 19 mi ha colpito questa pubblicità della mitica HP41C - la regina delle calcolatrici programmabili - in cui campeggia lo Space Shuttle in atterraggio e l'annuncio che il prodotto in questione era stato scelto dalla NASA come dotazione standard per l'equipaggio astronautico.

"In caso di necessità, - copio & incollo -  possono aiutare gli astronauti nell'esecuzione dei calcoli indispensabili alle operazioni di atterraggio, senza l'assistenza da terra del Controllo Missione"

Ma voi ve li immaginate gli astronauti in fase di rientro, in preda al panico per l'assenza di collegamento con la Terra, che afferrano le loro calcolatrici programmabili per tornare sani e salvi a casa?!?

Tutto può essere... ma a me sembra solo una trovata pubblicitaria.

Fatto sta che chi avesse acquistato entro il 30 giugno 1983 uno di questi gioielli avrebbe ricevuto, compreso nel prezzo, un modulo a scelta tra: Interfaccia HP-IL; Memoria quadrupla; Estensione funzioni e memoria; Temporizzatore.

Cosa desiderare di più?!?

 

Digital Rainbow 100

 

La prova "centrale" del numero era dedicata al piccolo di casa Digital, il Rainbow 100. Si trattava di un computer dedicato esclusivamente all'utenza professionale, utilizzava (saggiamente) il sistema operativo CP/M e poteva contare - caratteristica assai rara all'epoca - su due differenti processori per aumentare al massimo la compatibilità software. A bordo trovavamo, infatti, sia un Intel 8088 che uno Zilog Z80 e - copio e incollo - "una sorta di supervisore, denominato "soft-sense", riconosce in maniera del tutto trasparente per l'utente, il "formato" del software applicativo e lo indirizza per l'elaborazione ad uno dei due processori. L'utente può quindi alternare programmi applicativi di formato diverso, senza preoccuparsi di segnalarne il tipo alla macchina". In più era sempre possibile installare l'MS-DOS per una compatibilità software pressoché totale.

Alle brutte, poi, era sempre possibile utilizzarlo come terminale nel caso avessimo nelle vicinanze un PDP-11 o, meglio ancora, un VAX, da collegare tramite un'interfaccia seriale (ri-copio&incollo) "specializzata in comunicazioni" (???, ndr) in grado di supportare vari protocolli e scambiare dati e programmi alla ragguardevole velocità di 9600 bit al secondo.

Non prima, ovviamente, di aver allacciato ben bene le cinture di sicurezza!!!

 

Le rubriche. Tante.

 

Oltre la metà delle pagine redazionali di MC n. 19 erano occupate dalle rubriche fisse che, come detto in apertura, rappresentavano il vero fiore all'occhiello della rivista.

Su questo numero, di appena 112 pagine complessive, pubblicità incluse, troviamo ben tredici rubriche, per tutti i gusti, distribuite su quasi 40 pagine consecutive.

Si inizia con MC grafica, Il Basic un po' per volta e MC algoritmi, seguono le rubriche dedicate ai principali sistemi in vendita in quel periodo (calcolatrici SOA, RPN, Sharp PC-1500, computer Apple II, Commodore Vic-20, Sinclair Spectrum e ZX-81, Texas TI-99/4A), concludendo con quella dedicata a I trucchi del CP/M e alla neonata MC utility tools, rubrica dedicata alla programmazione in genere.

Altri tempi, non c'è che dire...

 

 

:-)

 


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Da: Giorgio L.


Me lo ricordo, l'Aquarius. Uno dei flop più clamorosi della storia dell'informatica. La Mattel già navigava in cattive acque a causa della crisi mondiale dei videogiochi, e l'Aquarius diede il suo piccolo contributo a mandarla a fondo.
"Il computer ideale per gli anni settanta" recitava, più o meno, un sarcastico giudizio degli stessi programmatori della Mattel. Ricordo che lessi la recensione "in diretta" e ne fui parecchio deluso. E dire che ero un possessore di Intellivision, quindi un sicuro interessato e potenziale acquirente.

 


 

Da: Massimo M.

 

Tutta pubblicità non era, almeno così dice Wikipedia (https://en.wikipedia.org/wiki/HP-41C#Smithsonian_Museum). Credo che l'HP41 habbia semplicemente sostituito il regolo calcolatore delle missioni Apollo.

 


 

Da: Lorenzo L.

 

Un mio compagno delle elementari ce lo aveva l'Aquarius, e ci ho giochicchiato un po'. I tasti erano di gomma ma era carino. In un pomeriggio copiammo un programma BASIC dal manuale per far muovere un omino sullo schermo.
Era bellino comunque, tutto a toni di blu.


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