Articolo pubblicato sul n. 75 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nel giugno 1988

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Amstrad PPC512

Amstrad PPC512

di Andrea de Prisco

E' ormai vero: il boom dei portatili è proprio scoppiato. Oggi, qualsiasi computer si ha intenzione di acquistare, è possibile trovarne uno simile, e per una cifra paragonabile, in versione portatile. Sia esso un XT, un AT, un 386, un Mac (sì, in America hanno fatto anche questo!) o un super economico di marca come i vari Olivetti, Commodore o Atari PC. Mancano all'appello solo i più videogamici Amiga e Atari ST che non tarderanno ad arrivare non appena saranno disponibili a basso prezzo LCD a colori di generose dimensioni.

Il portatile che ci accingiamo a provare questo  mese costa, nella versione base, meno di un milione (esclusa l'IVA) e va a colmare appunto la fascia dei portatili super economici che fino ad ora era vacante. Si tratta della famiglia di portatili Amstrad composta da 4 modelli con uno o due floppy dotati o meno di modem interno fino a 2400 baud.Copertina del numero di MCmicrocomputer contenente l'articolo

Le altre caratteristiche ? di tutto rispetto, signori: si va da una velocità d'elaborazione quasi tripla rispetto ad un XT basico, alla tastiera estesa tipo AT, al display di media visibilità con rapporto base/altezza standard CRT. Ma non è tutto...

Descrizione generale

L'estetica dell'Amstrad PPC512 non ricalca affatto quella dei portatili visti finora, ma, potremmo dire, assomiglia di più a un computer "pieghevole". Infatti invece di trovare un classico coperchio display che copre la tastiera, il PPC512 si apre sollevando la tastiera che è incernierata al resto della macchina. Le dimensioni del sistema risultano essere particolarmente generose a causa del fatto che la tastiera non ha nulla a che vedere con quelle di un portatile, ma come già detto è tipo AT estesa. I tasti sono in tutto 102, comprendenti un tastierino numerico completo di operatori aritmetici, un gruppo di dieci tasti per il controllo del cursore e dello schermo, 12 tasti funzione, più naturalmente la tastiera alfanumerica (italiana) vera e propria. Il tocco dei tasti è più che convincente, nonostante la fascia di prezzo della macchina particolarmente econominca. Tanto il blocco numerico che il blocco scrolling che quello delle maiuscole sono corredati, come nelle migliori tastiere, di led verde che ne segnala l'attivazione. I due tasti Alt e Ctrl di destra, se premuti col blocco scrolling attivo hanno la funzione, rispettivamente, di evidenziare sul display i caratteri a colori e quale commutazione tra display LCD e monitor esterno.

Una volta aperto l'Amstrad occorre sollevare anche il display LCD che in posizione di riposo è incassato nel corpo della macchina. Accanto a questo troviamo due nottolini per in controllo del contrasto e del volume dell'altoparlantino interno, l'interruttore di accensione (che praticamente è un deviatore tra fonte di alimentazione esterna o interna) e quattro led che segnalano rispettivamente l'alimentazione, l'uso dei drive, e il modo di funzionamento col video esterno. A proposito del display diciamo subito che nonostante la dicitura "supertwist LCD" presente sulla cornice, esso non ha nulla a che vedere coi display supertwist ultra visibili (ai quali siamo abituati da un po' di tempo) ma si tratta solo di un visore dalla visibilità media, particolarmente critico per quanto riguarda l'illuminazione ambientale. In particolar modo non sempre è facile riuscire ad illuminare correttamente l'intera superficie del display e occorre combattere un po' prima di iniziare a lavorare in santa pace. Di contro abbiamo gradito molto le proporzioni standard tra base e altezza in modo da visualizzare proprio come su un monitor. Vuoi mettere che almeno i grafici a torta del nostro spreadsheet non diventono... grafici a mandorla!

