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Digitando, digitando... n. 01/2012 del 09.01.2012

Nikon D4: la befana vien di notte... :-)

di Andrea de Prisco

Non ci sono più le fotocamere digitali "di una volta". E meno male, ci sarebbe da aggiungere! Da profondo appassionato sia di fotografia tradizionale che ti tecnologie digitali (in genere) non nascondo di aver ficcato il naso nel "colorato mondo dei bit" sin dai suoi albori.

All'inizio, come tanti, in qualità di purista all'antica del "linguaggio fotografico" (e chi le dimentica le ore ed ore passate, da ragazzo, in camera oscura!), guardavo con giusto sospetto e sacrosanta diffidenza le prime fotocamere digitali che, negli anni '90, si affacciavano timidamente sul mercato.

Tant'è che all'inizio il passaggio per lo scanner era pressoché obbligatorio: le fotocamere, anche le migliori, a malapena sfioravano il "megapixel" di risoluzione, ma come se non bastasse, era la qualità degli stessi (i pixel così prodotti) a lasciare tanto a desiderare.

In mondo digital-fotografico, all'inizio, funzionava così: scattavi la foto come sempre, portavi a sviluppare il rullino come sempre, poco dopo (come sempre) andavi a ritirare il risultato e... se prima lì finiva l'avventura (o quasi), con il "digitale prima maniera" (come mai prima di allora) iniziava il vero e proprio divertimento: scanner, elaborazione, stampa e/o differente fruizione digitale delle immagini. Che magari sul più bello diventavano anche video, facilmente raccolte in slideshow mozzafiato. Altro che proiettore dia e musica di sottofondo dei decenni precedenti!

Che quello fosse un periodo transitorio (siamo nella seconda metà degli anni '90) si sentiva nell'aria: prima o poi il rullino fotografico l'avremmo abbandonato per sempre. Nessuno (di noi tradizionalisti) osava pronunciare tali parole, ma tutti, in fondo in fondo, non potevano non pensarlo. O anche augurarselo, chissà!

Tant'è che negli anni a seguire - siamo già a cavallo del cambio millennio - le fotocamere professionali digitali (prima le Kodak, poi le Canon e le Nikon) si sono susseguite a ritmo incalzante: una nuova generazione ogni 2-3 massimo 4 anni (contro il decennio di vita media delle fotocamere professionali, precedenti, a pellicola), con passi da gigante tra una "release" e quella successiva.

L'ultima ce l'ha portata in dono (vabbè... non proprio "regalata") la Befana 2012, si tratta della Nikon D4, ovvero della quarta generazione di fotocamere digitali professionali. Roba da alcune migliaia di euro, circa 6!!!, pertanto un sogno e niente più per qualsiasi appassionato "normale" come il sottoscritto, non nababbo di discendenza.

Eppure, a conti fatti, li vale proprio tutti!

 

In principio era questo... (oddio!!! :-)))

 

Quella che potete "ammirare" qui a lato è stata la mia prima fotografia digitale. Lo considero un "dagherrotipo", lo conservo gelosamente sul mio hard disk, ed è un'immagine scattata nel gennaio 1996 con la prima macchina fotografica digitale capitata per le mie mani ai tempi (ovviamente) di MCmicrocomputer.

Si trattata della Casio QV-10 della quale, se volete farvi un pianto o una risata, trovate l'articolo nell'archivio di MC-online a questo indirizzo.

Se la vedete, tanto per cominciare, "piccola" vi posso garantire che non è stato effettuato alcun taglio o riduzione di formato. Tirava fuori immagini da 320x240 pixel con il suo sensore CCD da ben... un quarto di megapixel: roba da non crederci. Se, viceversa, la vedete anche poco nitida e ricca di aberrazioni cromatiche... (guardate quel palo al centro in basso come è multicolorato "a vanvera") ... vi posso garantire che anche in questo caso non è stato fatto alcuna manipolazione successiva. Del resto da un file da appena 20 KB cosa volete di più? Tanto, ma proprio tanto...

Il "gioiellino" in questione, all'epoca, costava IVA inclusa la bellezza di 1.8 milioni di lire: quelli erano naturalmente tempi i cui i telefonini ancora non fotografavano ma, stranamente, servivano solo per telefonare!

Pertanto, volendo, un gadgettino simile, quantomeno nella testa del costruttore, aveva anche un suo perché...

(mi sono tolto le parole di bocca: PERCHÉ... ??? :-)))

 

Ma veniamo ai nostri giorni, che è meglio!

 

La saga delle Nikon digitali professionali inizia nel lontano 1999 con la mitica (si fa per dire...) D1, da ben 2.74 megapixel. Anche questa, come tutte all'inizio, costava "un botto & mezzo": circa dieci milioni di lire... di allora! (non meno di diecimila euro di oggi). Ne ho trovato, per la mia collezione privata, lo scorso anno una su Ebay, peraltro in perfette condizioni, a poco più di 200 euro! Ah, se solo potesse parlare... :-)))

Clicca per ingrandire...Ma è di pochi giorni fa, 6 gennaio 2012, il lancio dell'ultima ammiraglia in casa Nikon, ovvero l'attesa D4. Segue di poche settimane l'annuncio di un'altra meraviglia, concorrente di questa, l'altrettanto attesa Canon EOS-1D X.

Come indica la numerazione (D4) sussegue la serie D2 (ce l'ho!) del 2003 e la serie D3 (mi manca!) dell'agosto 2007: quest'ultima è stata la prima fotocamera digitale di casa Nikon ad utilizzare, finalmente, un sensore CCD a pieno formato: le medesime dimensioni del fotogramma pellicolare, i mitici 24x36 mm.

