Articolo pubblicato sul n. 80 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nel dicembre 1988

MCmicrocomputer


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Compaq SLT-286

Compaq SLT/286

di Andrea de Prisco

Esistono dei marchi davanti a quali, volendo o nolendo, dobbiamo proprio toglierci il cappello in senso di... informatico rispetto. IBM, Hewlett & Packard, Sun Microsystems, Sperry (oggi Unisys), Apple, Olivetti (forza Italia!), Compaq sono solo un ristretto elenco di "onorevoli ditte". Il portatile che proviamo questo mese porta proprio uno dei marchi sopra elencati e precisamente Compaq. Qui in redazione lo aspettavamo un po' tutti con ansia: Sapevamo che si trattava in fin dei conti di solo un '286 con HD, ma il nome che portava, Compaq, ci avrebbe serbato sicuramente grosse sorprese. E infatti troviamo un mega display 640x480 in standard addirittura VGA Copertina del numero di MCmicrocomputer contenente l'articolo(signori, anche per queste bestioline l'EGA è ormai sorpassata!) non semplice LCD super twist ma addirittura paper white, tastiera staccabile, design molto compatto, possibilità di integrazione in un cabinet di espansione esterno per schede IBM compatibili, minima impronta del sistema in posizione "usabile" sì da permetterne l'utilizzo anche quando lo spazio è proprio poco. Poi l'HD interno può essere sia da 20 che da 40 mega (oggi giorno la memoria di massa non è mai troppa), la memoria ram interna può essere espansa fino a 3.6 megabyte, e il piccolo modem interno opzionale non si ferma ai classici 1200 baud ma "raddoppia" e offre anche i 2400 (alla faccia di ferri!). Oppure possiamo installare un'interfaccia asincrona per collegarci direttamente al computer centrale...
Insomma proprio una gran bella macchina che, tra l'altro, lancia anche un nuovo look mai visto prima. La macchina è sì molto piccola, ma trasportandola ci si rende subito conto che "l'impasto" è assai solido, come era da aspettarselo da un marchio di tanto rispetto, e come abbiamo avuto modo di apprezzare una volta aperta la macchina.

L'esterno

Chiuso, il Compaq SLT/286, tutto sembra meno che un portatile. La sua forma a valigetta molto compatta, con la maniglia proprio al centro della sua base superiore, il design davvero tanto pulito (è proprio un parallelepipedo e... basta) fanno tornare alla mente qualsiasi attrezzo ma non un computer. Che so, una macchina per cucire... portatile, una moderna cassetta per attrezzi da riparatore elettronico, un elettrocardiografo portatile, insomma tutto ma non un computer. E con questo non voglio dire che l'estetica del Compaq sia sgradevole o poco azzeccata, ma semplicemente che si tratta di qualcosa di veramente nuovo. Il colpo di grazia l'ho avuto poi ieri sera quando rincasando con il portatile di cui sopra in una mano, ed un proiettore di film super 8 nell'altra ottenuto in prestito per qualche sera, ho sentito esclamare "perché due proiettori ?". Buona questa! Comunque, lasciamo perdere.

Tornando al nostro amato Compaq  (il cui sviluppo è verticale solo durante il trasporto), come per qualsiasi portatile, per accedere al display e alla tastiera occorre agire su due sblocchi laterali. E diciamo subito che aperto l'estetica diventa di botto più classicheggiante. Ma del display e della tastiera ne parleremo meglio nel prossimo paragrafo, richiudiamolo.

Premesso che la macchina c'è arrivata sprovvista di qualsiasi documentazione a riguardo se non un divertente demo inserito sull'HD, che mostrava almeno le feature più interessanti, proviamo ad andare avanti. Sul retro della macchina, coperte da un apposito, ma funzionale, sportello di plastica, troviamo le numerose connessioni da e per il mondo esterno. Da sinistra: un connettore per il tastierino numerico aggiuntivo, una porta per drive esterno o unità backup per l'hard disk, una porta seriale RS-232, una porta parallela per stampanti e affini, un'uscita per monitor a colori VGA, più un mega connettore per il box d'espansione nel quale potremo inserire due schede IBM compatibili. Sono pochi due slot ? Non credo: provate infatti a prendere un AT fisso e infilateci dentro una scheda serale/parallela, un adattatore video VGA, un controller per HD, un controller per backup, un modem a 2400 baud e contate gli slot ancora liberi: se arrivate a due ritenetevi fortunati.

