Articolo pubblicato sul n. 217 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) del maggio 2001

MCmicrocomputer


Il futuro… in tasca!

di Andrea de Prisco  

E’ vero. Per quanto cerchiamo, con ogni mezzo, di mantenere un certo distacco relativamente a determinate moderne fissazioni umane (siamo sempre tutti ben pronti a criticare duramente chi, “poveraccio”, non riesce a far meno di alcune ore quotidiane di sana – o insana! – navigazione Internet) non possiamo non riconoscere, quantomeno a noi stessi, che un bel “prolungamento tascabile” del nostro PC potrebbe farci (o ci avrebbe potuto…) far comodo in più di un’occasione.Copertina del numero di MCmicrocomputer contenente l'articolo

Grazie a (o per colpa di?) Internet non solo è cambiato il nostro modo di lavorare – questo, se vogliamo, potevamo benissimo aspettarcelo – ma sono cambiate tantissime nostre abitudini che, con le “cosiddette cose serie” hanno ben poco da spartire.

Tanto per rasentare, subito-subito, la banalità oggi via Internet si “prenotano” perfino le pizze napoletane (o sedicenti tali...), si sceglie il film per la serata cinematografica, si leggono i peggior pettegolezzi sui VIP… non senza aver controllato l’orario dei treni giapponesi, le previsioni meteorologiche in Guatemala, l’oroscopo del nostro capo, della sua partner e, perché no?, della sua vicina nottambula.

 

Tutto compreso!

 

Credo proprio che non si potesse dare uno pseudonimo più azzeccato per Internet: la Rete, con tanto di “R” maiuscola. Ed è proprio in questa… Rete che siamo ormai, ahimè, ahinoi, rimasti intrappolati.

Tanto per scoprire subito le carte, devo confessare che spesso e volentieri utilizzo Internet perfino per chiarirmi dubbi circa il modo corretto di scrivere una parola: faccio una ricerca “al volo” su Altavista e a giudicare dal numero di pagine trovate (che poi regolarmente non degno nemmeno di un sguardo…) stabilisco se e quanto avevo ragione…

Tutto ciò  premesso, e soprattutto in considerazione del fatto che ormai da anni e anni assieme al nostro cellulare ci portiamo di fatto in tasca una vera e propria linea telefonica (per di più digitale!) perché non utilizzarla, tanto per cambiare, anche per un accessino, ogni tanto, alla Rete delle reti? Così, giusto per non andare in crisi d’astinenza la domenica al parco, in autostrada alla prima sosta in autogrill (quando scappa, scappa!) ma, soprattutto, al Pub con gli amici tra una mezza chiara e una piccola scura (Padre, abbi misericordia per quello che sto scrivendo!!!).

Scherzi a parte (mo basta!), pur non trattandosi ancora della moda del momento – ma, si sa, il bello arriva proprio quando meno te l’aspetti! – in commercio esistono già diverse soluzioni per avere Internet a portata di tasca. E, come in tutte le storie belle, il bello deve ancora venire. Mi riferisco al GPRS praticamente da subito – o quasi! – e all’UMTS quando verrà tra qualche anno. Nell’attesa che la vera e propria fantascienza prenda finalmente corpo anche in questo settore, molte aziende – e a ben guardare già da qualche tempo – spremono al massimo la tecnologia attuale per fornirci valide appendici portatili del nostro PC, sì da non farci mancare nulla del nostro “computerone” in ogni momento della nostra umile vita.

 

Babà o spumoncino?

 

Due, principalmente, in questo settore le scuole di pensiero: entrambe, naturalmente, formato tascabile. Alla prima categoria di apparecchietti di questo genere appartengono i palmari veri e propri. Generalmente dispositivi di ridotte dimensioni, dotati di un ampio schermo e di… nessuna tastiera (se non opzionale e collegabile esternamente). L’interazione col “coso” avviene tramite uno stilo e uno schermo sensibile alle nostre intenzioni. Il tutto, ovviamente, attraverso un’interfaccia grafica tanto evoluto quanto, per certi versi, intelligente. Così, semplicemente muovendo lo stilo sullo schermo, proprio come faremmo con un lapis su un taccuino, possiamo prendere appunti, memorizzare e consultare indirizzi e numeri di telefono, tenere traccia dei nostri appuntamenti, il tutto ovviamente in perfetta simbiosi col nostro PC di sempre, sempre pronto a sincronizzarsi col “coso” non appena li colleghiamo tra loro via cavetto seriale (o se siamo “fighi” tramite interfacciamento a raggi infrarossi).