Dettaglio questo tutt'altro che secondario per l'utilizzo professionale del mezzo, soprattutto per quei fotografi (e quegli appassionati) che, provenendo dal mondo tradizionale, disponevano già di un certo numero di ottiche fino ad allora utilizzate solo con fotocamere a pellicola. Queste ottiche, infatti, solo sul pieno formato del sensore CCD, potevano esprimere la focale originaria (per quel che riguarda, chiaramente, l'angolo di campo).

Bella (come sempre) come il sole, la Nikon D4 a mio modestissimo parere tecnologicamente parlando non stacca la sua "predecessora" come è stato per la D3 nei confronti delle varie D2, in quanto il salto al formato full frame si è già consumato a suo tempo e in questo caso (checché ne dica la Nikon e tutti i NikonBoys) il passaggio di consegne è stato assai più complicato del previsto. Non era facile migliorare le varie D3 fin qui rilasciate (D3, D3X e D3S), pertanto le migliorie dal punto di vista strettamente fotografico e funzionali (leggi: seriamente concreto) sono minime. Se prendiamo a paragone la D3S (che poi è anche l'ultima arrivata di questa famiglia, risale a poco più di 2 anni fa), i megapixel passano da 12.1 a 16.2 (sperando che la qualità degli stessi non sia peggiorata nemmeno nelle situazioni più critiche), è aumentata un po' la velocità di ripresa (siamo passati da 9 a 11 fotogrammi al secondo in formato Full Frame), pare si sia persa la possibilità di sostituire lo schermo di messa a fuoco (evidentemente si tratta di una caratteristica non più richiesta dai professionisti dell'immagine) e il peso è sceso di appena 60 g, passando dai 1.240 della D3S ai 1.180 della nuova nata.

Qui trovate un dettagliato corpo a corpo tra i due modelli, messo a punto da nikonrumors.com (che ne ha seguito l'avvento negli ultimi mesi più di un Re Magio in cammino verso Betlemme).

Viceversa sono stati fatti passi avanti (ma erano davvero richiesti?) in ambito video e per quel che riguarda le possibilità di memorizzazione e di interfacciamento esterno.

Ora la (video)fotocamera registra, pure!, in FullHD e c'è la possibilità di collegare un microfono stereo esterno e finanche un cuffia. Sinceramente devo dire che mi fa un po' impressione vederla in questa veste... ma, si sa, dal progresso tecnologico dobbiamo sempre aspettarci tutte le soluzioni (soprattutto) possibili e (comunque) immaginabili. Anche quelle che possono turbare l'animo! (che ci volete fare, sono un moderno all'antica! :-)

Tecnologicamente più interessante - ma certamente foriero di incaxxature per molti, a parer mio - lo slot aggiuntivo (oltre quello per le tradizionali Compact Flash) per le nuove schede di memoria Sony XQD, ovviamente incompatibili con qualsiasi formato precedente. E te pareva!

Basate su specifiche PCI Express sono, di fatto, dei piccoli "hard disk" a stato solido capaci di gestire flussi di dati alla scottante velocità di 125 MB al secondo, superiore a quella della totalità di HD tradizionali magnetici, paragonabile - o quasi... - a quella dei ben più performanti SSD (solid state drive). Grazie a questo passo avanti, la Nikon D4 - che per inciso è l'unica oggi ad utilizzarle - sarà in grado di salvare raffiche di immagini in (pesantissimo) formato RAW fino al limite di 100 scatti consecutivi alla (spero) massima velocità di ripresa offerta: 11 fotogrammi al secondo.

Da urlo, per gli utenti, anche il prezzo di vendita di questi accessori. Si va dai 129 dollari per il taglio da 16 GB ai singhiozzevoli $229 per il taglio maggiore, 32 GB. Ovviamente lettore per il PC escluso, che di dollari ne costa altri 45.

Ma la Nikon D4 si connette al mondo esterno in varie modalità, rendendo (volendo) superfluo l'acquisto di un adattatore. Come si suol dire in questi casi, 45 dollari risparmiati, 45 dollari guadagnati!

(lo 0.75% del valore della fotocamera)

Troviamo, oltre alla porta USB anche una porta gigabit Ethernet (non è una novità, è disponibile anche sulla concorrente Canon EOS-1D X), oltre alla possibilità di "collegarsi" in wireless tramite un apposito adattatore, naturalmente fornito a pagamento.

Domanda, da almeno un paio di centinaia di dollari: ma era così complicato integrare le capacità wireless all'interno dell'apparecchio? (al limite facendola costare 200 dollari in più... tanto, ormai!)

Non foss'altro per non tenere questo orpello agganciato lateralmente, che certamente ne peggiora l'impugnabilità durante l'uso, come (dis)apprezzabile nell'immagine a destra.

In cuor mio, qui lo scrivo e qui lo confermo, spero che prima o poi questi apparecchi non avranno più bisogno di schede di memoria (se non facoltativamente, per propria sicurezza psicologica) connettendosi direttamente al cloud per salvare le immagini scattate, subito disponibili (ad esempio in redazione) per l'immediata pubblicazione.

Ne riparliamo tra 2-3 massimo 4 anni, alla presentazione della prossima D5. Sicuramente già "in cottura" nei famigerati, quanto blindati, Nikon Labs!

 

 

:-)

 


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