Dal lato opposto della macchina, ovvero frontale in condizione di utilizzo, troviamo la meccanica per microfloppy da 1.44 mega, un pulsante StandBy ed una batteria di spie che segnalano l'accensione del portatile, l'attività dei drive e lo stato di "scarica" delle batterie. Col pulsante StandBy è possibile spegnere logicamente la macchina anche dopo aver lanciato un'applicazione per ritrovarsi esattamente nello stesso punto a nuova riaccensione (agendo nuovamente sul medesimo pulsante). In stato di StandBy, in cui possiamo "scivolare" anche automaticamente dopo K minuti di inutilizzo del portatile,  tutte le attività della macchina vanno in letargo (tranne la memoria che rimane alimentata) e la spia di accensione lampeggia per ricordarci che il portatile è tutt'altro che morto. Ciò è molto utile quando siamo fuori e temiamo che le batterie ci possano abbandonare da un momento all'altro. In Stand By, infatti il computer consuma pochissimo e per interruzioni brevi è più conveniente agire sull'omonimo tasto che spegnere la macchina dopo aver salvato e ricaricare "tutto" a nuova riaccensione.

Sul lato sinistro della macchina troviamo l'interruttore di accensione e la presa d'ingresso per l'alimentazione, sul lato opposto solo lo sportellino per i connettori del già citato modem interno opzionale oppure dell'interfaccia asincrona.

L'ergonomia

Sempre a causa del fatto che la macchina ci è arrivata nuda e cruda, niente manuali e nessun dischetto con utility ma solo HD formattato e corredato di demo, anche questo paragrafo ne risentirà pesantemente. Specialmente per quel che riguarda il display, ammirato nei demo come splendido paper white, ma praticamente non utilizzabile nella configurazione di default. Infatti i caratteri bianchi sul fondo grigio e nemmeno tanto uniforme rendono la visibilità particolarmente stancante. Per fare un esempio estremo, caricando ad esempio Word 3 diventa praticamente impossibile lavorarci a causa di una imbarazzante visualizzazione di caratteri grigio chiaro su fondo grigio "meno chiaro" ovvero solo un tantino più scuro: impasto totale. Ora, io mi auguro che sul mancante disco utility esista un programmino da lanciare in background che filtri i colori visualizzati scegliendo in proprio il livello di grigio desiderato (come avviene ad esempio con i Toshiba), altrimenti questo schermo sarà difficilmente utilizzabile con tutti i programmi. Del resto, nel demo di PageMaker presente sul disco abbiamo potuto ammirare un paper white degno dei migliori Mac (con in più i livelli di grigio) quindi sarebbe un vero peccato se non possiamo sfruttare tale "splendore" anche per programmi di diversa fattura. Nel demo di casa Compaq, invece, siamo rimasti entusiasti dalla grafica riproducibile su questo schermo, sia per la risoluzione davvero spinta (per ritornare in ambiente Mac, è pari a quella del Mac II col monitor standard), sia per il fatto che 8 livelli di grigio, moltiplicati per i pattern possibili, fanno davvero un sacco di sfumature diverse con le quali sbizzarrirci a più non posso. Pensare poi che fra qualche anno disporremo di display di tale risoluzione ma a colori, ma fa letteralmente accapponare la pelle. Chissà chi sarà il primo produttore a lanciare un portatile con schermo LCD a colori...

Lasciamo da parte sogni e certezze e passiamo alla tastiera. Essa è posta tra il display e l'unità centrale e, fortunatamente, è estraibile dalla sua sede per essere utilizzata ad una quota più umana. Infatti in posizione normale i tasti giacciono a ben 8 centimetri di altezza dal piano della nostra scrivania, quindi, a meno di non mettere due cuscini sotto i gomiti e uno sotto il... ehm, sulla sedia, diviene praticamente impossibile l'utilizzo in questa configurazione. Grazie però a questo rattrappimento, nell'utilizzo meno "normale" (sia come vero e proprio laptop, sia quando lo spazio è davvero poco) il fatto che l'impronta sia davvero minima, per meglio dire da record, ci faciliterà le cose quando l'utilizzo di un altro portatile ci avrebbe creato ulteriori problemi. Sempre nel demo Compaq viene urlato a gran voce che con l'SLT/286 è possibile ad esempio lavorare in aereo utilizzando il piano ribaltabile che le compagnie mettono a disposizione di ogni passeggero... non seduto in prima fila.