In realtà, questa citata simbiosi con i partner da pavimento (o da scrivania per i modelli desktop!) non riguarda la sola categoria dei “palmari veri e propri” ma la fa da padrone anche per quel che riguarda la categoria dei palmtop. Veri e propri computerini tascabili dotati, questa volta, anche di una tastiera QWERTY, standard entro certi limiti per quel che riguarda la disposizione dei tasti, sicuramente non-standard in merito alle dimensioni. Esiste, ancora, uno stilo, uno schermo sensibile e un’interfaccia grafica evoluta/intelligente, ma non rappresenta l’unico mezzo di interazione tra uomo (e che uomo…) e macchina (beh, diciamo pure “macchinetta”!).

 

Coppi o Bartali?

 

Con quali delle due scuole di pensiero schierarsi, come già accade in molte altre situazioni della vita “reale”, è al solito una questione di gusti. Conosco persone ben più anziane di me sotto il profilo informatico che pilotano affarini tutti schermo e stilo meglio di Schumaker al Gran Premio di Monza e ragazzini tutti mouse e joystick che, dopo la prima mezz’ora di entusiasmo appresso al nuovo “coso”, lo abbandonano a sé come oggetto sicuramente bello, sicuramente inutilizzabile.

Ma, dicevamo all’inizio, il bello (per entrambi i sistemi, ripeto!) comincia quando scopriamo la possibilità di utilizzare l’affarino – e il telefonino! – per connetterci ad Internet. Che si tratti di un Pilot Palm, di un Windows CE (ribattezzato PocketPC con l’avvento della release 3.0) o di un più tradizionale Psion (finanche il compattisimo Revo) dal punto di vista del computerino non dobbiamo ottemperare altri obblighi. Per quanto riguarda il cellulare, l’unica cosa di cui dovremo sincerarci riguarda la presenza o meno nel nostro GSM della logica di comunicazione per il trasferimento dati, quella che viene (ancora una volta!) erroneamente catalogata come modem. Se poi dispone, oltre a questa, di una porta a raggi infrarossi compatibile IrDA, risparmiamo finanche l’acquisto di un cavetto specifico per il collegamento e, di fatto, siamo subito pronti.

 

Pronti a cosa?

 

Teoricamente a navigare in Internet nel vero senso della parola, praticamente… a ricevere e spedire posta elettronica (e basta!) vista la ridotta banda offerta dalla attuale rete GSM che non va oltre i 9600 bps a costi di collegamento tutt’altro che popolari: decine e decine di volte superiori a quelli della connessione, per così dire, domestica. Lo scenario cambierà radicalmente con l’avvento (ma soprattutto con l’ampia diffusione) del GPRS, grazie al quale otterremo benefici su due distinti fronti. Da una parte aumenterà moltissimo la velocità di connessione – fino ad eguagliare, o quasi, quella via linea telefonica tradizionale – ma soprattutto, ciò che per certi versi può addirittura interessare maggiormente, quel che sarà diverso riguarderà la principalmente la tariffazione del servizio, non più basata sul tempo di collegamento ma sul traffico dati quantitativamente effettuato. Come dire che pago solo quello che scarico (magari poi sarà ugualmente da ridere circa il “quanto”) ma non il tempo che impiego a leggere (o ad ammirare… se si tratta di una bella figliuola!) quello che ho effettivamente ricevuto.

Non corriamo troppo. Torniamo ad oggi e, soprattutto, al telefonino che abbiamo già in tasca. 9600 bps, al di là del costo di connessione (dell’ordine sempre di qualche centinaia di lire al minuto), sono davvero pochini in rapporto alla “comune pesantezza” delle pagine Web attualmente disponibili. Oggi Internet, a 9600 baud, detto francamente, è quasi inutilizzabile: i tempi d’attesa, abituati come siamo alle connessioni tradizionali di “quando va tutto bene”, diventano intollerabili, non foss’altro a causa del fatto che oggi come oggi è sempre più normale “entrare in un sito” e beccarsi subito musichetta, spettacolino iniziale non “skippabile” il più delle volte ed animazione grafica 3D (con tanto di scarico automatico di plug-in notoriamente mancante!).