Sul lato destro della macchina, oltre alla robusta impugnatura non retrattile, troviamo la sede per uno o due drive da 3.5" e, trattandosi come al solito di meccaniche standard, ritroviamo su di essi il led di attivazione, come detto, replicato in posizione visibile accanto al display.

Il retro del PPC512 è interamente occupato dalle numerose connessioni coperte da un lungo sportello di plastica quando non si utilizzano. Da destra abbiamo un'uscita video TTL/RGBI, una porta parallela, una seriale, due connettori per collegarsi ad un box di espansione atto a contenere schede IBM compatibili (hard disk, compreso!) e le uscite del modem per chi acquisterà il modello PPC640. Proprio sopra a queste connessioni troviamo due ingressi per l'alimentazione, uno da alimentatore o cavo batteria auto (forniti a corredo) l'altro da monitor Amstrad qualora aveste intenzione di acquistarne uno (non vorrete mica morire sul display LCD !).

Sul lato sinistro troviamo dei dipswitch di configurazione e dei piedini gommati utili quando si appoggia il portatile a terra, in verticale. Sconsigliamo comunque di lasciarlo a lungo in questa posizione (se non avendolo prima puntellato opportunamente) essendo il tutto assai labile per lo spiccato sviluppo verticale in proporzione alla base.

Per finire l'Amstrad, da bravo portatile prepotente, non ci permette (ci è già capitato con altre macchine) di chiuderlo quando è acceso, dal momento che un fischio emesso dall'artoparlantino contesterà a viva voce la nostra decisione. Avremmo preferito che dopo un paio di secondi smettesse con semantica: "io t'ho avvertito, poi fai quello che ti pare..." permettendoci cos brevi e discreti spostamenti senza la tastiera che ondeggia pensoloni durante il tragitto. Colpo di grazia, il fischio emesso da questo non dipende dalla regolazione del volume disponibile sulla macchina. Contento lui... 

Pile-pile!

Nell'intento di contenere il più possibile il prezzo di vendita (ricordiamo che l'Amstrad PPC512 costa circa la metà dei concorrenti e se non è un miracolo, ci manca poco...) questo portatile non dispone di proprie batterie interne ricaricabili ma semplicemente di un vano porta pile (ben 10 torce possibilmente alcaline) che assicurano un'autonomia massima di 8 ore di funzionamento con un uso assai moderato del drive e nullo del modem. Tutti a questo punto penseranno (me compreso): "beh, si possono sempre adoperare le batterie ricaricabili pile-compatibili!", risposta: "no, sul manuale d'uso è espressamente sconsigliato a causa della tensione fornita da queste giudicata insufficiente". Della serie: "o ti mangi 'sta finestra..." 

L'interno 

Per accedere all'interno del PPC512 basta svitare alcune viti presenti sul fondo della macchina. Una volta all'interno possiamo notare che l'elettronica (confermando la scherzosa ipotesi che si tratta di un computer "normale" piegato in due) è disposta su due schede sovrapposte collegate tra loro grazie ad una coppia di connettori. L'abbondante elettronica comprende i già citati 512 K ram (il PPC640 dispone di 128 k in più), il processore compatibile 8086 (il nostro era di produzione Sony) la rom del bios, il controller per i floppy disk, alcuni chip di produzione Amstrad ed altri di produzione Sanyo (è un po' di tempo che incontriamo anche la concorrenza nei vari portatili provati). La costruzione elettronica è sicuramente delle migliori, non si trovano ripensamenti dell'ultima ora, anche se l'integrazione non troppo spinta delle parti elettroniche ci fa pensare a macchine di almeno un paio di anni fa, rispetto naturalmente alle migliori costruzioni giapponesi attuali. Ad esempio, se l'elettronica fosse tutta concentrata su una sola scheda, si sarebbero potuti risparmiare almeno un paio di centimetri di spessore totale della macchina che non avrebbero certo guastato.