Dicevamo che la tastiera è fortunatamente staccabile e una volta posta davanti al computer possiamo estrarre anche dei piedini per aumentare questa benedetta ergonomia. Peccato però che a questo punto la superfcie occupata praticamente raddoppia (e qui il record di nuovo ottenuto è ahimè negativo) e il display si allontana un po troppo dai nostri occhi. Qualcuno ha anche ipotizzato un bel display reversibile (da montare volendo al contrario) in modo da tenere questo più vicino alla tastiera con l'unità centrale protesa verso dietro. Naturalmente il drive per microfloppy  si sarebbe dovuto affacciare lateralmente, per un più comodo utilizzo double face.

Per quanto riguarda invece il tocco dei tasti, bisogna riconoscere che in soli due centimetri di tastiera di feeling ce ne entra davvero poco. Dal momento che la tastiera deve comunque essere estratta per adoperarla, perché non aumentare di un centimetro tutta l'altezza della macchina e fornire così una key board degna del nome che la macchina porta? Ciò che spesso i costruttori dimenticano è che i portatili non devono essere solo portati, ma soprattutto usati.

L'interno

A condizione di disporre degli appositi cacciaviti brugola-stella, che tanto ci fecero ammattire la prima volta che li incontrammo nella prova dell'HP 110 (cfr MC n. __), aprire il Compaq SLT/286 è davvero un piacere. Le parti si smontano e si rimontano con estrema facilità, la costruzione interna è delle più accurate, mai vista prima, e oserei parlare (quasi) di norme militari. Le schermature metalliche sovrabbondano (da qui il peso non proprio piuma) ma ciò che più colpisce è certamente l'accuratezza adoperata anche per il minimo particolare.

Mettendo a nudo la piastra ci si rende subito conto che le meraviglie non finiscono togliendo le prime viti, e anche qualche piccolo ripensamento dell'ultima ora presente sul nostro esemplare, è realizzato anch'esso con la massima cura. Insomma un vero e proprio capolavoro.

Tutta l'elettronica giace su un'unica scheda, troviamo un 80C286, è presente uno zoccolo per il coprocessore matematico, 640 k di memoria ram, più tre micro slot per inserire l'espansione di memoria interna fino ad un massimo di 3.6 mega disponibili  (LIM-EMS 3.2). Anche tutte le interfacce esterne nonché i controller per HD e FD sono assemblate sulla minuscola scheda madre.

Il blocco alimentatore, anch'esso completamente impacchettato in una robusta schermatura, provvede sia all'alimentazione della macchina che alla ricarica delle batterie interne che assicurano un'autonomia di circa tre ore. Con la possibilità poi di time out per l'hard disk e il display, nonché per l'auto Stand By, si riesce facilmente ad aumentare questo limite.

Conclusioni

Sostanzialmente il nuovo Compaq SLT/286 ci è piaciuto parecchio. A parte le critiche mosse nei confronti della tastiera, ci troviamo certamente di fronte ad una delle migliori realizzazioni mai capitate per le nostre mani. I lati positivi sono infatti davvero tanti, primo tra tutti il super display paper white che aspetta solo di essere sfruttato a pieno. Anche la capacità di memorizzazione fino a 40 mega in linea è tutt'altro che da sottovalutare: infatti molti altri portatili si fermano a 20. Anche il prezzo, pari a L. 7.980.000 per la versione minore ci sembra più che allineato alle caratteristiche offerte e soprattutto alla qualità del prodotto, almeno un palmo sopra alle altre realizzazioni, almeno per quanto riguarda l'impressione di robustezza che abbiamo avuto smontando e rimontando pezzo per pezzo tutta la macchina. In una scala da uno a dieci, il Compaq SLT/286 vale certamente nove e mezzo. Traetene voi le debite conclusioni...


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