Diverso, molto diverso, è il discorso della posta elettronica. In questo caso non serve un’alta velocità di trasferimento, vista tra l’altro la dimensione dei file tipicamente in gioco (quelli cioè che ha senso ricevere o trasmettere con un computerino). A questo aggiungiamo che di solito i programmi di gestione della posta elettronica incorporati (o comunque installabili) su questi affarini permettono di andare in avanscoperta sul mail server per controllare cosa abbiamo in arrivo prima di effettuare la vera e propria ricezione dei messaggi. Così eviteremo di scaricare via cellulare le cose che non utilizzeremo sul computerino, lasciandole sul server per la successiva connessione via computer e soprattutto linea telefonica tradizionale.

 


 

Voglia di tastiera…

 

Dicevamo, nell’articolo, che “i prolungamenti tascabili” per il nostro PC si dividono sostanzialmente in due sole categorie. I palmari propriamente detti, come il Compaq iPAQ in prova su questo stesso numero di MC, e i palmtop per così dire “tradizionali”, dotati cioè di tastiera propria. Ma come si fa, con un palmtop a digitare qualcosa? Ci solo due possibilità, anzi tre. Sempre con lo stilo, cliccando su una icona praticamente onnipresente, compare a sorpresa, sullo schermo, una piccola tastiera formato QWERTY. Con quella, semplicemente sfiorando sul display i tasti lì rappresentati, possiamo digitare ciò che vogliamo. La seconda possibilità, a ben guardare più fantascientifica della prima, riguarda il riconoscimento della scrittura corsiva. Si richiama, sempre tramite stilo, una piccola lavagnetta “virtuale”, sulla quale tracceremo le singole lettere praticamente come faremmo con carta e penna per davvero. Dico “praticamente” poiché di fatto occorre tracciare le lettere non esattamente come vorremmo noi (ovvero come abbiamo sempre fatto…) ma come vuole “lui”. In ogni caso basta davvero un minimo di pratica per prendere confidenza col nuovo sistema… e stabilire facilmente quanto sia preferibile al primo (la tastiera virtuale a comparsa).

Terza ed ultima possibilità, prevista non da tutti ma da buona parte dei palmtop in commercio, riguarda l’utilizzo di una tastiera in “carne ed ossa” (di solito ripiegabile anche in quattro per ridurne le dimensioni durante il trasporto) praticamente standard e con la quale potremo sbizzarrirci a più non posso col nostro giocattolino.

Magari, come del resto è sicuramente auspicabile, per farci cose serie.

 


 

Psion Revo

Un palmtop piccolo piccolo…

 

Probabilmente è il più piccolo palmtop in commercio, ma a ben vedere è anche uno dei più potenti. Versione “compatta” del diffusissimo Series 5, lo Psion Revo (che sta per Revo… lution) ha sicuramente qualcosa in meno ma, certamente, offre molto ma molto di più. Grazie infatti alle sue dimensioni ridotte può essere trasportato ancora più agevolmente. Poi, sempre a differenza del modello maggiore, incorpora un set di batterie ricaricabili (il Series 5 funziona con due comunissime pile stilo) non ha il display retroilluminato ma proprio per questa ragione offre una visibilità superiore nelle condizioni di utilizzo per così dire normali.

Incorpora praticamente tutte le applicazioni di cui si possa aver bisogno in un oggettino di questo tipo, anzi molto di più. Offre, ad esempio, un completo programma di gestione e-mail, un browser Wap (per “wappare” anche con un telefonino tradizionale), un browser HTML “sicuro” per transazioni finanche delicate, un programma di gestione rubrica telefonica (interfacciabile con quella presente sul telefono), un programma di wordprocessing, un foglio elettronico “vero”, una potente agenda appuntamenti e ricorrenze e tanto, proprio tanto, altro. Il tutto in 16 megabyte di memoria interna (non espandibile), facilmente interfacciabile col PC attraverso un programma di gestione trasparente e di immediato utilizzo. Cosa volere di più dalla vita?

 


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