Ma stare soltanto due anni dietro al Giappone, per una industria europea (anche se il portatile in prova è costruito in Korea) non è detto che sia uno "scomplimento". Del resto se l'obbiettivo era quello di produrre un portatile ad un prezzo, ci ripetiamo, che rasenta l'incredibile, non possiamo non dare atto che il bersaglio sia stato centrato in pieno. Ora staremo a vedere quale sarà la prossima mossa del sol levante... 

Con la macchina

Compreso nel prezzo di vendita (come se non bastasse) troviamo anche una comoda e funzionale borsa per il trasporto, l'alimentatore per la tensione di rete, un cavo per collegarsi alla presa accendino della propria auto, manuali, sistema operativo MS-Dos versione 3.30, e un comodo pacchetto multi uso denominato PPC Organizer. Con esso potremo facilmente memorizzare informazioni, redigere piccoli testi con l'editor, utilizzare una comoda calcolatrice software, ricordaci dei nostri appuntamenti con l'utility agenda. Chi acquisterà il modello dotato di modem (PPC640) riceverà anche un programma di comunicazione in grado di gestire, naturalmente, anche i comandi Hayes che il modem ci mette a disposizione.

 Utilizzazione

Nonostante i portatili Amstrad siano dotati, volendo, di fonte di alimentazione propria (10 pile alcaline per 8 ore massime di uso fuori sede) certamente non ne vediamo l'utilizzo come portatile vero e proprio (anche a causa delle sue generose dimensioni) ma semmai come computer trasportabile che in casi del tutto eccezionali può essere usato anche a pile. Questo perché se avete intenzione di usarlo sempre così vuol dire che avete tanti di quei soldi da buttare in pile che certamente vi conviene spendere qualche centone in più e portarvi a casa un portatile vero.

Come computer compatto, invece, dobbiamo dire che grazie alla tastiera estesa, al display di proporzioni standard (ah, se fosse un po' più visibile!), alla possibilità di avere all'interno anche un modem fino a 2400 baud, al suo prezzo minore o uguale di altri computer altrettanto di marca ma non portatili, questo Amstrad diventa di colpo molto interessante, soprattutto per chi si avvicina per la prima volta al mondo dei computer e non vuole saperne niente di monitor, controller, interfacce opzionali e affini. Il PPC512 parla italiano (tastiera, manuali e messaggi di sistema), è facile da usare (basta accenderlo e funziona) si trasporta con facilità, e soprattutto come qualsiasi MS-Dos che si rispetti, grazie alla presenza del Bus di sistema sul retro, si trasforma facilmente in un potente sistema espandibile capace di crescere secondo le nostre necessità.

Non dimentichiamo infatti che grazie al processore a 16 bit veri 8086 e al clock di ben 8 MHz i portatili Amstrad hanno performance pari ai più veloci XT in commercio o come da utility Speed della Landmark Software, paragonabile a quella di un AT clockato a 5 Mhz. Se questi dati non vi dicono niente, andatevi a rileggere la prova del Toshiba T1200, cinque milioni di portatile! 

Conclusioni

Come più volte ribadito nel corso della prova, il punto forte del PPC512 è sicuramente il prezzo al pubblico. Non solo vale abbondantemente i soldi chiesti per l'acquisto, ma senza ombra di dubbio aggiungiamo che varrebbe egualmente la pena di acquistarlo se il display non fosse compreso nel prezzo e si trattasse solo di un computer compatto da tavolo. Dunque se avrete da obbiettare qualcosa sulla qualità del display pensate che si tratta di un omaggio, e a caval donato...

Se invece non obbietterete alcunché, vi troverete con un portatile dalle caratteristiche ottime in assoluto ed entusiasmanti in rapporto al prezzo, che non vi faranno certo pentire della spesa fatta. Ricordiamo la velocità tripla rispetto ai PC basici, la tastiera estesa che fa gola a molti computer fissi, il modem interno (per il modello PPC640) con velocità fino a 2400 baud, la possibilità di espansione non appena sarà disponibile l'apposito box. Speriamo presto...


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